Un’idea per aiutare chi resta tagliato fuori dalla rivoluzione informatica

Claudio Pagliara ha partecipato a Milano alla presentazione di Machshavà Tovà, una originale iniziativa non profit israelo-italiana

image_1876“Quella israeliana è una società del tutto particolare: dietro ogni persona che incontri per la strada c’è una storia straordinaria fatta di sofferenze e di riscatto. Certo, se noi giornalisti siamo lì è perché c’è un conflitto. Ma l’informazione oggi ha fame di storie avvincenti, e Israele ne è piena”. È proprio per raccontare una di queste storie che Claudio Pagliara, capo ufficio corrispondenza RAI da Gerusalemme, è intervenuto, nella splendida cornice di Palazzo Visconti a Milano, il 15 ottobre, su invito della neonata Associazione Amici di Machshavà Tovà (amici@mtova.org), presieduta da Eddy Silvers.
La storia è quella di alcuni gerosolimitani, animati da Astorre Modena, che nel 2004 hanno avuto una bella idea o meglio – se vogliamo rendere in italiano il senso del nome che si sono dati – un “pensiero positivo con il computer”: avvicinare le persone più svantaggiate all’uso del computer, lo strumento oggi indispensabile per lo studio, il lavoro, la vita sociale, culturale e persino famigliare.
“Gerusalemme – ricorda Pagliara –, città divisa e contesa, è stata duramente colpita dal terrorismo della seconda intifada e dalle sue conseguenze. Israele è un paese estremamente dinamico e vitale. Tutta la zona costiera che va da Haifa, a Tel Aviv ad Ashdod, vero motore del futuro, vede dispiegarsi lo sviluppo, l’alta tecnologia, la mobilità sociale. Ma quelle stesse riforme fiscali e finanziarie che hanno permesso al paese di continuare a crescere anche negli anni di guerra e di crisi, comportano tuttavia pesanti costi sociali. C’è chi rimane indietro, e molti di questi sono abitanti di Gerusalemme: nuovi immigrati, etiopi, ortodossi, arabi”.
Per cercare di colmare questo gap, per offrire a tutti l’opportunità di stare al passo coi tempi, Machshavà Tovà ha avviato un lavoro capillare basato su eccellenza professionale e dedizione dei volontari. Come ha spiegato Modena, in pochi anni sono stati aperti nei quartieri più disagiati quattro centri, dotati di moderni computer e collegamento internet, dove si tengono corsi di alfabetizzazione informatica specificamente rivolti alle persone meno fortunate: bambini e donne di famiglie povere, adolescenti abbandonati a se stessi, anziani, disabili. E quando le persone non arrivano nei centri, Machshavà Tovà le raggiunge con una unità mobile: un furgone attrezzato per portare il computer e le sue grandi opportunità là dove non è mai arrivato, compresi alcuni quartieri arabi particolarmente difficili sotto molti punti di vista.
Pagliara spiega d’aver accettato con entusiasmo la proposta di partecipare alla serata, che aveva lo scopo di far conoscere Machshavà Tovà a Milano e promuovere la raccolta di fondi che permettano all’iniziativa, che il giornalista italiano ha seguito sin dal primo giorno, di crescere ed ampliarsi. Un appello a cui la comunità milanese ha risposto con la consueta generosità. “Se c’è una cosa che non perde smalto in Israele – ci dice Pagliara – in un periodo che pure è caratterizzato da una crisi di credibilità morale della leadership politica, è proprio questa rete del non profit che spesso arriva dove lo stato non arriva più. L’ho visto coi miei occhi nel nord, durante la guerra dell’estate 2006, quando il fronte interno si sentì abbandonato sotto i razzi Hezbollah, ma fu preservato e tenne duro grazie all’opera delle attivissime organizzazioni del volontariato israeliano”.
“Pensate – ha detto Hadas Zribi, coordinatrice del centro Machshavà Tovà di Talpiot – a una bambina etiope che vive con i genitori semi-analfabeti, condividendo il letto con una sorella, e che a scuola si sente dire che deve usare internet per fare i compiti e grazie a noi viene guidata a farlo come i primi della classe. Pensate a un adolescente strappato alla strada e che ora, diventato a sua volta istruttore di computer, cerca di attirare nel nostri centri i suoi coetanei sbandati. Questi sono i risultati concreti della nostra attività”.
“Fare il giornalista in Medio Oriente non è semplice – conclude Pagliara – Quella israeliana e quella palestinese sono società fratturate, attraversate da profonde spaccature, minacciate da estremismi violenti. Certo, un conto è la casa di vetro della democrazia israeliana, pur con le sue pulsioni contraddittorie; altro è Gaza, dove il reporter Alan Johnston della BBC è stato sequestrato per tre mesi dai terroristi. Avrei un contatto per fare un servizio sui tunnel del traffico d’armi fra Egitto e striscia di Gaza, ma è probabilmente troppo rischioso e non lo potrò realizzare. Che Hamas abbia legami con al-Qaeda non lo dico io, lo denuncia lo stesso Abu Mazen. Dunque, una realtà molto complessa, che non può essere illustrata ogni volta in un minuto e mezzo di collegamento. Tanto più che, dal punto di vista strettamente giornalistico, è inutile nasconderselo, i fatti sanguinosi in Iraq e Afghanistan in questo momento prevalgono sulle notizie da Israele. Quello che possiamo fare è aprire una serie di finestre di informazione che nel loro insieme possano restituire ai telespettatori italiani un’immagine più vicina alla realtà, prestando attenzione anche ad aspetti non strettamente legati al conflitto”.
La innovativa e generosa iniziativa di Machshavà Tovà merita senz’altro un posto di primo piano fra queste finestre.

Vedi anche:

https://www.israele.net/sections.php?id_article=354&ion_cat=

Per un breve filmato (in ebraico) sull’attività di Machshavà Tovà, clicca qui

http://www.ynet.co.il/articles/0,7340,L-3515811,00.html