Sullorlo di una tregua

Israeliani e palestinesi devono rapidamente adattarsi alla nuova realtà

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

image_552Scrive Ha’aretz: “Coloro che sostenevano una dura politica militare verso i palestinesi devono ora trarre le necessarie conclusioni dagli sforzi di Mahmoud Abbas (Abu Mazen) volti a raggiungere un generale cessate il fuoco con Israele, e devono appoggiare una politica di calma in cambio della calma. Oggi c’è la concreta possibilità di dare vita a una nuova realtà, come ha detto il ministro della difesa Shaul Mofaz. Ma per dare vita a questa nuova realtà occorre pazienza e occorre che si prenda la decisione di fermare la politica del grilletto facile anche da parte israeliana. Se continueranno le operazioni militari quotidiane nelle città palestinesi, se i bulldozer continueranno ad abbattere edifici, se palestinesi continueranno a morire, se le restrizioni ai movimenti fra le loro città non verranno gradualmente ridotte e i valichi riaperti, allora Abu Mazen perderà autorità e la violenza tornerà a imperversare.

Scrive Hatzofeh: Gli sforzi di Abu Mazen per orchestrare un cessate il fuoco con varie fazioni terroristiche palestinesi sono solo sforzi di facciata volti sia a migliorare la sua immagine e la sua posizione in vista del suo viaggio negli Stati Uniti, sia ad attirare pressioni su Israele affinché scarceri tutti i detenuti palestinesi, anche i più pericolosi come Marwan Barghouti. Qualunque cessate il fuoco temporaneo significa regalare tempo alle fazioni terroristiche perché possano prepararsi meglio per la prossima intifada, riorganizzandosi con armi migliori e con una accresciuta capacità di produzione militare dentro le loro case. Qualunque accordo dovrebbe invece comportare la consegna delle armi dei terroristi e la chiusura di tutti i tunnel e le officine che alimentano le scorte di armi ed esplosivi.

Scrive il Jerusalem Post: Per offrire alla sua gente il genere di futuro che i suoi predecessori non vollero dare, gli sforzi di Abu Mazen contro la violenza devono essere accompagnati da una forte iniziativa per lo sviluppo, un’iniziativa che spinga i palestinesi stessi a investire nel commercio, nell’industria, nello sviluppo e nell’istruzione. Questo è ciò che fecero gli ebrei in questa terra ben prima di ottenere il loro stato indipendente, e questo è ciò che li mise in condizione di consolidare il loro stato, una volta ottenuto.

Scrive Yediot Aharonot: Che ce la faccia o meno a raggiungere un cessate il fuoco, che ce la faccia o meno a sopravvivere ai molti trabocchetti che lo aspettano, Abu Mazen ha già conseguito un considerevole successo: ha messo in chiaro che i cambiamenti nella dirigenza palestinese hanno gettato le basi per una realtà diversa, un cambiamento che chiama anche la dirigenza israeliana a cambiare rapidamente gli schemi superati su cui fonda le proprie analisi e le proprie reazioni. In una realtà in cui ci siamo abituati a pensare che tutte le strade per cercare di porre fine alle violenze fossero già state tentate, questa nuova direzione è vitale, e non solo per il fatto che è l’unico passo che non sia stato ancora tentato.

(Da: Ha’aretz, Hatzofeh, Jerusalem Post, Yediot Aharonot, 24.01.05)

Nella foto in alto: bambino palestinese sbadiglia durante un raduno di Hamas, martedì a Beit Hanoun (striscia di Gaza settentrionale).