Unire i puntini

E’ possibile accumulare un gran numero di informazioni e conoscenze senza essere in grado di comprenderle

Di Michel Gurfinkiel

Michel Gurfinkiel, autore di questo articolo

Michel Gurfinkiel, autore di questo articolo

Questa estate 2014 è probabilmente il momento più appropriato per ricordare un genio anticonformista del XIX secolo: Jan Gotlib Bloch, altrimenti noto come Jan Bogomil Bloch, Johan von Bloch, Ivan Stanislavovich Bloch o addirittura, tra i suoi lettori e ammiratori francesi, come Ivan de Bloch.

Nato nel 1836 a Radom, allora una città della Polonia russa, ed educato a Berlino, Bloch fece fortuna costruendo ferrovie nell’impero russo. Pur essendosi convertito al calvinismo, chiaramente per ragioni sociali più che spirituali, rimase vicino ai suoi ex correligionari ebrei, si batté contro l’antisemitismo, finanziò ricerche sul contributo ebraico allo sviluppo economico russo e sostenne il nascente sionismo.

Il suo maggiore successo fu un’opera in sei volumi pubblicata in francese, a Parigi, nel 1898, circa quattro anni prima della sua morte: La Guerre de l’Avenir (“La guerra futura”, tradotto in inglese come “La guerra è ormai impossibile?”). Attingendo alle migliori informazioni disponibili sulle questioni militari e strategiche, e in particolare sul rapido miglioramento globale delle tecnologie militari, Bloch avvertiva che una grande guerra tra i paesi industriali in Europa si sarebbe tradotta in una situazione di stallo sul terreno con il trinceramento dei grandi eserciti, enormi perdite, bancarotta finanziaria, rottura dell’organizzazione sociale e, infine, la rivoluzione. In altri termini, previde con estrema precisione quello che sarebbe avvenuto una quindicina d’anni dopo: dalla reazione a catena dell’agosto 1914 fino al rovesciamento delle monarchie russa, austriaca e tedesca negli anni 1917 e 1918, e l’ascesa del comunismo. Bloch può quindi essere considerato uno dei veri padri della geopolitica come la intendiamo oggi, cioè lo studio dei rapporti di forza tra gli stati, le nazioni e altri gruppi umani.

Ivan Stanislavovich Bloch

Ivan Stanislavovich Bloch

Ma ciò che rende ancora più affascinante l’opera di Bloch è il fatto che egli commise un errore su un punto importante: era convinto (o perlomeno affermò d’essere convinto) che i leader e statisti europei avrebbero capito per tempo i terribili rischi di una guerra globale tanto da scongiurarla. E’ invece perfettamente possibile accumulare un gran numero di informazioni e conoscenze senza essere in grado di comprenderle: questo fu il tragico fallimento dei contemporanei di Bloch che non afferrarono, come aveva fatto lui, che la modernizzazione della guerra avrebbe cambiato la natura stessa della guerra, e ne avrebbe aumentato i costi umani, sociali ed economici a livelli insostenibili. Ma è anche possibile accumulare abbastanza informazioni e conoscenze da percepire bene come sarà il futuro a grandi linee, e allo stesso tempo ignorare (o fingere di ignorare) un particolare fattore: nel caso di Bloch, che le decisioni politiche non si basano soltanto su considerazioni razionali.

La nostra sfida, 112 anni dopo la morte di Bloch e 100 anni dopo lo scoppio della catastrofe che egli aveva così sorprendentemente previsto, è quella di evitare sia la leggerezza intellettuale dei suoi contemporanei, sia il suo ottimismo psicologico. In effetti quel che bisogna fare è collegare i puntini delle varie guerre oggi combattute in Medio Oriente, e ricordare sempre che non esiste un unico approccio meramente razionale alla questione della pace e della guerra, e che non esiste la pace per puro amor di pace.

Nelle scorse settimane molti statisti occidentali hanno espresso orrore e sgomento di fronte al regno del terrore instaurato in Siria e in Iraq dal cosiddetto “Stato Islamico”, e al tempo stesso non sono riusciti a discernere le analogie tra lo “Stato Islamico” e Hamas. Molti di coloro che restano sbigottiti quando lo “Stato Islamico” intraprende l’espulsione o il genocidio di cristiani yazidi e sciiti non si rendono conto (o non vogliono vedere) che Hamas, Hezbollah, la Repubblica Islamica d’Iran e anche buona parte di Fatah e dell’Olp invocano in continuazione lo sradicamento e il genocidio degli ebrei israeliani. Non gli viene nemmeno il dubbio che Israele stia combattendo a Gaza lo stesso estremismo islamista che massacra i cristiani poche centinaia di chilometri più a est.

Certo, non sorprende che parecchi paesi arabi capiscano molto meglio cosa c’è in gioco e abbiano tacitamente sostenuto Israele: loro sì che si trovano in prima linea, e sentono il fiato sul collo.

(Da: Jerusalem Post, 31.8.14)

Un fermo-immagine dal video della decapitazione del giornalista Steven Sotloff, diffuso martyedì dall'ISIS

Un fermo-immagine dal video della decapitazione del giornalista Steven Sotloff, diffuso martedì dall’ISIS