Ubriaco, fumato e imbottito di propaganda jihadista

Ecco “l’eroe della resistenza palestinese”, che ha filmato se stesso prima di uccidere tre israeliani a Tel Aviv

Nashat Milhem

Il terrorista Nashat Milhem esibisce un proiettile in uno dei suoi filmati

Nashat Milhem, il terrorista arabo israeliano che lo scorso primo gennaio ha aperto il fuoco sugli avventori di un bar a Tel Aviv uccidendo due persone e poi ha ucciso il guidatore di un taxi che aveva usato per allontanarsi dal posto, stava pianificando nuovi attentati quando, una settimana più tardi, è stato scoperto dalle forze dell’ordine e ucciso in uno scontro a fuoco.

E’ quanto risulta dagli atti di incriminazione resi pubblici mercoledì a carico di tre persone accusate d’aver aiutato Nashat Milhem a nascondersi. Resi noti anche dei video-selfie girati da Milhem con il proprio cellulare, nei quali non fa mistero del fatto che beveva alcolici, faceva uso di droghe e si scagliava contro gli ebrei e altri “nemici”.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, dopo aver abbandonato il taxi Milhem prese un autobus con il quale raggiunse la sua città natale di Arara, nel nord di Israele, dove riuscì a nascondersi in vari luoghi per una settimana, prima di essere scovato dalle forze di sicurezza che avevano lanciato una caccia all’uomo in tutta la nazione.

Ayoub Rashid, Muhammad Adel Milhem e Amin Milhem, questi ultimi due parenti del terrorista, sono stati incriminati davanti alla Corte distrettuale di Haifa con l’accusa d’aver aiutato Milhem a nascondersi, procurandogli anche cibo, un cellulare nuovo, sigarette e stupefacenti.

Lo scorso primo gennaio, Milhem ha aperto il fuoco al bar Simta, nel centro di Tel Aviv, uccidendo Alon Bakal e Shimon Ruimi. Ha poi preso un taxi, ma ha ucciso il taxista Amin Shaaban quando ha sospettato che stesse per denunciarlo alla polizia. Trovando difficoltà nel guidare il veicolo, lo ha abbandonato su una strada nel nord di Tel Aviv e ha preso l’autobus verso casa.

Secondo la ricostruzione Milhem ha condotto l’attentato da solo, ma i complici lo hanno poi aiutato sapendo cosa aveva fatto e che aveva intenzione di colpire ancora. A uno dei suoi complici Milhem avrebbe detto esplicitamente: “Ho ucciso due ebrei e il tassista perché mi avrebbe denunciato alla polizia”, aggiungendo di voler compiere un altro attacco a Tel Aviv o nella regione di Wadi Ara, dove si trova il suo villaggio.

Il suo telefonino, perso durante la mattina dell’attentato, conteneva dei video nei quali Milhem ha filmato se stesso mentre beve alcolici, fuma hashish e farnetica del suo profondo odio verso “i nemici dell’islam”, tra i quali elenca musulmani sciiti, ebrei e cristiani.

“Obama, crociato – dice Milhem in un video rivolto alla telecamera – convertiti all’islam. Non ti converti? Vediamo se la croce ti aiuta, figlio di puttana”. Nei filmati, Milhem appare ubriaco e sotto effetto delle droghe.

Gli investigatori non collegano direttamente Milhem allo “Stato Islamico” (ISIS), ma sottolineano che usa una terminologia del tutto simile a quella utilizzata dal gruppo terroristico.

(Da: Jerusalem Post, i24news, 27.1.16)

 

Nashat Milhem: «Come va, tutto bene? Mi sto scolando una (birra) Carlsberg, fumando hashish, camminando per la strada… sapete cosa voglio dire…
Voglio spiegarvi, ho fumato hashish, ho sniffato… ci siamo fatti… erba… hashish… tutte le cose che ti fanno sballare… dalle liquide alle solide… anche in polvere…

Obama, il crociato, convertiti all’islam. Non ti converti all’islam? Vedremo se la croce (Gesù) farà qualcosa di buono per te, figlio di puttana.
Oggi sto per salire al Signore, al Profeta Maometto, che sia lodato… E’ molto semplice… Ami il nostro maestro, il Profeta, che si lodato… Tu vuoi che questi occhi, occhi, occhi… lo vedano… E’ molto semplice… Morire… Uccidere…

A mio nome, Nashat Mahmed Ali Milhem, figlio di al-Daharat, da qui, da questo villaggio, e da questa casa nel cuore di questo villaggio di al-Daharat dove mi trovo… E non sei stato tu a sparare, quando hai sparato, perché Allah ha sparato…
Vi sbagliate su di noi… Okay, non siamo importanti. Cosa siamo? Vi sbagliate sul nostro maestro, il Profeta. Noi, nella nostra anima, viviamo qui sulla Terra. Questa cosa non è mai successa… questa cosa non succederà, ad Allah piacendo.
Il secondo attacco avverrà presto a Tel Aviv, così gli ebrei capiranno con chi si sono messi, questi figli di puttana.

A tutti gli sciiti, a tutti uno per uno, tutti uno per uno: figli di puttana … (altri insulti e imprecazioni)»