Uno sgombero necessario

Per la terza volta in una generazione, un leader della destra israeliana ha disposto lo sgombero di un insediamento: perché Israele è uno stato di diritto e vuole restare uno stato ebraico e democratico

Ben-Dror Yemini

Ha scritto Ben-Dror Yemini: «Non occorre condividere le loro opinioni politiche per condividere la loro pena. No, gli ebrei sgomberati da Amona non sono né i fascisti né i razzisti che tanti amano credere. E’ vero che fra i coloni c’è una minoranza di teppisti razzisti: una minoranza di questo genere c’è in ogni comunità umana. Dubito che ve ne fossero fra gli abitanti di Amona. Non sono dei colonialisti. Anche se ce la mettessero tutta, e non lo fanno, non arriverebbero a commettere nemmeno l’uno per cento degli orrori commessi, ad esempio, dai francesi in Algeria: né loro, né le Forze di Difesa israeliane, né Israele nel suo complesso.

E tuttavia lo sgombero di Amona era giustificato. Non tanto per il fatto che fosse sorto su terreni di proprietà privata. Erano terreni brulli e rocciosi su cui non abitava nessuno e che nessuno lavorava. Loro vi avevano creato una piccola e fiorente comunità. Loro e nessun altro. Sapevano fin dall’inizio che quell’avamposto era illegale, ma la passione politica e la fede nell’integrità della Terra d’Israele hanno avuto la precedenza su ogni disposizione del governo e ogni ordine del tribunale contro quelle costruzioni. Fin qui la questione giuridica. Chiedo venia agli esperti legali, ma sul piano giuridico, date le circostanze che si sono create, questa soluzione non era obbligata. La Corte Europea dei diritti dell’uomo si è occupata di un precedente simile nel 1990. I profughi dalla parte greca di Cipro reclamavano le loro proprietà rimaste sul versante dell’isola occupato dalla Turchia nel 1974: case vere, non solo pietrosi terreni inutilizzati. La Corte ha respinto la richiesta stabilendo che erano passati tanti anni, le circostanze erano mutate e nuove persone (i coloni provenienti dalla Turchia) si erano stabilite sulle quelle proprietà, per cui la soluzione non poteva essere il ritorno nelle case con lo sgombero forzato dei coloni. Se questo è stato il giudizio della Corte Europea dei diritti dell’uomo per quanto riguardava case e poderi, a maggior ragione il criterio dovrebbe valere per una desolata pietraia.

Veduta aerea di Amona, l’avamposto in Cisgiordania sgomberato tra mercoledì e giovedì

Perché, dunque, lo sgombero di Amona è comunque giustificato? Perché non è una mera questione giuridica, è soprattutto una questione politica. Stabilirsi al di fuori dei blocchi di insediamenti (quelli destinati a restare parte di Israele) risponde davvero all’interesse nazionale sionista? Vogliamo arrivare a creare un unico stato su tutta la terra condannato a diventare bi-nazionale e ben presto a maggioranza araba? Oppure anti-democratico nei riguardi degli arabi-palestinesi di Cisgiordania? Queste sono le opzioni. Questo è il futuro che ci viene offerto da coloro che sostengono gli avamposti e le costruzioni al di là dei blocchi di insediamenti. Ed è uno scenario anti-nazionale e anti-sionista. Non nelle intenzioni, ma nel risultato. La popolazione d’Israele non è favorevole all’espansione al di là dei blocchi di insediamenti, né alla creazione di un unico stato su tutta la terra. Ma è favorevole la maggioranza della coalizione di governo. Questo è il paradosso attuale della politica israeliana.

