Una buona spinta

Il progetto dell’etiope Asher Elias mira a fare degli etiopi immigrati in Israele la prossima ondata di lavoratori hi-tech

Da un articolo di David Shamah

image_2013Quando la gente usa il termine “immigrazione” quasi sempre si riferisce al movimento fisico di gruppi di popolazioni dal punto A al punto B, dove B è il luogo in cui quelli che si trasferiscono sperano di trovare una vita nuova e migliore.
Ma c’è un altro aspetto dell’immigrazione: il passaggio dal Terzo Mondo alla vita moderna e hi-tech. Per gli immigrati etiopi in Israele, gli ostacoli sulla strada “verso casa” – sia fisicamente che nel passaggio dalla vita in una parte del mondo lasciata indietro dalla rivoluzione industriale verso una delle società più hi-tech del mondo – sono stati enormi. Quelli che sono sopravvissuti al grande viaggio, la “masa” attraverso il deserto per venire nella Terra Promessa, hanno presto realizzato che arrivare era solo metà del viaggio: la parte facile.
Senza conoscenza della lingua o capacità tecniche, gli immigrati etiopi sono essenzialmente inutilizzabili, appena arrivati qui. Secondo uno studio del 2006 fatto dalla Bank of Israel, è molto difficile integrare i membri della comunità etiope nei posti di lavoro, nonostante gli sforzi del governo per aiutare in questo senso. Della comunità di 106.000 persone circa il 40% in età da lavoro ha a mala pena terminato la scuola elementare; solo il 57% ha lavorato (contro il 76% della popolazione ebraica in generale), e il 52% delle famiglie di immigrati etiopi vive al di sotto della soglia di povertà contro il 16% della popolazione ebraica.
Il governo cerca di preparare e integrare gli immigrati. Molti che aspettavano il loro turno per entrare nel paese sono passati attraverso speciali corsi di orientamento pre-aliya prima di venire qui, e ci sono molti ulpan (corsi di lingua) e corsi di orientamento sociale a disposizione al loro arrivo. Ci sono anche corsi di addestramento di ogni genere per prepararli a un lavoro. Per esempio, l’Israel Association for Ethiopian Jewry offre oggi corsi per imparare la lavorazione del metallo, o per personale di cliniche, fotografia, lavori nell’industria farmaceutica, corsi di leadership per soldati congedati per lavorare nella comunità.
Cionondimeno, dice lo studio della Bank of Israel, ci sono solo circa 3.000 membri della comunità etiope con diplomi e lauree e la grande maggioranza lavora nei servizi sociali all’interno della comunità stessa.
Questo avviene, secondo uno studio separato fatto dal ministero per l’assorbimento degli immigrati, a causa dell’”immagine negativa” che i datori di lavoro hanno degli etiopi in generale, benché coloro che li hanno assunti si dichiarino generalmente soddisfatti delle loro prestazioni.
L’alta disoccupazione, le misere prospettive, le”immagini negative”, i corsi di addestramento per lavori soprattutto da “colletti blu”: tutto questo ha il profumo di un altro fenomeno occidentale che gli immigranti etiopi stanno rapidamente imparando a conoscere: il “ciclo della povertà” in cui generazioni successive sono condannate ai gradini più bassi della scala economica. Un terzo degli etiopi in Israele non sono nemmeno immigrati: sono nati in Israele e sta già diventando chiaro che la prossima generazione sarà condannata a lavori da operai, con i conseguenti stipendi bassi.
Anche per la sola ragione di dare ai giovani speranza per un domani migliore sarebbe valsa la pena di costituire il Tech-Career, dice Asher Elias, fondatore e direttore dell’innovativo college hi-tech studiato per i giovani etiopi che hanno completato il servizio militare. Tech-Career, dice Elias, ha come scopo niente meno che scatenare una rivoluzione culturale nella comunità etiope. “Se comunque dobbiamo ri-addestrare le persone per nuovi lavori – dice – perché non fare il passo completo e addestrarli per lavori migliori come programmazione hi-tech e posti direttivi?”
Se vi state chiedendo perché le centinaia di burocrati governativi il cui compito è costruire una politica per l’istruzione nella comunità etiope non avevano avuto questa idea davvero ovvia, forse è perché i burocrati pensano, appunto, da burocrati, limitati nella loro visione da budget, statistiche e altri sintomi di pensiero istituzionale. Inoltre, la maggior parte dei burocrati non ha mai lavorato nell’ hi-tech, diversamente da Elias, uno dei pochi etiopi ad arrivare qui prima della grande aliya (è nato in Israele nel 1970). Dopo una carriera proficua si rese conto che, forse più di ogni altro membro della comunità, egli era nella posizione unica per diventare il leader di quelli che avevano bisogno d’aiuto per integrarsi nella società israeliana.
