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Russia e Cina hanno posto il veto, venerdì, a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite proposta dagli Stati Uniti che condannava Hamas per l’attacco del 7 ottobre contro Israele. La risoluzione, che chiedeva anche un’immediata pausa dei combattimenti per sei settimane e il rilascio dei rimanenti 134 ostaggi, ha avuto il sostegno di 11 membri: sufficienti per approvare il testo se non fosse che fra i tre paesi che si sono opposti figurano, oltre all’Algeria, la Russia e la Cina che hanno diritto di veto. “La Russia e la Cina non riescono ancora a condannare Hamas per l’attacco terroristico del 7 ottobre – ha commentato l’ambasciatrice americana all’Onu, Linda Thomas Greenfield – Possiamo soffermarci un attimo su questo? Russia e Cina si rifiutano di condannare Hamas per aver bruciato vive persone, per aver ucciso civili innocenti durante un concerto, per aver stuprato donne e ragazze, per aver preso in ostaggio centinaia di persone: l’aggressione più mortale contro gli ebrei dai tempi della Shoah”. Thomas-Greenfield ha affermato che la mancata adozione della risoluzione è stata “davvero vergognosa e si colloca al di sotto della dignità di questo organismo”. A parte Hamas, l’ambasciatrice Usa ha anche accusato Russia e Cina d’aver respinto la risoluzione semplicemente perché proposta dagli Stati Uniti, e ha aggiunto: “Questo comportamento non è solo cinico, è anche meschino”.

Circa 120.000 musulmani hanno partecipato alla preghiera del secondo venerdì di Ramadan presso la moschea di Al-Aqsa, sul Monte del Tempio a Gerusalemme, che si è conclusa pacificamente e senza disordini. Lo hanno riferito la polizia israeliana e le autorità religiose islamiche. Secondo il quotidiano Ha’aretz, almeno 10.000 fedeli musulmani sono venuti dalla Cisgiordania. La polizia ha detto che “non si sono verificati disordini particolari”, benché vi siano stati numerosi tentativi di “diffondere notizie false sui social network arabi” nell’intento di istigare violenze. All’inizio del mese di Ramadan, Hamas aveva apertamente esortato i fedeli palestinesi a scatenare disordini e violenze. I fatti confermano che Israele tutela la libertà di culto di ogni religione, anche in  tempo di crisi, finché non viene usata per scatenare violenze e terrorismo.

Gerusalemme, venerdì 22 marzo: fedeli musulmani in preghiera alla moschea Al-Aqsa (clicca per ingrandire)

Il ministro degli esteri israeliano Israel Katz ha convocato il vice ambasciatore della Turchia in Israele per una reprimenda, dopo che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, durante un comizio elettorale di giovedì, ha promesso di “mandare [Netanyahu] da Allah perché si prenda cura di lui, lo renda infelice e lo maledica”. Katz ha scritto su X che scopo della convocazione è quello di “trasmettere un messaggio chiaro a Erdogan: voi che sostenete i criminali di Hamas che bruciano bambini, gli assassini, stupratori e mutilatori, siete gli ultimi che possono parlare di Dio. Non c’è Dio che ascolterà coloro che sostengono le atrocità e i crimini contro l’umanità commessi dai vostri barbari amici di Hamas”.

Servizi di sicurezza e Forze di Difesa israeliane hanno comunicato che, durante l’operazione in corso presso l’ospedale Shifa di Gaza City, le truppe hanno catturato circa 650 agenti terroristi, tra cui diversi alti comandanti di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese, dei quali sono stati diffusi i nomi. Nei combattimenti iniziati lunedì mattina sono stati uccisi più di 140 uomini armati e sono stati confiscati armamenti, documenti e grosse quantità di denaro in contanti.

Nell’infografica diffusa giovedì dalle Forze di Difesa Israeliane, alcuni degli alti comandanti di Hamas e Jihad Islamica catturati nell’ospedale Shifa di Gaza (clicca per ingrandire)

Il 93% dei palestinesi ritiene che Hamas non abbia commesso nessuna atrocità durante l’invasione del sud di Israele del 7 ottobre, e il 72% sostiene quell’attacco. E’ quanto emerge da un recente sondaggio condotto dal Palestinian Center for Policy and Survey Research che ha intervistato di persona 1.580 palestinesi a Gaza e in Cisgiordania tra il 5 e il 10 marzo.

