È tempo di rottamare l’Unrwa

Gonfia il problema dei profughi, dilapida gli aiuti internazionali, impedisce la soluzione a due stati.

Einat Wilf, parlamentare israeliana del partito Ha’atzmaut (Indipendenza)

L’agenzia Onu per i profughi palestinesi (l’UNRWA ovvero United Nations Relief and Works Agency for Palestinian Refugees) costituisce uno dei più grossi ostacoli al processo di pace. Lo ha ribadito la parlamentare israeliana Einat Wilf (del partito Indipendenza, che fa capo a Ehud Barak), durante un incontro con 65 ambasciatori e diplomatici di alto livello provenienti da tutto il mondo che si è tenuto agli inizi del mese presso l’Università Bar-Ilan.
Einat Wilf ha lanciato una nuova campagna parlamentare internazionale per promuovere una riforma dell’UNRWA e contrastare “l’inflazione quantitativa dei profughi”, con lo scopo di rendere concretamente possibile la soluzione a due stati. “Quando sento un palestinese affermare che esiste un ‘diritto al ritorno’ all’interno del sovrano stato di Israele – ha spiegato Einat Wilf – mi domando se costui voglia davvero la pace e accetti il concetto di una soluzione a due stati, che in quanto tale prevede uno stato ebraico accanto a uno stato arabo”. Ed ha aggiunto: “In tutto il mondo, solo l’UNRWA riconosce una sorta di diritto ereditario automatico allo status di profugo”.
Infatti – a differenza dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (United Nations High Commissioner for Refugees), l’organismo che si fa carico di tutti i profughi del mondo che non siano palestinesi – l’UNRWA garantisce i suoi servizi a tutti i discendenti dei profughi palestinesi della guerra del 1948 anche dopo più generazioni: un meccanismo attraverso il quale l’ammontare dei profughi palestinesi registrati non fa che aumentare ogni anno.
La parlamentare israeliana fa appello alla comunità internazionale perché affronti la questione della continua “inflazione” del numero dei profughi palestinesi, e intende rivolgersi direttamente alle commissioni dei vari Parlamenti incaricate di approvare gli stanziamenti a favore dell’UNRWA. La sua proposta è che le commissioni trasferiscano i fondi destinati all’UNRWA dal finanziamento di base per usi generali a finanziamenti mirati per scopi e progetti specifici. Ad esempio, spiega Einat Wilf, se la striscia di Gaza farà indiscutibilmente parte del futuro stato palestinese, un bambino che nasce oggi a Gaza non può essere considerato “profugo”. I paesi donatori continuino a finanziare ospedali, scuole e assistenza sociale nella striscia di Gaza, ma che il loro aiuto non sia legato allo status di profugo, bensì alle necessità reali.
Einat Wilf accusa l’UNRWA di minare gli sforzi volti a sostenere l’Autorità Palestinese come futuro governo di uno stato palestinese, e suggerisce che i fondi diretti ai programmi dell’UNRWA in Cisgiordania vengano trasferiti direttamente all’Autorità Palestinese, che possa così rafforzare le strutture del suo futuro stato. Inoltre, suggerisce che i programmi dell’UNRWA in Libano, Siria e Giordania vengano accorpati con quelli dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati.
Una volta che fossero attuate queste misure, spiega Wilf, la quantità totale di veri profughi palestinesi (riconosciuti come tali in base agli standard applicati a tutte le altre comunità di profughi del mondo) si “sgonfierebbe” scendendo a circa 30.000. Secondo la Wilf, questo numero “effettivo” di profughi palestinesi aprirebbe la strada alla soluzione a due stati, giacché “anche un governo israeliano di destra” sarebbe disposto ad accettare l’ingresso in Israele di profughi palestinesi nell’ordine di questa cifra, a patto che accettino di convivere in pace coi loro vicini (laddove, al contrario, la continua minaccia palestinese di pretendere l’ingresso in Israele di milioni di discendenti di profughi non può essere accettatala da nessun governo israeliano).
Alcuni dei diplomatici presenti hanno obiettato che questi passi non andrebbero fatti prima dell’accordo di pace definitivo, osservando che quella dei profughi è una delle questioni chiave che devono essere affrontate nel quadro dei negoziati. Einat Wilf ha tuttavia ribattuto che, se il processo non viene rovesciato, è molto improbabile che i negoziati possano avere successo.

(Da: Jerusalem Post, 1.2.12)

Questa la definizione ufficiale UNRWA di “profugo palestinese” (in inglese):
«Under UNRWA’s operational definition, Palestine refugees are people whose normal place of residence was Palestine between June 1946 and May 1948, who lost both their homes and means of livelihood as a result of the 1948 Arab-Israeli conflict. […] The descendants of the original Palestine refugees are also eligible for registration. When the agency started working in 1950, it was responding to the needs of about 750,000 Palestine refugees. Today, 5 million Palestine refugees are eligible for UNRWA services.»

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