Dopo aver lavorato parecchi anni con IAEJ, Elias sfruttò le sue conoscenze nel mondo hi-tech e, imparando dall’esperienza di un programma simile a Washington DC, organizzò un corso che insegnasse la programmazione di computer ai giovani etiopi, permettendo loro di ottenere ottimi lavori nelle compagnie della “Silicon Valley” israeliana. E da saggio investitore hi-tech, Elias ha spinto la sua idea per costituire non solo un corso di programmazione, ma quello che si potrebbe considerare forse il massimo corso di programmazione: oltre 1.000 ore di studio su tutti gli aspetti della tecnologia del computer, il mondo hi-tech, capacità di parlare e scrivere in inglese, tecniche di intervista e tutto ciò che coloro che cercano lavoro dovrebbero sapere per ottenere il posto dei loro sogni. I corsi sono tenuti da insegnanti della John Bryce, una delle migliori organizzazioni del paese per l’addestramento informatico e una divisione di Matrix, la più grossa organizzazione del paese per piazzamento e consulenza high-tech.
“L’istruzione che stiamo dando loro è la migliore nel suo genere, senza dubbio – dice Yigal Shachak, direttore di zona a Gerusalemme per la John Bryce – Imparano le cose più richieste, e la lista dei conferenzieri ospiti e dei consulenti comprende alcuni dei massimi esperti in hi-tech”.
Inoltre, il fatto che il corso sia tenuto da istruttori della John Bryce serve a far entrare gli studenti nel giro, spiega Shachak: “E’ probabile che la persona che li intervista per un lavoro sia qualcuno che , in qualche momento, è passato attraverso il training della John Bryce, quindi sanno che assumono lavoratori qualificati”.
Il corso Tech-Career dura circa sei mesi e gli studenti devono seguire un programma molto impegnativo, dice Elias. Ed è per questo che si tratta di un programma a tempo pieno e gli studenti abitano per tutto il tempo nel Kibbutz Nahshon, vicino a Latrun (sulla strada tra Tel Aviv e Gerusalemme). E, aggiunge, anche se il lavoro è duro, è raro che ci siano rinunce: “Nell’ultimo gruppo di 16 studenti, solo uno ha rinunciato. Questo trimestre abbiamo 23 studenti, così mi aspetto che non rinuncino più di due”.
I candidati al corso sono attentamente valutati, dice Elias, intervistati da dirigenti hi-tech, assistenti sociali e altri che determinano se lo studente ha la grinta necessaria per intraprendere il faticoso percorso. Ogni posto nel corso è troppo prezioso per sprecarlo con qualcuno che non abbia la volontà necessaria per finirlo.
Per i primi corsi nel 2004, Elias dice di aver avuto difficoltà a riempire i circa 15 posti di cui aveva bisogno per iniziare. Adesso non più: oltre 120 persone hanno fatto domanda per entrare nell’ultimo corso, che è iniziato qualche settimana fa, “e riceviamo ancora richieste”. I diplomati lo dicono ai loro amici, le organizzazioni comunitarie spargono la voce, e i giovani nella comunità vedono con i propri occhi che una carriera nell’hi-tech è una realtà per le decine che hanno già finito il corso.
“Tutti quelli che hanno seguito il corso stanno lavorando con impieghi ben retribuiti, soprattutto nella programmazione. Alcuni guadagnano fino a 20.000 shekel al mese”, dice Elias. Questo ne fa dei modelli per un’intera generazione di giovani etiopi. Quando il progetto Tech-Career sarà più conosciuto, dice Elias, verrà probabilmente esteso ad altre città, con classi più numerose.
Il corso è pagato dagli studenti, con la borsa di studio che ricevono al momento del congedo dalle Forze di Difesa. Il ministero dell’industria, commercio e lavoro paga alcuni servizi, e fornisce un assistente sociale e un po’ di tempo per l’istruzione. Ma il cuore del programma è Elias, la forza portante, l’uomo che tiene insieme il tutto. “I giovani etiopi sono svegli e acuti – dice – e sanno come affrontare gli ostacoli; ne affrontano tutti i giorni. Tech-Career li aiuta ad incanalare i loro talenti in una carriera redditizia. Israele è una società hi-tech, e se dobbiamo farne parte dobbiamo essere una comunità hi-tech. E’ questo il senso di Tech-Career”.

(Da: Jerusalem Post, 03.01.08)

Nella foto in alto: Asher Elias (a destra), qui in compagnia del musicista Ziggy Marley (figlio di Bob Marley)