Una brava persona

Brutte notizie: forse i mass-media ci offrono proprio quello che vogliamo

Da un articolo di Yair Lapid

image_2281Nove mesi fa, come forse sapete, ho cominciato a condurre il programma di notizie del venerdì sulla tv israeliana Channel 2. Nei primi sei mesi sono stato anche il direttore della trasmissione. Una delle mie prime decisioni fu quella di aggiungere un piccolo servizio di due minuti alla fine del programma, subito prima delle previsioni del tempo. L’abbiamo intitolato “Una brava persona”.
L’idea era semplice. Ogni settimana dedicavamo due minuti a una persona che fa qualcosa di buono per la sua comunità: una signora che apre un club per bambini a rischio; un ufficiale che insiste ad ingaggiare giovani mentalmente disabili; il padre di un soldato disperso che visita israeliani feriti; una donna che fonda un’organizzazione che manda qualcuno ad abbracciare i neonati abbandonati negli ospedali cosicché, nonostante tutto, possano sentire cos’è l’amore.
Le critiche, come ci si poteva aspettare, furono improntate al cinismo. Sostenevano, forse a ragione, che non è questo il ruolo di un programma di notizie. D’altra parte, si trattava solo di due minuti alla fine di un programma di 90 minuti pieno dei soliti fatti di sangue, sudore e lacrime che costituiscono la realtà di Israele. Arrivava dopo tutte le notizie di bambine trovate morte dentro una valigia, missili Qassam, tracolli del governo.
Mi sentivo abbastanza orgoglioso di questa piccola trasmissione, e sentivo che rispondeva a un’esigenza reale. Ogni giornalista israeliano conosce bene questo fenomeno: almeno tre volte la settimana, al supermarket, al distributore di video o al parcheggio, qualcuno ci ferma e ci sgrida per la nostra ben nota cattiveria. “Perché dovete mostrare sempre e solo le cose brutte?”, chiedono arrabbiati.
In effetti, esiste un numero straordinario di persone meravigliose, in questo paese. Salta fuori che gli israeliani si danno parecchio da fare per offrire il loro contributo alla comunità: molto più di quanto avremmo immaginato. In ogni comunità, in Israele, ci sono brave persone che compiono buone azioni e che rimanevano un po’ sorpresi quando li avvicinavamo. Tutti sembravano sinceramente convinti di fare semplicemente una cosa giusta e naturale, e non riuscivano a capire il nostro interesse giornalistico per loro.
Due settimane fa è apparso chiaro che avevano ragione, e così abbiamo cancellato il programma. Voglio spiegarlo nel modo più tecnico e asettico possibile: alla fine di ogni servizio mi arrivano i dettagli del rating. Ho cercato di contrastare quei dati per quanto ho potuto, ma alla fine mi hanno sopraffatto: giacché quel questo servizio non interessava.
Non c’entrano ragioni tecniche. Il servizio era prodotto con molto amore e talento, e ci avevamo investito molto denaro (anzi, su un calcolo al minuto “Una brava persona” era la parte più costosa del programma). Eppure gli spettatori se ne andavano: ogni settimana, quando iniziava il servizio, passavano ad altri canali e il nostro rating crollava. Alla fine non abbiamo avuto scelta e l’abbiamo eliminato. A volte bisogna semplicemente ammettere d’aver sbagliato.
Posso almeno lamentarmi? Suppongo di no. Questa è la natura di questa professione, queste sono le sue regole: è un lavoro che mi piace e l’ho scelto troppi anni fa per potermi permettere adesso di indulgere in considerazioni di moralistica amarezza. Se gli spettatori non vogliono vedere qualcosa, non è il caso di imporgliela. Stiamo parlando di televisione commerciale, non di un ente di beneficenza.
Tuttavia la prossima volta, prima di cominciare a lamentarvi dei media, ricordate che c’è una eventualità peggiore di quella che i mass-media non vi diano quello che volete, ed è che forse i mass-media vi danno proprio quello che volete. La guerra è più interessante della pace, il delitto è più interessante rapporti di buon vicinato, e molte persone cattive sono più interessanti di una sola brava persona.

(Da: YnetNews, 07.10.08)

Nella foto in alto: Yair Lapid, autore di questo articolo

Si veda, nella colonna qui a sinistra, gli articoli della Sezione “Israele Oggi”

Si veda anche i siti (in inglese):

Israel 21 century – A Focus Beyond the Conflict

http://www.israel21c.net

e Israelity

http://www.israelity.com