Un’altra infamia dei terroristi

Caporale israeliano ucciso mentre i soldati portavano dell’acqua agli immigrati clandestini.

image_3547Poche ore dopo il mortale attacco terroristico del pomeriggio di venerdì scorso, al confine fra Israele ed Egitto, è apparsa chiara la dinamica degli eventi che hanno causato la morte di un soldato delle Forze di Difesa israeliane e di tre terroristi. Dai primi risultati dell’inchiesta militare emerge che i terroristi hanno approfittato dell’arrivo di un gruppo di immigranti clandestini africani e del fatto che i soldati israeliani avevano abbandonato brevemente la loro postazione per offrire dell’acqua ai clandestini. In quel momento i tre terroristi sono balzati fuori da dietro una roccia e hanno aperto il fuoco da circa 100 metri di distanza contro i soldati del Corpo d’Artiglieria incaricati di garantire la sicurezza in un tratto di confine montagnoso di circa 17 km dove la barriera di sicurezza è ancora in costruzione. È stato in quel momento che il caporale Netanel Yahalomi, 20 anni, originario di Nof Ayalon, è stato colpito a morte.
Secondo i risultati dell’inchiesta, i terroristi avevano raccolto informazioni nel Sinai e si erano accodati, in abiti civili, al gruppo di quindici immigranti clandestini africani. Quando i quindici sono arrivati al confine, diversi soldati hanno lasciato la loro postazione per portare loro dell’acqua. I terroristi hanno approfittato di quel momento per attaccare, saltando fuori dal nascondiglio dove erano appostati da parecchie ore e sparando a raffica sui soldati. Questi hanno risposto al fuoco uccidendo uno dei terroristi. Pochi minuti dopo i rinforzi dell’unità di combattimento mista (maschile-femminile) Karakal, immediatamente sopraggiunta nella zona, individuavano e uccidevano gli altri due terroristi. Durante lo scontro è scoppiato l’ordigno esplosivo fissato al corpo di uno dei terroristi ferendo un secondo soldato israeliano, che è stato trasportato al Soroka Medical Center di Beersheba.
Il portavoce delle Forze di Difesa israeliane, Yoav Mordechai, ha detto che i tre terroristi erano armati di mitra, granate e munizioni. “Avevano armi sufficienti per reggere un lungo scontro e miravano a realizzare un grosso attentato, ma sono stati eliminati quindici minuti dopo che avevano esploso il primo colpo”, ha spiegato il portavoce.
Domenica l’attacco è stato rivendicato da un gruppo jihadista salafita vicino ad al-Qaeda chiamato “Ansar Bayt al-Maqdes” (“Sostenitori del luogo santo”), con un comunicato diffuso via internet in cui si afferma che l’operazione costituisce “un attacco punitivo contro coloro che hanno insultato il beneamato Profeta”: un riferimento al video denigrante Maometto (prodotto negli Stati Uniti da cristiani copti di origine egiziana) che ha scatenato sanguinose proteste nel mondo arabo-islamico. Nel comunicato, il gruppo terrorista accusa “gli ebrei” di coinvolgimento nella produzione del filmato, senza peraltro spiegare come, e dichiara d’essere “determinato a punire gli ebrei per i loro atti atroci”. Secondo la rivendicazione, il commando era composto da tre egiziani armati di mitra Kalashnikov, mitragliatrice PK, granate RPG, bombe a mano e cinture esplosive.
Nell’agosto 2011 lo stesso gruppo, che fa base nel Sinai, aveva rivendicato l’attacco contro un autobus israeliano, nei pressi del confine con l’Egitto, che aveva provocato la morte di otto israeliani e almeno sette terroristi. Nell’agosto scorso, il gruppo ha rivendicato il lancio di due razzi Grad dal Sinai verso Eilat e il sabotaggio del gasdotto egiziano che porta gas in Israele e Giordania.
Quella di venerdì scorso è stata la quarta grande incursione transfrontaliera in poco più di un anno, a partire dalla rivolta che l’anno scorso ha rovesciato il presidente egiziano Hosni Mubarak.

(Da: YnetNews, Ha’aretz, Jerusalem Post, 21-23.9.12)

Nella foto in alto: il caporale Netanel Yahalomi, 20 anni, ucciso nell’attacco terroristico di venerdì scorso.