Un ponte per pretesto

I leader palestinesi non vedevano l'ora di trovare un pretesto per sviare l'attenzione dai loro conflitti interni

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_1579I leader palestinesi, sia di Fatah che di Hamas, non vedevano l’ora di trovare un pretesto per sviare l’attenzione dai loro conflitti interni. Per questo non sorprende che tanti di loro abbiamo colto al volo l’occasione dei lavori israeliani per il restauro della passerella di accesso al Monte del Tempio di Gerusalemme. Si tratta di un diversivo perfetto, per il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e per il capo di Hamas all’estero Khaled Mashaal, impegnati alla Mecca in reclamizzatissimi colloqui sulla “unità nazionale” palestinese.
“Israele, che oggi scherza col fuoco nel momento in cui tocca la moschea di al-Aqsa – ha detto Mashaal in partenza per l’Arabia Saudita – sa quali sono le conseguenze cui va incontro”. Gli ha fatto eco il primo ministro palestinese Ismail Haniyeh: “La continua aggressione israeliana alla moschea di al-Aqsa richiede che tutti i palestinesi si uniscano, ricordando che la nostra vera lotta è contro l’occupante”.
Anche i leader islamici israeliani si sono affettati a condannare gli scavi “di recupero” dell’Antiquities Authority, condotti in vista della costruzione del ponte pedonale. Scavi che hanno scatenato l’ira del Wakf, l’autorità islamica per il patrimonio religioso che gestisce il complesso del Monte del Tempio. “Sono lavori pericolosi che danneggeranno cose di valore storico in un luogo molto delicato” ha detto il direttore del Wakf, Adnan Husseini. Bella faccia tosta, visto che il Wakf è quello che negli anni scorsi ha fatto asportare enormi quantità di terra dal Monte stesso, senza alcuna adeguata supervisione archeologica, per ampliare una grande moschea ricavata sotto quella di al-Aqsa.
Il leader del movimento islamico israeliano Raed Salah ha chiamato i musulmani ad accorrere a Gerusalemme per “salvare” la moschea di al-Aqsa: “Gerusalemme è in pericolo”, ha esclamato lo sceicco, aggiungendo un chiaro invito alla violenza: “E’ giunta l’ora di una intifada del popolo musulmano”.
La verità, naturalmente, è che il ponte è semplicemente una passerella pedonale che deve sostituire la rampa di pietra che conduceva alla Porta Mughrabi, parzialmente collassata tre anni fa e giudicata insicura dai tecnici comunali.
Per legge, l’Antiquities Authority deve compiere scavi “di recupero” prima di qualunque costruzione. Scavi che in questo caso, precisa Yuval Baruch, capo archeologo dell’Authority, si trovano ad almeno 60 metri dal Monte del Tempio. “Invitiamo tutti a venire a vedere coi loro occhi – ha detto Baruch a Israel Radio – Stiamo lavorando a cielo aperto, e non abbiamo nulla da nascondere”.
Con tutta evidenza, i leader palestinesi stanno cercando di sfruttare questo non-evento per tornare ad infiammare le memorie della visita di Ariel Sharon al Monte del Tempio del settembre 2000, il pretesto che venne usato per catalizzare la seconda intifada. E con tutta evidenza considerano che sia nell’interesse dei palestinesi rilanciare scontri violenti come quelli che scoppiarono nel 1996, quando il pretesto fu l’apertura da parte di Israele di una seconda uscita per il tunnel del Muro Occidentale.
I palestinesi sostengono, falsamente, che l’intero progetto sia una specie di complotto segreto israeliano volto a scavare sotto la moschea di al-Aqsa, per danneggiarla.
In realtà i leader palestinesi stanno solo sfruttando la questione per scopi politici, nel tentativo di reindirizzare le ostilità contro Israele mentre si trovano nel mezzo di una sanguinosa guerra intestina. Un tentativo così ampiamente sostenuto dai dirigenti palestinesi da lasciare sgomenti, anche se purtroppo nient’affatto sorpresi.
I cinici appelli al rilancio dell’intifada e allo scontro violento screditano i palestinesi supposti moderati, che si schierano fianco a fianco con gli estremisti nello sforzo di scatenare le ostilità. Sono appelli che possono procurare solo nuovi spargimenti di sangue e nuova disperazione. Se la preoccupazione per gli scavi acheologici o per i lavori di costruzione fosse realmente sincera, essa dovrebbe e, con tutta evidenza, potrebbero essere espressa con calma e in modo appropriato, attraverso il dialogo aperto e proposte costruttive.

(Da: Jerusalem Post, 7.02.07)

Nella foto in alto: I lavori “di recupero” archeologico e per la costruzione della nuova passerella alla Porta Mughrabi, in corso all’esterno del Monte del Tempio.