Sismologo dell’Università di Tel Aviv getta le basi per la pace su un terreno instabile

Hillel Wust-Bloch ha ideato una nuova partnership di ricerca per la mappatura dei terremoti tra scienziati giordani, palestinesi ed israeliani

image_2072Come tutti i disastri naturali, i terremoti non conoscono confini, e questa è la ragione per cui un sismologo israeliano, Hillel Wust-Bloch, ha ideato una nuova partnership di ricerca per la mappatura dei terremoti tra scienziati giordani, palestinesi e israeliani.
Wust-Bloch, del Dipartimento di Geofisica e Scienze Planetarie dell’Università di Tel Aviv, ritiene che sia questa la prima volta che studiosi della Terra di queste tre regioni lavorano insieme a contatto diretto. In passato, la cooperazione si era svolta solo con l’aiuto di una terza parte, come gli Stati Uniti.
Il Medio Oriente è soggetto a terremoti, e una delle più importanti faglie è la faglia del Mar Morto, che corre lungo la valle del Giordano da Eilat a Beit She’an, proprio attraverso l’antica città di Gerico, una zona piena di significato sia per i palestinesi che per i giordani e gli israeliani.
La regione è stata spesso colpita da terremoti negli ultimi duemila anni, e gli esperti prevedono che sia imminente un altro terribile terremoto che provocherà danni vastissimi. Molti temono che un disastro di quella portata possa peggiorare ulteriormente la già instabile situazione nel Medio Oriente.
Wust-Bloch spera che il nuovo progetto quadriennale, che comprende partner dell’Università Al-Balqa in Giordania e An Najah di Nablus, possa mitigare questi rischi e migliorare la stabilità nella regione.
Scienziati delle tre università schiereranno simultaneamente sei microscopi sismici, prodotti da Wust-Bloch e da un collega tedesco, nella regione di Gerico, per mappare un’area di 100 km quadrati. I microscopi sismici, che utilizzano tecniche di monitoraggio sismico su nanoscale e sono stati usati in passato per aiutare gli scienziati a prevedere dove si potevano formare sink holes (doline) intorno al mar Morto, riescono a individuare piccolissime crepe all’interno della crosta terrestre.
“Da un punto di vista scientifico, questo progetto è innovativo perché monitoriamo l’attività sismica di una regione che è ben nota, ma lo facciamo a soglie molto più basse” spiega Wust-Bloch, che in passato ha lavorato con scienziati giordani su problemi relativi al Mar Morto, che bagna entrambi i paesi.
Non c’è modo di prevedere dove e quando esattamente ci sarà un terremoto, o di quale grandezza potrà essere. Ma gli scienziati possono ascoltare la terra alla ricerca di piccoli indizi, dice Wust-Bloch.
L’équipe si riunirà varie volte l’anno per discutere le proprie scoperte e valutare i potenziali rischi nella regione, dice ancora Wust-Bloch, che ritiene che questa mappatura dei terremoti sarà utile per attirare industrie e progetti high-tech nelle regioni palestinesi e giordane. Spiega infatti che “compagnie come Intel non investiranno neanche un dollaro nella regione di Gerico, a meno che il rischio di terremoti non sia stato attentamente valutato”.
Wust-Bloch intende anche estendere la ricerca al campo dell’istruzione. Spera che il materiale raccolto dai ricercatori sia presentato in un contesto culturale appropriato, per insegnare alla popolazione della regione quali sono i rischi sismici e che cosa fare nel caso di un forte terremoto.
Wust-Bloch ritiene che la ricerca sui terremoti tra palestinesi, giordani e israeliani farà crollare antiche barriere culturali e darà maggiore apertura all’intera regione. E aggiunge che un futuro prospero per palestinesi e giordani significa un futuro migliore anche per gli israeliani.
Esperti locali impareranno come condurre la ricerca sismica nelle regioni palestinesi e giordane. Questo impedirà la “fuga di cervelli”: infatti gli scienziati di queste regioni tendono a emigrare per cercare lavoro in Europa, Nord America o nella regione del Golfo. “I giovani scienziati giordani e palestinesi non riescono assolutamente a trovare lavori adeguati nella regione – conclude Wust-Bloch – Attualmente, dopo che si sono laureati all’estero, ci sono troppo poche opportunità per invogliarli a ritornare”. E’ un peccato, aggiunge, non sfruttare adeguatamente tutti i brillanti giovani scienziati che conoscono le realtà sia straniere che locali, e che potrebbero sopperire alle esigenze scientifiche della regione, oltre ad aiutare a superare le differenze culturali.

(Da: Israel21C, 12.02.08)