Solo il 12% degli israeliani crede che un completo ritiro dalla Cisgiordania porrebbe fine al conflitto

Da un sondaggio emergono sfiducia e preoccupazione. Per l’84% degli intervistati il mondo criticherà sempre Israele indipendentemente da quante concessioni farà per la pace

Dore Gold, direttore del Jerusalem Center for Public Affairs

I cittadini ebrei d’Israele sono oggi molto meno disposti a sostenere un ritiro dalla Cisgiordania di quanto non fossero nel 2005. E’ quanto risulta da un sondaggio pubblicato lunedì dal Jerusalem Center for Public Affairs. Analogamente, oggi rispetto a dieci anni fa è molto calata la disponibilità ad accettare i parametri formulati dall’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton nei suoi ultimi giorni in carica (gennaio 2001). Quei parametri – allora accettati in linea di principio dal governo israeliano, ma rifiutati dall’Olp di Yasser Arafat – prevedevano uno stato palestinese smilitarizzato, il controllo di sicurezza palestinese sulla Cisgiordania, Gerusalemme come capitale di entrambi gli stati e il Monte del Tempio nelle mani dei palestinesi mentre Israele avrebbe mantenuto il controllo del sottostante Muro Occidentale (“del Pianto”). Secondo il sondaggio condotto da Mina Tzemach, mentre nel 2005 circa il 60% degli ebrei israeliani intervistati si diceva a favore del ritiro dalla Cisgiordania nel quadro di un accordo di pace, oggi si dichiara favorevole solo il 36%. Allo stesso modo, il sostegno ai parametri di Clinton è sceso dal 55% del 2005 al 29% di oggi.

Secondo Dore Gold, ex direttore generale del Ministero degli esteri israeliani e attuale direttore del Jerusalem Center for Public Affairs, il sondaggio dimostra che “l’opinione pubblica israeliana capisce quanto il Medio Oriente resti una regione altamente pericolosa e caotica, non destinata a stabilizzarsi nel futuro prevedibile”: una consapevolezza da cui non possono prescindere i principali attori della diplomazia internazionale, a cominciare dall’amministrazione Trump.

Stando al sondaggio, a 24 anni dall’inizio del processo di Oslo solo il 27% della popolazione ebraica mantiene qualche speranza che i negoziati possano portare a un accordo negli anni a venire, mentre il 69% dice crederci poco o di non crederci più del tutto.

Vulnerabilità strategica di Israele dalla Cisgiordania: distanze in km e in miglia (clicca per ingrandire)

Alla domanda se Israele debba accettare la creazione di uno stato palestinese su tutta la Cisgiordania, il 17% degli intervistati ha detto di sì, contro il 77% che ha detto di no. Quando dall’ipotetico futuro stato palestinese vengono esclusi i principali blocchi di insediamenti a ridosso della ex linea armistiziale, la percentuale dei favorevoli sale al 37%, ma una maggioranza del 57% continua a dirsi contraria.

Solo il 12% degli ebrei israeliani intervistati afferma di credere che un ritiro di Israele entro le linee pre-‘67 porrebbe fine al conflitto con i palestinesi, contro il 79% che non ci crede.

Per quanto riguarda Gerusalemme, il 41% degli intervistati dice che Israele dovrebbe accettare una situazione in cui i quartieri arabi di Gerusalemme passassero sotto sovranità araba e i quartieri abitati da ebrei restassero sotto controllo israeliano, ma poco più del 50% dice che Israele non dovrebbe accettare un accordo secondo queste linee. Circa il Monte del Tempio, ben l’83% è contrario a trasferirlo sotto sovranità arabo-palestinese, contro un 10% di favorevoli.

Alla domanda se Israele deve subordinare la creazione di uno stato nazionale per il popolo palestinese al riconoscimento da parte palestinese che Israele è lo stato nazionale del popolo ebraico, il 71% risponde affermativamente, rispetto al 20% che invece non porrebbe tale condizione.

Dovendosi esprimere su una qualche forma di confederazione tra il futuro stato palestinese e la Giordania, il 48% degli intervistati si dichiara favorevole all’idea, mentre il 33% si dice contrario.

Il sondaggio ha anche esaminato i sentimenti degli intervistati circa la Valle del Giordano e l’81% ha risposto che è importante che, in qualsiasi futuro accordo di pace, Israele mantenga il controllo su quell’area strategica, mentre solo l’8% ha detto di non credere che la questione sia importante. Ben il 69% afferma di non riporre fiducia nella proposta di schierare nella valle del Giordano una forza internazionale a difesa di Israele.

Infine, l’84% degli ebrei israeliani afferma di condividere l’affermazione secondo cui il mondo criticherà comunque Israele indipendentemente da quante concessioni Israele farà pur di arrivare a un accordo con i palestinesi.

(Il sondaggio è stato svolto dal Midgam Institute, su un campione rappresentativo di 521 adulti ebrei israeliani, tramite interviste via internet il 20 e il 21 marzo, con un margine di errore massimo di campionamento stimato al 4,4%.)

(Da: Jerusalem Post, Israel HaYom, 28.3.17)