Un nemico sempre più forte

Seconda parte: Nonostante alcuni vantaggi, la tregua ha favorito Hamas

di Alex Fishman

image_2351La “tregua” nella striscia di Gaza è servita come base per un rafforzamento dei legami fra Israele ed Egitto. La crisi di Gaza non è debordata all’interno dell’Egitto e gli egiziani non hanno ceduto a Hamas su questioni importanti come l’apertura del valico di Rafah (fra Sinai e striscia di Gaza) o il rilascio di terroristi Hamas detenuti dal Cairo.
La “tregua” ha anche permesso qualche progresso dell’iniziativa di pace saudita e i mantenimento di buone relazioni con il mondo arabo moderato. Non è un caso se un paio di mesi fa re Abdullah di Giordania ha invitato il primo ministro Ehud Olmert e il ministro della difesa Ehud Barak per un incontro con lui. La possibilità che finisca la “tregua” metteva e mette tutt’ora a rischio la stabilità del regime giordano.
Inoltre, grazie alla “tregua”, Israele è stato meno presente sui telegiornali d’Europa e Stati Uniti, il che ha permesso al Quartetto (Usa, Ue, Russia, Onu) di attenersi alla politica di boicottaggio di Hamas e ha concesso all’amministrazione americana un po’ di tempo, permettendole di concentrarsi su Iraq e Afghanistan.
La “tregua”, infine, ha permesso alle Forze di Difesa israeliane di prepararsi, formulare piani ed equipaggiarsi. Lo stesso tuttavia non si può dire per gli israeliani che abitano la regione attorno alla striscia di Gaza: in questo caso non pare che il tempo sia stato usato in modo efficiente per completare le fortificazioni e prepararsi all’eventualità che nuovi agglomerati civili vengano raggiunti dalla minaccia dei razzi palestinesi.
Ufficiali della difesa israeliana ritengono che uno scontro sul fronte di Gaza potrebbe riaccendere il secondo fronte nel nord, sicché la “tregua” avrebbe risparmiato a Israele un altro violento round da combattere simultaneamente su due fronti, e in un momento sfavorevole.
L’establishment della difesa, compresi il ministro e il capo di stato maggiore, vedono nella “tregua” più vantaggi che svantaggi. Ma i vantaggi sono controbilanciati dalla presa sempre più completa di Hamas sulla striscia di Gaza e dall’incremento delle sua capacità militari. In questo momento Hamas dispone di un arsenale di missili che è il doppio per dimensioni e gittata di quello che aveva sei mesi fa. Hamas possiede fra otto e diecimila razzi di vario tipo. Sei mesi fa i suoi razzi avevano una gittata di circa 20 km, oggi possono colpire fino a Beer Sheva. Intanto il sistema difensivo di Gaza è stato completato e comprende otto divisioni e 16.000 uomini armati, oltre ad armi anti-aeree e anti-carro; è migliorata la qualità delle contromisure di Hamas a fronte delle forze corazzate israeliane, e i tunnel sotterranei sono molto più sicuri. Oggi Gaza custodisce tunnel che si estendono per quasi 50 km, bunker più sofisticati e migliori strumenti di intelligence.
Gli israeliani si aspettavano che la “tregua” sarebbe servita per far progredire le trattative per la liberazione di Gilad Shalit, ma questo non è successo.
In conclusione, ciò che le Forze di Difesa israeliane avrebbero potuto fare sei mesi fa oggi è assai più difficile. Ecco perché ora non c’è fretta. Tanto, per dirla col ministro della difesa israeliano, “la guerra non scappa”.
(2. fine)

(Da: YnetNews, 19.12.08)

Per la prima parte di quest’analisi, vedi