«Si può solo guadagnare tempo? Per Israele è già molto»

Continua serrato il dibattito in Israele sulla minaccia atomica iraniana.

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

image_3519Scrive il Jerusalem Post che «uno degli strumenti più efficaci di cui dispone la comunità internazionale contro l’Iran, a parte la guerra, è l’applicazione di sanzioni serie». Detto questo, l’editoriale discute l’elusione delle sanzioni economiche imposte all’Iran e individua come un caso eloquente quello della banca britannica Standard Chartered, scoperta dalle autorità americane a operare come una facciata per operazioni di riciclaggio di denaro a favore della Repubblica Islamica. Secondo l’editoriale, «il caso Standard Chartered dovrebbe stagliarsi come un simbolo positivo del modo in cui le autorità di regolamentazione statunitensi cercano di garantire che le sanzioni vengano applicate». Ma casi come questo sono anche la conferma che Tehran usa qualunque mezzo possibile per trovare scappatoie alla sua situazione. L’editoriale sottolinea che l’Iran «ha instaurato un regime ben oliato e specializzato di società e agenti finanziari di comodo in paesi terzi per mantenere in funzione la sua economia e continuare a importare materiale per il suo programma nucleare».
(Da: Jerusalem Post, 19.8.12)

Eitan Haber, su Yediot Aharonot, fa la conta delle personalità israeliane contrarie a un raid sugli impianti nucleari iraniani: «Il presidente del paese, l’ex capo di stato maggiore e quello attuale, l’ex comandante della pianificazione delle Forze di Difesa israeliane e quello attuale, l’ex comandante delle forze aeree e quello attuale, l’ex direttore del Mossad e quello attuale, l’ex direttore dei servizi di sicurezza e quello attuale». E conclude: «Iddio ci salvi, cosa sanno costoro che noi non sappiamo?»
(Da: Yediot Aharonot, 19.8.12)

Scrive Lilach Segen, su Ma’ariv: «Si possono accusare tutti i generali che si oppongono al raid (contro il nucleare iraniano) di essere gente che vuole solo coprirsi le spalle, e si possono accusare i mass-media di essere tutti anti-governativi. Ma si può anche realizzare che si sta sbagliando, e fermarsi». Secondo l’editorialista «la tattica mediatica di Netanyahu sulla questione Iran gli si è ritorta contro». E domanda: «Non vale la pena capirlo, fermarsi e imboccare un’altra direzione?»
(Da: Ma’ariv, 19.8.12)

L’editoriale di Ha’aretz critica gli attacchi verbali rivolti al presidente d’Israele Shimon Peres da parte di “consiglieri” del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che hanno seccamente biasimato il presidente per aver detto che Israele non è in grado di eliminare da solo il nucleare iraniano. (“Peres – avevano dichiarato i “consiglieri” – si è già sbagliato almeno tre volte su questioni di sicurezza: quando pensò che gli Accordi di Oslo avrebbero portato a un nuovo Medio Oriente; quando disse che il disimpegno avrebbe lasciato Gaza pacificata; e quando, per fortuna, i suoi appelli contro il raid sul reattore iracheno di Osirak non vennero ascoltati”). Secondo Ha’aretz, «con il suo ammonimento Peres ha rettamente compiuto il suo dovere di presidente del paese, un presidente che ascolta inorridito i desideri più profondi di una popolazione spaventata e che vede il primo ministro e il ministro della difesa comportarsi come missili teleguidati che hanno perso la rotta». E aggiunge: «Gli attacchi contro il presidente non fanno che confermare la necessità che egli intervenga di fronte al dito di Netanyahu e di Barak pronto sul grilletto».
(Da: Ha’aretz, 19.8.12)

Scrive Gonen Ginat, su Yisrael Hayom: «Siamo impazziti e dobbiamo fermarci. Nelle scorse settimane sempre più analisti, che non hanno probabilmente la minima idea di come stanno le cose, si sono prodotti in profonde disamine psicologiche di ciò che motiverebbe Netanyahu e Barak circa l’Iran: li hanno descritti come drogati d’azione, spinti da calcoli politici o da qualche tara psicologica personale e nei rapporti coi loro genitori. Il tutto nella massima serietà, col cipiglio da autentiche sommità dell’intelletto. In verità, tutto ciò non è che parte di un’unica grande avaria del sistema. Infatti, sembra che una sola possibilità non venga dibattuta: e se i nostri leader avessero semplicemente ragione? E se avessero ragione, questo cosa ci direbbe circa la recente canea di critiche piovuta su di loro? Giacché nel frattempo – e questo non è oggetto di speculazioni – gli iraniani ci ascoltano e continuano ad agire con determinazione e senza sosta verso l’acquisizione di un’arma nucleare. I capi di Tehran – continua l’editorialista – hanno messo in chiaro più e più volte la loro intenzione di eliminare lo stato di Israele. Non c’è parola che non abbiano usato per descrivere questa loro intenzione. Un tempo c’erano persone benevole che sostenevano che ogni minaccia detta in lingua locale era destinata solo “a consumo interno”. Da allora si è visto e dimostrato che quando i nostri nemici dicono “vogliamo uccidervi”, parlano molto sul serio. Gli iraniani hanno più volte chiarito che cosa vogliono fare di noi, e si stanno adoperando per dotarsi dei mezzi con cui farlo. E quantunque tutti concordino che sarebbe preferibile che ci pensassero gli americani, c’è anche la possibilità che non lo facciano. Dopo tutto, già due volte gli americani hanno giurato che avrebbero impedito a un paese di dotarsi dell’arma nucleare, e per due volte non sono riusciti a mantenere la promessa, l’ultima con la Corea del Nord. Ed ecco che alcuni esperti in pensione se ne vengono fuori a spiegare che abbiamo ancora tempo. La verità è che non lo sanno: solo pochissimo lo sanno. Il che non impedisce loro di aggrottare la fronte e spiegare che non si può distruggere completamente il programma nucleare iraniano: si può solo guadagnare un po’ di tempo. Guadagnare un po’ di tempo? Ma è esattamente quello che abbiamo fatto sin dalla guerra d’indipendenza del 1948 e in ogni guerra successiva: abbiamo guadagnato tempo. Nel frattempo, tutto questo tempo che abbiamo guadagnato è andato in qualche modo a formare gli anni della nostra esistenza come stato libero e indipendente.
(Da: Yisrael Hayom, 19.8.12)