Tre binari paralleli per il dopo-Annapolis

Negoziati bilaterali, Road Map e impegno dei paesi arabi

Da un articolo di Herb Keinon

image_1926Israele, Autorità Palestinese e Stati Uniti stanno lavorando sull’ipotesi di lanciare tre binari diplomatici paralleli per tenere vivo ed efficace il processo negoziale avviato ad Annapolis. Lo riferisce il Jerusalem Post in un servizio esclusivo.
Il primo è il binario dei negoziati bilaterali, che dovrebbero iniziare con colloqui fra i rappresentanti israeliani e palestinesi nella prima riunione del Comitato di Coordinamento il prossimo 12 dicembre in una località mediorientale. Questi colloqui dovrebbero dare vita a una cornice complessiva per dei negoziati che entrambe le parti hanno detto di voler concludere con un accordo entro la fine del 2008. Sebbene gli Stati Uniti abbiano detto di vedere un loro ruolo nel Comitato di Coordinamento, la posizione di Israele – secondo quanto appreso dal Jerusalem Post – è che Washington non sarà rappresentata “dentro la stanza” dei negoziati e che i colloqui saranno puramente diretti e bilaterali. Il Comitato di Coordinamento dovrebbe riunirsi regolarmente per sovrintendere l’intero processo negoziale. La squadra israeliana, come ha ribadito il primo ministro israeliano Ehud Olmert, sarà guidata dal ministro degli esteri Tzipi Livni e dovrebbe comprendere rappresentanti sia dell’ufficio del primo ministro, sia del ministero della difesa. Parallelamente al Comitato di Coordinamento, e per seguirne da vicino i lavori, Olmert e il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) si incontreranno a settimane alterne.
Il secondo binario è quello dell’applicazione della Road Map, ivi compreso il meccanismo di monitoraggio americano. In questo momento le parti sono impegnate nel processo di definizione di come dovrà operare questo meccanismo: un elemento considerato cruciale, giacché Israele ha affermato che non intende attuare alcun accordo fin quando i palestinesi non ottempereranno agli impegni che si sono assunti sottoscrivendo la Road Map. Il meccanismo di monitoraggio sarà incaricato di giudicare se e quando ciò avverrà. Gran parte del lavoro per la messa in atto di questo meccanismo si svolge negli Stati Uniti giacché è a Washington che verrà chiesto di giudicare quando i vari impegni previsti dalla Road Map saranno mantenuti. Gli Stati Uniti si stanno dunque avventurando in un territorio inesplorato, dove in sostanza saranno chiamati a fare da “giudice e giuria” e dovranno riuscire a farlo secondo modalità che soddisfino entrambe le parti. Anche se il generale americano James Jones, ex comandante supremo delle forze alleate NATO in Europa, non ha ancora ricevuto formalmente l’incarico, fonti diplomatiche statunitensi confermano che sarà lui a ricoprire la posizione di capo del meccanismo di monitoraggio americano.
Il terzo binario post-Annapolis consiste nel coinvolgere i paesi arabi e la comunità internazionale perché si crei un’atmosfera regionale favorevole, che faccia progredire la soluzione “due popoli-due stati”. L’idea è quella di far sì che il mondo arabo e la comunità internazionale garantiscano ad entrambe le parti lo spazio, il tempo e la legittimità necessari per fare compromessi. La prossima tappa chiave lungo questo binario sarà la riunione dei paesi donatori in programma a Parigi per il 17 dicembre. Sia Gerusalemme che Washington vi presteranno molta attenzione per vedere se e in quale misura i paesi arabi che erano presenti ad Annapolis – e che dunque avrebbero implicitamente sottoscritto l’ipotesi “due popoli-due stati” – faranno seguire “i soldi alle parole”, e se adotteranno misure concrete per contribuire alla creazione di quelle autentiche istituzioni di governo palestinesi che renderebbero possibile la soluzione “due popoli-due stati”. Molti di questi paesi, in passato, hanno promesso grandi somme all’Autorità Palestinese senza poi consegnarle. Il loro comportamento alla riunione dei donatori verrà attentamente scrutinato per cogliere segnali su quanto siano realmente interessati a promuovere la soluzione “due popoli-due stati”. In effetti, uno degli obiettivi del processo avviato ad Annapolis è quello di delegittimare Hamas agli occhi dei palestinesi e del mondo arabo mostrando l’Autorità Palestinese come valida alternativa, e aiutandola a consolidarsi.
Accanto allo sforzo del modo arabo per sviluppare reali capacità di autogoverno dei palestinesi, Gerusalemme vorrebbe vedere anche dei passi positivi da parte dei paesi arabi verso Israele, il che migliorerebbe molto l’atmosfera complessiva in tutta la regione. Sebbene l’Arabia Saudita abbia messo in chiaro che in questo momento non ha intenzione di fare nessuna mossa verso Israele, Gerusalemme spera comunque di vedere qualche altro paese arabo adottare misure tali da far capire che il mondo arabo non è solo lì ad aspettare qualcosa da Israele, ma è anche disposto a fare la sua parte per cambiare in meglio il clima della regione.
Infine, è stata effettivamente avanzata l’idea di far seguire a quella di Annapolis una seconda conferenza di pace a Mosca nella prima metà del 2008, ma allo stato attuale non sarebbe stata ancora concordata né accettata.

(Da: Jerusalem Post, 4.12.07)

Nella foto in alto: Manifestazione palestinese nella striscia di Gaza contro la conferenza di pace di Annapolis