Superpotenza da Nobel

Una potenza non di terre nè di ferro, ma di cervelli.

image_923Ancora una volta sono orgoglioso di essere israeliano. Orgoglioso senza riserve, senza vergogna, senza bisogno di giustificarmi o difendermi. Il professor Israel Aumann dell’Università di Gerusalemme, insignito del Nobel per l’economia insieme al professore americano Thomas C. Schelling per il lavoro fatto sulla Teoria dei Giochi, è il quarto premio Nobel israeliano negli ultimi quattro anni. Pochi paesi al mondo possono vantare una tale serie di riconoscimenti. Certamente nessun paese piccolo come questo si avvicina al palmares complessivo di premi Nobel conseguito da Israele: tre per la pace, due per la chimica, due per l’economia, uno per la letteratura. Ed è solo questione di tempo perché venga assegnato da queste parti un altro Nobel per la Letteratura.
Vi sono buone ragioni per essere fieri. Che l’Università di Gerusalemme abbia ricevuto il Nobel equivale a un riconoscimento internazionale per l’intera comunità scientifica israeliana. E il premio va di pari passo con un’atmosfera in Israele che – questo va detto con riserva – incoraggia la creatività, l’originalità, il pensiero approfondito libero e indipendente. L’investimento fatto in Israele negli anni ’80 e ’90 in cultura e istruzione superiore sta dando i suoi frutti.”Israeliano” è diventata una qualifica positiva nei circoli internazionali di letteratura, poesia, cinema, pittura e danza; nelle scienze esatte come matematica e chimica, nelle scienze umanistiche come storia e linguistica, nelle scienze sociali come economia e studi diplomatici, nelle scienze dell’amministrazione come ricerche operative e sistemi d’informazione.
Israele, ci dice ora la Reale Accademia delle Scienze di Svezia, anche nella Teoria dei Giochi è una potenza con cui fare i conti. Non sorprende. Dopo tutto, cos’è la Teoria del Giochi? È una scienza che usa matematiche avanzate per studiare un destino da sempre tipicamente ebraico: prendere la migliore decisione possibile in condizioni di grande incertezza. Il premio al prof. Aumann non è che una conferma: una buona metà dei premi Nobel per l’economia sono stati assegnati a ebrei, dal primo (Paul Samuelson) fino al più recente (Israel Aumann). Il premiato porterà a casa 1,3 milioni di dollari, ma il premio in sé vale miliardi per il nostro piccolo paese. Nel momento in cui i riflettori vengono puntati sul sapere israeliano, abbiamo l’opportunità di mostrare le nostre vere ricchezze al mondo intero, ricchezze che talvolta non sappiamo nemmeno di avere. E il vero merito delle nazioni, all’alba del ventunesimo secolo, sta nel promuovere la creatività e il sapere libero e indipendente. Basta guardare all’ininterrotto flusso di investimenti stranieri verso le scienze e gli scienziati israeliani per capire che disponiamo, qui, di ricchi giacimenti: una grande potenza non di terre, nè di ferro, ma di cervelli. Si tratta di una grande prerogativa di questa nazione, una prerogativa competitiva essenziale. Meglio non sprecarla.

(Da: YnetNews, 11.10.05)

Nella foto in alto: il prof. Israel Aumann al Muro Occidentale per la vigilia di Yom Kippur

Vedi anche:
Nobel israeliano 2005 per l’economia

https://www.israele.net/sections.php?id_article=921&section_cat=12