Università Usa restituisce donazione a Centro compromesso con lantisemitismo

Il Centro Zayed ha ospitato anche l'editorialista saudita che scrive che gli ebrei impastano i dolci di Purim con sangue di bambini.

image_309La Divinity School dell’Università di Harvard ha restituito una donazione di 2,5 milioni di dollari allo sceicco Zayed bin Sultan al-Nahyan, plurimiliardario leader (non eletto) degli Emirati Arabi Uniti, dopo che sono emersi i suoi legami con un think tank dedito anche alla propaganda antisemita.
La donazione, fatta nel 2000, doveva servire per finanziare una cattedra di studi islamici. L’università di è impegnata a reperire fondi alternativi per realizzare ugualmente il progetto.
La donazione è finita l’anno scorso sotto lo scrutinio dell’Università in seguito alle ricerche fatte da una studentessa di teologia, Rachel Fish, sfociate in un rapporto sullo “Zayed International Center for Coordination and Follow-Up”, con sede ad Abu Dhabi. Il Centro Zayed, oltre a ospitare conferenzieri come l’ex segretario di stato Usa James Baker e l’ex vice presidente Al Gore, ha offerto il palco anche a una serie di oratori dediti alla diffusione di calunnie antisemite, negazione della Shoà e teorie sul complotto ebraico-sionista mondiale. Tra gli altri, un editorialista saudita noto per aver scritto che gli ebrei usano il sangue di bambini musulmani per impastare i dolci di Purim. L’11 settembre 2001 il Centro Zayed ospitava una conferenza intitolata: “La confezione dell’Olocausto fra nazismo e razzismo sionista”.
“Alla luce del fatto che il Centro Zayed ha promosso attività in evidente contraddizione con gli obiettivi della donazione – si legge in una nota sul sito web di Harvard – l’Università ha preso in seria considerazione la restituzione della donazione stessa”.
Dopo l’inizio degli accertamenti da parte dell’Università, nell’agosto 2003, gli Emirati Arabi Uniti hanno bloccato i finanziamenti al Centro Zayed. Ciononostante centinaia di studenti, ex studenti e professori dell’Università hanno firmato una petizione per chiedere che Harvard restituisse comunque la donazione allo sceicco.
Secondo la Fish, la vicenda di Harvard potrebbe essere di esempio per altri studenti preoccupati di conoscere le fonti dei fondi universitari. “Se gli studenti si impegnano – dice la ricercatrice, che ora lavora per il David Project di New York – possono fare la differenza. Ciò che la vicenda ha messo in luce è che vi sono importanti personalità che sono collegate con l’antisemitismo globale: finché non si dissociano da questa propaganda, queste persone non dovrebbero essere associate a università prestigiose”.

Intanto, facendo riferimento alle notizie circa gli sforzi dei governi arabi per impedire la presentazione all’Assemblea Generale dell’Onu di una risoluzione di condanna dell’antisemitismo, il ministro israeliano Natan Sharansky ha dichiarato: “Ciò dimostra che gli stati arabi si pongono alla testa dell’istigazione a carattere antisemita contro Israele. La propaganda antisemita nei paesi arabi non solo è ampiamente diffusa, è anche sponsorizzata dai governi. Il loro tentativo alle Nazioni Unite li schiera di nuovo dalla parte di coloro che diffondono il peggiore odio verso gli ebrei e Israele. In particolare Siria, Egitto e Arabia Saudita sono diventati i più importanti produttori di letteratura antisemita per il mondo arabo e oltre. Qualunque processo di pace in Medio Oriente deve comprendere un collegamento tra processo diplomatico e lotta concreta contro l’antisemitismo. E’ paradossale che l’Egitto, uno dei pochi paesi arabi che ha un trattato di pace con Israele, rappresenti oggi il principale centro di pubblicazioni antisemite, compreso materiale scolastico e pubblicazioni elettroniche. Lo stesso vale per l’Autorità Palestinese. Di conseguenza – ha concluso Sharansky – qualunque negoziato con gli stati arabi e l’Autorità Palestinese deve essere vincolato a un’abolizione totale della propaganda antisemita”. Sharansky ha chiesto ai paesi occidentali impegnati nella lotta contro l’antisemitismo di insistere sul collegamento tra rapporti diplomatici con i paesi arabi e fine della propaganda antisemita.

(Da: Jerusalem Post, 29.07.04)