Lavoratori palestinesi in Cisgiordania: “Meglio lavorare per gli israeliani”

Pochi soldi e nessun diritto sotto datori di lavoro palestinesi, dice un reportage del quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese

Lavoratori palestinesi in un’impresa israeliana nella zona di Gerico

Lavoratrici palestinesi in un’impresa israeliana nella zona di Gerico

Il quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese Al-Hayat Al-Jadida elogia le condizioni di lavoro dei palestinesi impiegati da israeliani negli insediamenti in Cisgiordania, denunciando al contempo i bassi salari e la mancanza di diritti dei palestinesi alle dipendenze di altri palestinesi.

In un articolo pubblicato lo scorso 21 settembre (tradotto in inglese da Palestinian Media Watch), Al-Hayat Al-Jadida scrive: “Ogni volta che i lavoratori palestinesi hanno l’opportunità di lavorare per datori di lavoro israeliani sono pronti a lasciare il loro lavoro sotto datori di lavoro palestinesi per motivi che hanno a che vedere con stipendio e altri diritti”.

Il giornale ha intervistato un gruppo di lavoratori palestinesi per la stesura del reportage e ha scoperto che quelli con datori di lavoro israeliani guadagnato molto di più di quelli che lavorano per altri palestinesi.

Tutti i palestinesi impiegati da palestinesi hanno detto di non avere assicurazione medica, che per la legge palestinese non è obbligatoria, e che non ricevono nessun rimborso per i trasporti. Al contrario, specifica il quotidiano palestinese, i datori di lavoro israeliani sono soliti coprire le spese di trasporto dei lavoratori da e per il luogo di lavoro.

Scrive inoltre Al-Hayat Al-Jadida che si può fare affidamento sui datori di lavoro israeliani per quanto riguarda il regolare pagamento degli stipendi. “Gli unici casi in cui un lavoratore palestinese non riceve lo stipendio pattuito con il datore di lavoro israeliano sono i casi in cui l’intermediario è un palestinese – dice Muhammad Hassan, un lavoratore agricolo – E questo perché è l’intermediario che impiega i lavoratori a proprie spese ed è lui che paga i loro stipendi, il che mette il lavoratore a rischio di subire soprusi o mancati pagamenti”.

Pausa preghiera per lavoratori palestinesi in una fabbrica israeliana nella zona di Ma’ale Adumim

Pausa-preghiera di lavoratori palestinesi in una fabbrica israeliana nella zona di Ma’ale Adumim

“Io lavoro dieci ore al giorno e ricevo uno stipendio mensile di non più di 1.900 shekel (ca. 400 euro) – racconta Fuad Qahawish, cameriere in un ristorante palestinese – Non abbiamo diritti integrativi come le ferie annuali, le spese di trasporto e così via. I miei colleghi che fanno lo stesso lavoro per gli israeliani ricevono 4.000 shekel al mese (ca. 855 euro) per lo stesso numero di ore”.

Secondo Wael Nazif, amministratore delegato dell’Unione delle Organizzazioni dei lavoratori palestinesi nel distretto di Gerico, è “inconcepibile che il lavoratore palestinese riceva pieni diritti dai datori di lavoro israeliani, ma non da quelli palestinesi”.

Mentre i datori di lavoro israeliani sono tenuti per legge a pagare i lavoratori palestinesi il salario minimo israeliano (23 shekel/ora, ca. 5 euro), spiega Al-Hayat Al-Jadida, l’Autorità Palestinese non fa rispettare la propria legge sul salario minimo.

“Il lavoratore palestinese – conclude l’articolo del giornale dell’Autorità Palestinese – riceve dai datori di lavoro israeliani praticamente tutti i suoi diritti, potendo eventualmente avvalersi dei tribunali. Ha diritto alle ferie annuali, alle assenze per malattia, ai contributi pensionistici, al pagamento degli straordinari e alla copertura delle spese di trasporto. Viceversa, la maggioranza dei datori di lavoro palestinesi non garantisce nessuno questi diritti ai loro lavoratori, ad eccezione di poche istituzioni che hanno iniziato ad applicarli senza pressione da parte di soggetti ufficiali”.

(Da: Times of Israel, 24.9.14)