Una guerra che Israele deve vincere

Se Hamas e Hezbollah potranno cantare vittoria, Israele avrà i giorni contati

Da un articolo di Sever Plocker

image_1303Se Hamas e Hezbollah dovessero vincere la guerra che hanno scatenato, Israele potrebbe avere i giorni contati. Non si tratta di esibizioni muscolari. Si tratta di decisioni fatali. Se questi due movimenti estremisti jihadisti dovessero ottenere anche solo una vittoria simbolica, questa aprirebbe la strada ai nemici d’Israele in tutto il Medio Oriente. È assolutamente necessario che Israele vinca questa guerra. Su questo non possono esservi dubbi.
Hamas e Hezbollah hanno molto in comune. Entrambi non riconoscono né Israele né il diritto degli ebrei di vivere liberi e indipendenti in Medio Oriente; entrambi sono ben installati in aree da cui Israele si è ritirato unilateralmente; entrambi sono guidati da capi carismatici capaci di infiammare le folle; entrambi esibiscono disprezzo per le capacità militari di Israele e per la sua capacità di resistere sotto pressione; ed entrambi hanno preso in ostaggio dei soldati israeliani sequestrandoli all’interno del territorio sovrano israeliano, e li trattengono in territori sotto il loro controllo.
Se i loro leader avranno la meglio in questa guerra, se potranno a buon diritto vantare una vittoria, Israele sarà sull’orlo della fine.
Dunque crediamo tutti al primo ministro israeliano Ehud Olmert quando dice “no”: non scenderemo a patti con la presa in ostaggio di nostri di soldati, non tollereremo attacchi quotidiani con Katushya e missili Qassam, non cederemo ai ricatti. Quando Olmert dice “no”, intende no.
Ma i “no” non definiscono una politica e non indicano una strada. Dopo i “no”, bisogna indicare una prospettiva. Su questo c’è poca chiarezza.
Il nostro obiettivo è combattere una guerra d’attrito persistente per far cadere l’Autorità Palestinese e il governo libanese? È faattibile, ma non è detto che sia auspicabile.
L’obiettivo è colpire entrambe le organizzazioni terroristiche Hamas e Hezbollah fino a far loro chiedere un cessate il fuoco da posizioni di debolezza? Questo sarebbe auspicabile, ma non è detto che sia fattibile. Pesanti attacchi a gruppi terroristici non sempre li indeboliscono. Talvolta addirittura li rafforzano.
Il nostro obiettivo è riconquistare la striscia di Gaza e la fascia di sicurezza nel sud del Libano, tornare nella città libanese di Nabatiya e nel campo palestinese di Deheshiya? C’è davvero qualcuno in Israele che ne sente la mancanza?
Sul piano strategico le cose sono ancora più complicate. Dobbiamo esercitare pressioni sulla popolazione sciita libanese, perché faccia pressione su Beirut, perché faccia pressione su Damasco, perché faccia pressione sugli Hezbollah, perché facciano su Hamas? Israele ha già cercato di innescare simili catene di reazioni negli anni ’90, senza successo.
Contro la propria volontà, il governo Olmert si trova a combattere una guerra su due fronti in un momento in cui la popolarità del governo si stava incrinando e il pubblico perdeva fiducia. Le schermaglie verbali non miglioreranno la sua credibilità, come non ripristineranno la capacità di Israele di dissuadere i suoi nemici dall’attaccare. Più aumenta la distanza fra ciò che si minaccia (“questa volta ve la facciamo pagare cara”) e ciò che si fa realmente, più Israele diventa vulnerabile.

Nella foto in alto: Carmiel sotto i razzi Katyusha