E’ stato assolto, dunque è colpevole. Colpevole d’avere spudoratamente mentito quando si è auto-accusato d’aver picchiato un palestinese innocente. Parliamo di Dean Issacharoff, portavoce del gruppo Breaking the Silence
La passione degli israeliani per il pluralismo e il libero dibattito delle idee si riflette anche nei loro giornali, che si fanno un punto d’onore di pubblicare editoriali che esprimono opinioni diverse fra loro e anche in contrasto con la linea generale della testata.
Attenzione: la parentesi è già scomparsa. Lo scorso primo maggio il Corriere della Sera titolava: “Hamas: sì ai confini del 1967 per la Palestina (ma no a Israele)”. La parentesi c’era
A conclusione di un articolo appassionante anche se un po’ disordinato che abbiamo proposto su israele.net, Ira Sharkansky, professore di scienze politiche all’Università di Gerusalemme, scrive: “Ogni commento è ben accetto, ma si resista alla tentazione di offrire la ricetta per la soluzione
Il punto, come al solito, è l’informazione. Certo, ognuno ha diritto alla propria opinione sulla nomina di Avigdor Lieberman a ministro della difesa e – se crede – ad esprimere preoccupazione.
Era il mese di marzo del 1996: vent’anni fa. Il processo di pace di Oslo era stato lanciato da due anni e mezzo con la celebre stretta di mano Rabin-Arafat alla Casa Bianca
Benché fossimo tutti comprensibilmente assorbiti dai tragici fatti di Parigi e dalle loro conseguenze, pare perlomeno curioso – in realtà, inquietante – che sia passata sotto silenzio una notizia che dovrebbe far saltare sulla sedia chiunque si occupi con qualche competenza del conflitto israelo-arabo-palestinese e del (mancato) processo di pace.
I sassi possono uccidere. Lo sanno gli italiani che ricordano la piccola Maria Jlenia Landriani, due mesi e mezzo di vita, uccisa il 22 aprile 1986 da sassi lanciati sulla provinciale Milano-Lentate
Lo sanno tutti. Le ricorrenti, ossessive campagne per boicottare Israele, per espellerlo dagli enti internazionali, per condannarlo davanti ai “tribunali” delle Nazioni Unite, per dipingerlo come uno stato che pratica l’apartheid, per isolarlo e diffamarlo davanti all’opinione pubblica mondiale non migliorano di una virgola la condizione degli arabi palestinesi