Una domanda che papa Francesco avrebbe potuto fare all’“angelo di pace”

Sua Santità è una persona molto ingenua, oppure non ha la minima idea di quello che accade in Medio Oriente

Di Noah Klieger

Noah Klieger, autore di questo articolo

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Confesso che ho dovuto leggere la notizia più volte prima di rendermi conto che non si trattava di uno scherzo, ma di un serissimo servizio da Roma. Sabato scorso papa Francesco ha effettivamente parlato del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) come di “un angelo di pace”.

Quello che si può dedurre da questa affermazione è che Sua Santità è una persona molto ingenua, oppure una che non ha la minima idea di quello che sta accadendo in Medio Oriente da quasi settant’anni. Altrimenti è impossibile capire come una persona intelligente possa pronunciare una frase così stramba, che contrasta con quello che avviene nella realtà.

Abu Mazen mostra una mappa della “Palestina”: Israele è cancellato dalla carta geografica

Diamine! Abu Mazen, che è a capo di un’autorità evanescente che esiste più che altro grazie alle donazioni provenienti da paesi di tutto il mondo e alla buona volontà e alla benevolenza dello stato di Israele, è l’uomo che ha frustrato e continua a frustrare ogni possibile accordo di pace che ponga fine al conflitto tra Israele e la sua Autorità Palestinese.

Proprio come il suo predecessore Yasser Arafat, Abu Mazen è stato bravissimo ad eludere ripetutamente ogni tentativo di tenere seri negoziati sul futuro dell’Autorità Palestinese a fianco di Israele. Abu Mazen non vuole affatto essere il presidente di uno stato sovrano realmente esistente. Perché mai dovrebbe volersi occupare dei tanti problemi di uno stato vero? Viene comunque ricevuto dappertutto con il titolo di presidente, senza che debba prendersi cura dell’economia o delle finanze di un vero stato. Molti paesi in tutto il mondo hanno comunque riconosciuto l’Autorità Palestinese come se fosse uno stato, compreso il Vaticano, a sua volta un’entità evanescente.

Se papa Francesco avesse veramente capito qualcosa di quello che sta accadendo nella nostra regione avrebbe potuto chiedere, ad esempio, all’“angelo di pace” di Ramallah come mai nel corso degli anni quasi tutti i cristiani sono scappati/emigrati dai territori sotto controllo palestinese, mentre in Israele centinaia di migliaia di cristiani vivono in pace e godono di piena libertà religiosa.

(Da: YnetNews, 17.5.15)

Hasiba Shahala

Hasiba Shahala

A ricordo della giovane araba cristiana uccisa in uno dei peggiori attacchi terroristici palestinesi contro la popolazione d’Israele

Accadde 41 anni fa. La cellula terroristica che penetrò in Israele per commettere il terribile massacro nella scuola di Ma’alot, lungo la strada, prima di perpetrare l’attentato nel nord del paese, uccise anche una giovane donna araba cristiana. Ora il nome di quella donna apparirà sulla targa commemorativa in memoria delle vittime.

Il 12 maggio 1974 una cellula terroristica palestinese che aveva attraversato il confine dal Libano verso Israele, al calare della sera si imbatté in un furgone che trasportava operaie che rincasavano nel loro villaggio di Fassuta. I terroristi aprirono il fuoco contro il furgone uccidendo Hasiba Shahala, di 27 anni, cittadina israeliana arabo-cristiana residente a Fassuta. Restarono feriti il conducente, druso, e altre otto lavoratrici.

I terroristi procedettero poi verso la piccola città di Ma’alot, fecero irruzione nell’abitazione di Yosef e Fortuna Cohen e assassinarono la coppia insieme al figlioletto Eli di quattro anni. Da lì, il commando si diresse verso la scuola elementare Netiv Meir dove erano alloggiati studenti e insegnanti in gita scolastica da Safed.

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I terroristi fecero irruzione nella scuola e tennero in ostaggio per due giorni più di cento studenti e insegnanti, finché un’unità Sayeret Matkal, le forze speciali delle Forze di Difesa israeliane, presero d’assalto l’edificio. L’attentato palestinese si concluse con la morte di 22 fra studenti e insegnanti e di un soldato israeliano, Shmuel-Silvan Zerah, che non faceva parte della forza d’intervento.

Il massacro nella casa e nella scuola di Ma’alot fu da allora al centro di cerimonie e memoriali, con il risultato che il nome di Hasiba non compariva da nessuna parte. Ora invece una targa commemorativa dedicata a quella giornata di sangue, che verrà scoperta martedì sera nella città di Safed, porta chiaramente il nome di Hasiba Shahala nella lista delle vittime. (Da: YnetNews, 16.5.15)