Tragica, ma necessaria, la lotta contro i terroristi

Soprattutto in tempi di concessioni e scarcerazioni

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

image_2706Secondo Yediot Aharonot, l’operazione con cui le Forze di Difesa israeliane hanno cercato di arrestare a Nablus tre terroristi responsabili dell’assassinio, giovedì, in un’imboscata stradale a sangue freddo presso Shavei Shomron del 47enne israeliano Meir Absalon Hai (operazione che si è conclusa con la morte dei tre ricercati che si opponevano all’arresto), aveva lo scopo – fra l’altro – di rassicurare gli israeliani che vivono in Cisgiordania che le forze e i servizi di sicurezza israeliani non li hanno abbandonati alla mercé dei terroristi, soprattutto alla luce degli umori e delle paure che circolano negli insediamenti dopo l’ soppressione di tanti posti di blocco e la moratoria sulle attività edilizie decisa da Gerusalemme.
L’editoriale di Yediot Aharonot si dice convinto che l’operazione aveva anche lo scopo di inviare all’Autorità Palestinese un messaggio di questo tenore: certo, dopo l’attentato a Shavei Shomron avete avviato ampie indagini sull’assassinio e avete compiuto una serie di arresti, ma comunque la vostra azione non è stata sufficientemente efficace ed energica, e noi non potevamo stare ad aspettare i vostri risultati: se non rafforzerete il controllo, lo faremo noi al vostro posto.
Il giornale ricorda ai suoi lettori che uno dei terroristi coinvolti nell’attentato sia era in precedenza impegnato ad evitare ogni attività terroristica in cambio del fatto che le autorità israeliane non lo considerassero più un ricercato, e che un altro dei tre responsabili colpiti a Nablus era stato scarcerato da Israele lo scorso gennaio. Per questo l’editoriale suggerisce che l’operazione a Nablus avesse anche lo scopo di mandare un chiaro messaggio a quei militanti all’interno di Fatah che premono per una linea più estremista e intransigente verso Israele.

Yisrael Hayom scrive che l’impegno dell’Autorità Palestinese a garantire la sicurezza (grazie a forze di polizia addestrate in Giordania sotto la guida del generale Usa Keith Dayton in coordinamento con Israele) verrà messa alla prova sul serio nei prossimi giorni rispetto a quei terroristi palestinesi che certamente cercheranno vendetta.
L’editoriale sottolinea inoltre che uno dei terroristi colpiti a Nablus era stato recentemente scarcerato dopo che aveva scontato sette anni in un carcere israeliano dove, secondo il giornale, potrebbe aver persino affinato le sue abilità.
Secondo Yisrael Hayom, nell’operazione anti-terroristi a Nablus si può anche vedere una prima indicazione di cosa c’è da aspettarsi in Cisgiordania subito dopo che verrà completato lo scambio per la liberazione dell’ostaggio Gilad Shalit (con la scarcerazione di centinaia di terroristi detenuti). Di qui, secondo il giornale israeliano, la molteplice importanza dell’operazione: non solo come esplicito messaggio che Israele non permetterà ai terroristi di aggirarsi e agire indisturbati, ma soprattutto come implicito messaggio che chiunque uccide dei cittadini israeliani non se la caverà a lungo.

(Da: Yediot Aharonot, Yisrael Hayom, 27.12.09)

Nella foto in alto: Alcune delle armi di cui erano in possesso i tre terroristi Tanzim (Fatah) uccisi sabato a Nablus in uno scontro con soldati israeliani giunti ad arrestarli. Fra di esse, è stato trovato anche il mitra M-16 usato giovedì per uccidere in un’imboscata presso Shavei Shomron l’israeliano Meir Absalon Hai.