Un discorso storico

Il significato del discorso di Sharon allOnu non sta tanto nel fatto che abbia detto qualcosa di nuovo.

Da un editoriale di Ha'aretz

image_898Il significato del discorso che il primo ministro israeliano Ariel Sharon ha tenuto davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Uniti non sta tanto nel fatto che abbia detto qualcosa di nuovo, bensì nel fatto che Sharon non si è tirato indietro dalle posizioni moderate espresse nel recente passato, anche se tardive. Davanti a tutto il mondo Sharon si è impegnato a dedicare il resto della sua vita politica a fare la pace tra Israele e palestinesi, sottolineando come, per raggiungere questo obiettivo, sia disposto a rinunciare al sogno di insediamento su tutta la Terra d’Israele. Sharon in questo modo ha messo le cose nella giusta prospettiva. In un attimo la tanto attesa riunione del comitato centrale del suo partito, il Likud, è stato ridotto alle sue dimensioni di evento marginale nella storia dei rapporti fra Israele e i suoi vicini. La capacità di Sharon di levarsi a livello di un leader che guarda oltre la data del voto per anticipare le primarie del suo partito è ciò che fa del discorso di Sharon un discorso di levatura storica. […]
La dirigenza palestinese non ha condiviso l’entusiasmo generale per il discorso di Sharon aall’Onu. I suoi rappresentanti, ciascuno secondo i proprio stile, hanno sottolineato ciò che nel discorso non c’era. Ma attendersi che il primo ministro israeliano dichiari la volontà di dividere Gerusalemme e di tornare ai confini del 1967 non è realistico, e non migliora in nulla l’atmosfera. Il discorso di Sharon, subito dopo il ritiro da Gaza, ha creato una dinamica per la riconciliazione che dovrebbe essere afferrata a due mani e sfruttata al massimo. Il previsto incontro tra Scarno e Mahmoud Abbas (Abu Mazen) deve essere un primo passo congiunto per far progredire di nuovo il processo politico.

(Da: Ha’aretz, 18.09.05)