La Corte Suprema israeliana ha stabilito all’unanimità che l’Authority per la popolazione e l’immigrazione deve rilasciare appositi certificati alle coppie femminili che riflettano il loro status di madri dei loro figli in comune. Il pronunciamento è giunto dopo che nove coppie di donne lesbiche, che hanno dato alla luce bambini mediante donazione anonima di sperma, avevano chiesto al ministro degli interni Moshe Arbel e all’Authority di rilasciare ai loro figli certificati di nascita modificati che includano i nomi di entrambe le madri, ma la richiesta era stata respinta.

Terroristi della Brigata Jenin della Jihad Islamica Palestinese hanno “giustiziato” il 19enne Karim Jabarin, membro dello stesso gruppo, dopo averlo accusato d’aver collaborato con Israele. La condanna sarebbe stata eseguita dal fratello, anch’egli della Jihad Islamica. Secondo fonti palestinesi, Karim Jabarin aveva fornito informazioni che hanno portato mercoledì all’eliminazione mirata di quattro terroristi da parte delle forze di sicurezza israeliane. Secondo le stesse fonti, Karim Jabarin avrebbe “confessato” prima di essere ucciso. Dopo la sua morte, una folla di palestinesi si è accanita sulla salma e la famiglia lo pubblicamente ha rinnegato.

Funzionari della sicurezza israeliani stanno sviluppando un piano per distribuire aiuti umanitari a Gaza, che potrebbe creare una nuova autorità di governo nella zona. Lo riferisce il Wall Street Journal citando funzionari israeliani e arabi secondo i quali il piano sta provocando una reazione da parte di Hamas e una divisione all’interno del gabinetto di guerra israeliano. Secondo il piano, leader e uomini d’affari palestinesi non collegati a Hamas distribuirebbero gli aiuti e, una volta finita la guerra, potrebbero diventare un’autorità di governo a Gaza sostenuta da forze finanziate da paesi arabi.

La soluzione a due stati è una “minaccia strategica e alla sicurezza per Israele” ma l’idea di un “paese unico” “è altrettanto pericolosa. Lo ha detto martedì scorso l’ex capo dei servizi di sicurezza israeliani, Yoram Cohen, alla conferenza Makor Rishon a Sderot. “Da un lato, abbiamo visto la mostruosa struttura terroristica sviluppata negli anni successivi all’uscita di Israele dalla striscia di Gaza e alla sua ferocia – ha detto Yoram Cohen – D’altra, nel corso degli anni abbiamo preso atto della debolezza cronica dell’Autorità Palestinese e soprattutto della mancanza di governance nelle città e nei campi e della mancanza di volontà o capacità di combattere efficacemente il terrorismo. Ma l’idea di un paese unico è altrettanto pericolosa per gli interessi nazionali dello stato d’Israele. A mio avviso – ha continuato Cohen – siamo tenuti a compiere passi calcolati per una massima separazione dalla striscia di Gaza e una graduale separazione funzionale dai palestinesi in Giudea e Samaria (Cisgiordania), definendo al contempo un obiettivo massimo futuro nella forma di una ‘autonomia accresciuta’.” Alla conferenza ha partecipato anche il ministro senza portafoglio Benny Gantz, che ha parlato di un piano postbellico dicendo che “la creazione di un’amministrazione regionale internazionale per Gaza è una necessità operativa ora, e una soluzione politica per il futuro. La creazione di un fronte che contrasti il regime iraniano deve essere parte integrante della vittoria” su Hamas.

“Se Hamas vuole evitare un’operazione a Rafah, deve arrendersi e rilasciare gli ostaggi”. Lo ha ribadito mercoledì sera a Sky News Arabic il portavoce arabo delle Forze di Difesa israeliane, Avichay Adraee.