Un rapporto superficiale, poco professionale, avulso dalla realtà

“Qualunque israeliano ragionevole penserà che è meglio controllare un'altra nazione piuttosto che ritirarsi, essere attaccati e poi essere anche condannati”

Il Consiglio Onu per i diritti umani

Il Consiglio Onu per i diritti umani (dal quotidiano britannico Sun)

Mary McGowan Davis presenta ufficialmente lunedì al Coniglio Onu per i diritti umani il rapporto della sua Commissione sulla guerra della scorsa estate fra Israele e Hamas nella striscia di Gaza. Si prevede che il Consiglio, composto dai rappresentanti di 47 paesi dominati da una maggioranza automatica anti-israeliana, approverà le conclusioni del rapporto. Il Ministero degli esteri israeliano sta cercando di raccogliere contro il rapporto quella che viene definita una “maggioranza morale” composta dalla maggior parte dei paesi democratici, a partire dagli Stati Uniti e dai paesi europei. Nel frattempo, una cinquantina di organizzazioni da vari paesi del mondo (Italia compresa) hanno in programma di tenere lunedì a Ginevra una manifestazione contro il rapporto della Commissione McGowan Davis. In particolare, l’istituto di ricerca “NGO Monitor” e il gruppo “UN Watch” stanno organizzando un gruppo di esperti che lunedì, mentre il Consiglio è riunito a Ginevra, analizzi il rapporto sotto il profilo militare, del diritto internazionale e delle reti del terrorismo mondiale. Fra gli esperti dovrebbero partecipare il colonnello Richard Kemp, il professor Gerald Steinberg, Jonathan Schanzer, Uzi Rubin, Hillel Neuer e Anne Herzberg. Anche altri esperti di questioni militari, di diritto e di Medio Oriente si recheranno a Ginevra per illustrare analisi radicalmente alternative a quelle contenute nel rapporto. Sia NGO Monitor che UN Watch hanno sottolineato che, come nei casi  precedenti, il Consiglio Onu del diritti umani ignora completamente l’ideologia di Hamas, le sue capacità militari, i canali attraverso cui si procura armi e finanziamenti. Inoltre, i due enti che hanno convocato il gruppo di esperti denunciano la grave incompetenza in materia di conflitti armati dei due membri della Commissione d’indagine del Consiglio Onu dei diritti umani.

Ha scritto Giora Eiland, su YneNews: «Non è difficile dimostrare che si tratta di un rapporto superficiale e poco professionale. Vi si legge, per esempio, che Israele avrebbe usato una forza eccessiva, e che molti civili sono rimasti uccisi. Ma la domanda è: “eccessiva” e “molti” rispetto a cosa? Gli autori del rapporto, come quelli del Rapporto Goldstone prima di loro, non si sono presi la briga di controllare le operazioni anti-terrorismo condotte da altri paesi in aree ad alta densità di popolazione. Ad esempio, il rapporto medio tra vittime combattenti e non-combattenti nelle operazioni alleate in Iraq paragonabili a quella di Israele a Gaza risulta di circa 1 a 5 (cinque volte più civili che terroristi). Nell’operazione Margine Protettivo il rapporto è stato di circa 1 a 1. Qualsiasi analista professionale e obiettivo avrebbe elogiato gli sforzi di Israele per arrivare a un tale risultato. Gli autori del rapporto si sono accontentati di descrivere gli effetti (vittime, edifici distrutti ecc.) ignorando completamente una serie di parametri necessari per capire quegli effetti. Il primo parametro sono le circostanze e le condizioni concrete (come le dimensioni della popolazione, la sua densità ecc.). Il secondo è la forza effettiva del nemico. Chiaramente, più forte è il nemico – più combattenti, più armi anticarro, più razzi, una rete di tunnel offensivi ecc. – maggiore è la forza che deve essere utilizzata per raggiungere il risultato di sopraffarlo. In tal caso, bisogna per forza aspettarsi un maggiore numero di vittime e distruzioni. Qualsiasi comparazione professionale volta a determinare se è stato fatto un uso delle forza eccessivo o proporzionato deve necessariamente considerare la forza del nemico in modo tale da poter trattare dati confrontabili fra loro. Tutto questo non è stato fatto. Il terzo parametro è il codice di condotta del nemico. Quando il nemico agisce intenzionalmente a partire da scuole e ospedali, quando utilizza i propri cittadini come scudi umani e impedisce loro di abbandonare i luoghi minacciati, il risultato è un più alto numero di vittime civili. Gli autori del rapporto hanno ignorato ogni standard militare professionale che consenta un confronto tra la gestione dell’operazione Margine Protettivo e altri eventi ad essa paragonabili, finendo col scrivere delle conclusioni che si basano sul nulla». (Da: YnetNews, 25.6.15)

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“La pletora di video che circolano in rete fornisce prove più che sufficienti degli standard morali praticati da organizzazioni come l’Isis, Hamas, Hezbollah, Boko Haram, Jabhat al-Nusra, Jihad Islamica e tutte le loro varianti”.

Ha scritto Ari Shavit, su Ha’aretz: «L’Onu sta perpetuando l’occupazione israeliana: dopo il rapporto sulla guerra a Gaza, qualunque israeliano ragionevole penserà che è meglio controllare un’altra nazione piuttosto che ritirarsi, essere attaccati e poi essere spediti davanti al tribunale dell’Aia quando hai cercato di difenderti dall’aggressione». (Da: Ha’aretz, 25.6.15)

Ha scritto Shraga Blum, su Times of Israel: «Esigere da se stessi alti standard morali non ha mai significato porgere l’altra guancia. Ci sono stati troppi morti civili, a Gaza, tra cui donne e bambini. Ce ne sarebbero stati dieci volte di più se l’esercito israeliano fosse davvero l’esercito spietato e dal grilletto facile che viene descritto da coloro che hanno contribuito alla stesura di questo rapporto. A chi ancora non lo sapesse, bisognerà ricordare che la guerra provoca vittime. Spesso innocenti. Per questo è una gran brutta cosa. Ma la piena responsabilità per le morti civili a Gaza ricade su Hamas che, con incredibile cinismo, ha fatto di tutto per mettere i soldati israeliani di fronte a un dilemma morale impossibile: come combattere dei terroristi che si nascondono fra i civili? La pletora di video che circolano in rete fornisce prove più che sufficienti degli “standard morali” praticati da organizzazioni come lo “Stato Islamico” (ISIS), Hamas, Hezbollah, Boko Haram, Jabhat al-Nusra, Jihad Islamica e tutte le loro varianti. Israele non ha voluto la guerra a Gaza la scorsa estate, come non ha mai voluto le guerre che si è trovato costretto a combattere nella sua storia. Ma lo stato ebraico e l’esercito israeliano possono guardarsi allo specchio della moralità senza alcuna vergogna perché, a differenza di coloro che ci circondano, in ogni soldato delle Forze di Difesa israeliane c’è una persona riluttante ad uccidere. Israele è morale quanto è possibile esserlo senza essere suicidi». (Da: Times of Israel, 25.6.15)