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Soldati delle Forze di Difesa israeliane hanno catturato diversi membri di gruppi terroristici che tentavano di nascondersi in un gruppo di civili che sgomberava dalle zone di combattimento a Khan Younis, nel sud della striscia di Gaza. Lo ha riferito domenica il portavoce militare.

La civiltà occidentale è “corrotta” e “la giusta cultura e la corretta logica dell’islam la sconfiggeranno”. Lo ha detto la Guida Suprema dell’Iran, ayatollah Seyyed Ali Hosseini Khamenei, durante un incontro nella provincia meridionale iraniana del Khuzestan citato domenica da media statali iraniani. Dopo il massacro del 7 ottobre, Khamenei ha elogiato Hamas affermando: “Baciamo la fronte e le braccia di coloro che hanno pianificato l’attacco al regime sionista”. In un’intervista alla NBC all’inizio di febbraio, l’ambasciatore iraniano presso le Nazioni Unite Amir Saeid Iravani ha detto, riferendosi ai palestinesi: “Inviamo armi, li addestriamo e diamo loro potere”. Il regime iraniano è notoriamente lo sponsor statale di organizzazioni terroristiche in tutto il Medio Oriente tra cui Hamas a Gaza, Hezbollah in Libano e gli Houthi nello Yemen. Oltre a finanziare le operazioni terroristiche, fornisce loro addestramento e intelligence.

Il Coordinatore delle attività governative israeliane nei Territori ha pubblicato, venerdì, un aggiornamento sugli di aiuti umanitari entrati nella striscia di Gaza da cui risulta che, dall’inizio della guerra, sono stati trasferiti a Gaza 13.834 camion per un totale di 254.210 tonnellate di approvvigionamenti, compresi 8.021 camion con 167.080 tonnellate di cibo.

Durante una manifestazione anti-Israele mercoledì sera a Londra, con migliaia di partecipanti, è stato proiettato sulla torre del Big Ben lo slogan che inneggia alla distruzione dello stato ebraico: “Palestina libera dal fiume al mare”. Clicca la foto per il video su X

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Un funzionario israeliano citato da Reuters conferma che Israele sta cercando palestinesi non affiliati a Hamas per affidargli la gestione degli affari civili in alcune aree-pilota della striscia di Gaza. Le previste “sacche umanitarie” si troverebbero nei distretti da cui Hamas è stata espulsa, ma il funzionario sottolinea che il successo del test dipende dalla completa sconfitta della fazione terrorista islamica. “E’ chiaro che ci vorrà del tempo – ha detto il funzionario – perché nessuno si farà avanti se pensa che Hamas gli sparerà una pallottola in testa. Il piano potrà funzionare una volta che Hamas sarà debellata e non rappresenterà una minaccia per Israele e per gli abitanti di Gaza”. Il funzionario chiarisce che l’Autorità Palestinese è esclusa dall’esperienza-pilota a causa della sua mancata condanna dell’attacco del 7 ottobre contro Israele. “Chiunque abbia preso parte o anche solo non abbia condannato il 7 ottobre è escluso”, dice il funzionario. Tuttavia, Israele è disposto a prendere in considerazione partner con legami in passato con Fatah. Il programma pilota prevede tra l’altro la sostituzione dei libri di testo scolastici con altri che non promuovano il rifiuto violento di Israele e l’odio verso gli ebrei.

“Free Gaza”, un gruppo dissidente palestinese che ha guadagnato consensi dopo lo scoppio della guerra, ha lanciato un appello ai capi di Hamas chiedendo la fine della guerra. Secondo YnetNews, il gruppo ha dichiarato: “Salvateci, rinunciate alle vostre pretese. Non abbiamo aerei che ci proteggano, né rifugi, né tunnel, né hotel in Qatar e in Turchia come avete voi. Questa è responsabilità vostra”.

Le Forze di Difesa israeliane stanno portando avanti piani per istituire un organo di governo locale palestinese al posto di Hamas nel quartiere Zeitun di Gaza City. Lo ha riferito Canale 12, dicendo che Zeitun fungerebbe da programma-pilota per questo tentativo e che ufficiali israeliani si sono già incontrati con un gruppo di anonimi leader locali palestinesi. Intanto, ABC News cita fonti israeliane secondo cui Israele, dopo il valico di frontiera Kerem Shalom nel sud della striscia di Gaza, intende riaprire anche il valico di Karni, poco a est di Gaza City, per consentire l’ingresso di una maggiore quantità di aiuti umanitari controllati.

Hamid Abu Ar’ar, un beduino residente nel Negev che ha salvato diversi soldati israeliani durante il massacro di Hamas del 7 ottobre, ha ricevuto i pieni diritti di residenza permanente in Israele (di cui non era titolare in quanto originario di Gaza). Abu Ar’ar, padre di nove figli, si mise eroicamente sulla linea del fuoco per salvare i soldati da un’imboscata terroristica, poco dopo che sua moglie Fatima era stata assassinata davanti a lui e al loro bambino. Clicca qui per il video con la storia di Abu Ar’ar

Il ministro degli interni israeliano Moshe Arbel (a sinistra) consegna a Hamid Abu Ar’ar la sua nuova carta d’identità israeliana (clicca per ingrandire)

Con 99 voti su 120 la Knesset ha approvato mercoledì una mozione a sostegno della posizione del governo che si oppone alla creazione “unilaterale” di uno stato palestinese affermando che qualsiasi accordo permanente con i palestinesi deve essere raggiunto attraverso negoziati diretti tra le parti e non tramite diktat internazionali. Il leader dell’opposizione Yair Lapid, che ha votato a favore della mozione, ha affermato comunque di non credere che vi fosse alcuna intenzione da parte americana di riconoscere uno stato palestinese unilateralmente.

La Corte Internazionale di Giustizia non può ordinare il ritiro immediato delle truppe israeliane da Cisgiordania e Gaza senza tenere conto delle esigenze di sicurezza di Israele. Lo ha affermato Richard Visek, consulente legale ad interim presso il Dipartimento di Stato americano, durante il procedimento presso l’alta Corte delle Nazioni Unite, chiamata a esaminare la legalità dell’occupazione israeliana dei “territori palestinesi”. Gli Stati Uniti esortano la Corte a non emettere un parere consultivo secondo cui Israele sarebbe legalmente obbligato a ritirarsi immediatamente, e sottolineano che il conflitto deve essere risolto all’interno del “quadro stabilito per raggiungere una pace globale e duratura” che è “ancorato alle risoluzioni 242 e 338 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, incentrate su “due requisiti interdipendenti e inseparabili: uno è il ritiro delle forze da territori occupati, l’altro è il riconoscimento della sovranità, integrità territoriale e indipendenza politica di ogni stato della regione. Nell’individuare questi requisiti interdipendenti – conclude il rappresentante di Washington – il Consiglio di Sicurezza ha stabilito che il ritiro delle forze israeliane dipende ed è vincolato alla cessazione di ogni belligeranza” contro Israele.