Una questione di giustizia

? lecito scarcerare terroristi stragisti recidivi?

Da un articolo di Moshe Elad

image_1651Quando il senatore della Pennsylvania Arlen Specter, membro insigne della Commissione Giustizia del Senato degli Stati Uniti d’America, ha sentito la storia di Nasser Abu Hamid, il braccio destro di Marwan Barghouti, ne è rimasto scioccato.
Nel dicembre 2002 Abu Hamid, un super terrorista che ha dedicato tutta la sua vita all’uccisione di israeliani, venne condannato da un tribunale israeliano a sette ergastoli, più altri cinquant’anni di detenzione. Era la seconda volta che veniva condannato a una pena pesante. Infatti Abu-Hamid, comandante delle Brigate Martiri di al-Aqsa (braccio armato di Fatah), all’inizio degli anni ’90 era già stato condannato a nove ergastoli, ma dopo tre anni di detenzione era stato scarcerato quando il governo israeliano aveva fatto uno dei suoi gesti verso l’Autorità Palestinese chiamati “misure per creare fiducia”. Il senatore Specter non poteva credere alle sue orecchie, scioccato per la incredibile facilità con cui Israele concede l’amnistia a questi terroristi.
Alla fine di giugno 2003 Specter inoltrò una insolita istanza al ministro della giustizia statunitense John Ashcroft in cui si chiedeva a Israele di estradare Hassan Salameh, numero due delle Brigate Izz al-Din al-Qassam (braccio armato di Hamas). Salameh era stato condannato nel 1996 a cinquanta ergastoli per il ruolo svolto in varie stragi che avevano provocato la morte di decine di israeliani e di tre cittadini americani. Anche in questo caso alcuni degli attentati terroristici organizzati e realizzati da Salameh risultavano senza precedenti per crudeltà e conseguenze, e avevano scioccato l’opinione pubblica americana.
Nel perorare la sua richiesta, Specter scrisse fra l’altro che non v’era ragione al mondo perché l’assassino non dovesse essere estradato negli Stati Uniti per essere processato per reati passibili della pena di morte. In altri termini, Specter diceva a Israele: quello che voi fate con il vostro sistema giudiziario è affar vostro, ma l’America non può permettersi di esserne parte. Noi abbiamo i nostri principi.
In effetti, non possiamo che invidiare il modo in cui gli Stati Uniti trattano i terroristi. L’America ha dimostrato nel corso degli anni di aderire a una lotta senza compromessi contro qualunque terrorista finché non viene portato in tribunale. Un intero sistema di investigatori e tribunali persegue il terrorista senza sosta finché non viene emessa una sentenza e non viene fatta giustizia. Vengono sequestrati fondi e proprietà degli esecutori e delle organizzazioni mandanti, e vengono versati importanti indennizzi alle vittime e alle loro famiglie. Di fronte al terrorismo, i cittadini americani sanno che non verranno abbandonati e che non verranno adottate “misure per creare fiducia”.
Oggi, mentre si apprende che Hassan Salameh figura sulla lista dei 1.300 detenuti palestinesi di cui si pretende la scarcerazione (in cambio del rilascio del soldato israeliano Gilad Shalit trattenuto in ostaggio nella striscia di Gaza dal giugno scorso), chiedo al senatore Specter di dimostrarci che il sistema giudiziario americano è capace di respingere questo accordo e di processare Salameh. Gli Stati Uniti non lo rilasceranno finché non avrà scontato la pena per le atrocità che ha commesso.

(Da: YnetNews, 11.04.07)

Nella foto in alto: il sen. Arlen Specter