Si discutono misure congiunte sulla sicurezza

In vista dellincontro Sharon-Abu Mazen previsto entro un paio di settimane.

image_557Israele potrebbe scarcerare centinaia di detenuti palestinesi nel quadro di un pacchetto di misure e gesti di buona volontà volti a rafforzare la nuova dirigenza palestinese e incoraggiarla a proseguire negli sforzi per fermare i terroristi.

Il primo ministro israeliano Ariel Sharon incontrerà il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e il primo ministro palestinese Ahmed Qureia (Abu Ala) probabilmente entro un paio di settimane. In quell’occasione illustrerà loro le misure che Israele intende adottare per favorire la ripresa del processo diplomatico.
“Non c’è dubbio che Abu Mazen ha iniziato a darsi da fare – ha dichiarato Sharon in un’intervista pubblicata giovedì su Yedioth Ahronoth – Sono molto soddisfatto per ciò che mi dicono che accade sul versante palestinese e sono seriamente interessato a far avanzare il processo con il presidente palestinese. Intendo far progredire le chance per una composizione con i palestinesi – ha aggiunto Sharon – e intendo andare incontro ad Abu Mazen, pur restando nello stesso tempo attento e sorvegliato e valutando continuamente la situazione sul loro versante”.

In un incontro preparatorio che si è tenuto mercoledì fra gli israeliani Dov Weisglass, Shalom Turgeman, Assi Shareev e i palestinesi Mohammed Dahlan, Saeb Erekat e Hassan Abu Libda, sono state delineate le linee generali di un piano congiunto sulla sicurezza.

Primo punto: cessate il fuoco. Weisglass ha detto che, in caso di stop completo di tutte le forme di violenza palestinese contro gli israeliani, Israele eviterebbe di lanciare qualunque tipo di operazione militare. L’unica eccezione, che necessiterebbe dell’approvazione del livello politico, sarebbe quella di “bombe a orologeria umane” (attentatori in procinto di compiere una strage). Israele considera positivamente le misure finora intraprese dall’Autorità Palestinese per fermare le violenze, ma il primo ministro nutre delle riserve su un’eventuale dichiarazione congiunta di cessate il fuoco, preferendo piuttosto intese raggiunte via via sul terreno.

Secondo punto: trasferimento di città cisgiordane. Dahlan incontrerà la prossima settimana il ministro della difesa israeliano Shaul Mofaz per riprendere le discussioni sulla “hudna” (tregua provvisoria) iniziate nell’estate 2003 per una uscita delle Forze di Difesa israeliane dai centri urbani di Cisgiordania, che potrebbe aver luogo dopo che i palestinesi avranno consegnato un piano dettagliato sulla sicurezza e si saranno dichiarati pronti ad assumersene la responsabilità. Secondo gli israeliani, oggi i palestinesi mostrano di voler discutere molto più seriamente il piani sulla sicurezza rispetto al 2003. Secondo fonti palestinesi, Abu Mazen avrebbe già dato istruzione agli apparati della sicurezza di prepararsi all’eventualità che debbano assumersi la responsabilità su varie città e cittadine in Cisgiordania.

Terzo punto: latitanti ricercati. Israele si aspetta che l’Autorità Palestinese tolga di mezzo centinaia di latitanti ricercati per attività terroristiche, disarmandoli e tenendoli sotto controllo. I palestinesi, dal conto loro, intendono cooptare gli uomini armati nelle forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese.

Gli israeliani sottolineano che la loro principali preoccupazione è la sicurezza e che misure volte a “costruire fiducia”, come la scarcerazione di detenuti e l’apertura di posti di controllo, hanno lo scopo di rafforzare le capacità dell’Autorità Palestinese di contrastare ilo terrorismo.

L’atmosfera all’incontro di mercoledì è stata descritta come buona. I palestinesi, a differenza di quando c’era Yasser Arafat, non hanno posto precondizioni per l’incontro fra i due premier, come scarcerare Marwan Barghouti o fermare la costruzione della barriera difensiva.

(Da: Ha’aretz, 27.1.05)

Nella foto in alto: sciarpe con i volti dei due capi terroristi Ahmed Yassin e Abdel Aziz Rantisi, uccisi da Israele, in vendita a un raduno di Hamas a Beit Hanoun (striscia di Gaza settentrionale) lo scorso 25 gennaio.