Il che non significa, mi permetto di aggiungere, che la soluzione è la cessazione pura e semplice del controllo israeliano sui territori. O la creazione in questo momento di due stati. Bisogna prendere in considerazione altre opzioni. In questo momento, anche la creazione di uno stato palestinese è una ricetta per il disastro. Quasi tutti gli argomenti avanzati dalla destra in questo senso sono fondati, e purtroppo le previsioni pessimiste della destra hanno dimostrato la tendenza ad avverarsi. La sinistra non le può ignorare. Ma il fatto che uno stato palestinese non sia all’ordine del giorno non significa che dobbiamo marciare dritti verso il disastro di un unico stato (ben presto a maggioranza araba).

Proprio in base a questa logica, che distingue tra ciò che rimarrà parte di Israele in ogni caso e ciò che si trova al di fuori dei blocchi di insediamenti, la proposta di legge per il condono parziale delle costruzioni in Cisgiordania dovrebbe applicarsi solo a quel 4-6% di territorio dove risiede la maggior parte dei cittadini israeliani. Lo sgombero di singole abitazioni israeliane nelle comunità all’interno dei blocchi sarebbe ingiusto: sul piano giuridico, giacché esiste – come si è detto – un precedente internazionale che depone contro tale sgombero; e sul piano politico, perché quei blocchi sono destinati a restare israeliani. La sinistra sionista dovrebbe capirlo e distinguersi dalla sinistra anti-sionista, che vuole solo provocare danni e sofferenze. Non c’è alcun bisogno di nascondere questa controversia, ma non c’è nemmeno bisogno di allargare la spaccatura.» (Da: YnetNews, 2.2.17)

Eitan Haber

Ha scritto Eitan Haber: «E’ stato difficile, quasi impossibile guardare le immagini dello sgombero di Amona: le grida, i pianti, i tafferugli, gli insulti, le barricate e i lanci di pietre. Nessun cittadino israeliano poteva restare indifferente. Eppure c’è probabilmente qualcuno che se ne rallegra. Per troppi anni i coloni hanno fatto come volevano, ignorando le autorità e le forze dell’ordine. Ora, per la terza volta in una generazione, tocca alle autorità statali ignorare le loro pene. Non è un caso se circa mille giovani sono accorsi da fuori Amona con l’intento di impedire lo sgombero dei quaranta caravan ad opera di tremila uomini e donne delle forze dell’ordine. Se è vero che i partiti della destra israeliana rappresentano almeno la metà della popolazione dello stato, allora circa la metà di quei membri delle forze di sicurezza detestavano quello che erano chiamati a fare. Ma l’hanno fatto, perché ognuno di loro sa che noi israeliani senza lo stato di diritto non avremmo nessuno stato. Un aspetto che merita attenzione è che questa è la terza volta che un insediamento ebraico viene sgomberato ad opera di un primo ministro della destra. Anzi, dei più grandi leader della destra: Menachem Begin fece sgomberare la regione di Yamit (nel nord del Sinai), Ariel Sharon le comunità di Gush Katif (nella striscia di Gaza) e ora Benjamin Netanyahu. Non è un caso che siano stati tre leader della destra a prendere questa difficile decisione: si sono resi conto che la dottrina dell’integrità della Terra d’Israele è irrealizzabile.» (Da: YnetNews, 2.2.17)

Haim Shine

Ha scritto Haim Shine: «Commentando lo sgombero di Amona, Abd Rahman Abu Salah, capo del Consiglio municipale del vicino villaggio palestinese di Silwad, è riuscito a sintetizzare in poche semplici parole l’essenza di 120 anni di narrazione palestinese e di conflitto contro gli ebrei. L’unica soluzione per gli ebrei sfollati, ha detto, è quella di “tornarsene in Europa”. E’ chiaro che non pensava solo alle 40 famiglie sgomberate da Amona. Esattamente come il Gran Mufti Gerusalemme Hajj Amin al-Husseini, il capo palestinese Yasser Arafat e il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen, Abd Rahman Abu Salah – che è tra i firmatari della petizione all’Alta Corte di Giustizia che ha impedito il trasloco degli abitanti di Amona su un appezzamento vicino altrettanto disabitato e inutilizzato – mira a cancellare l’entità e la presenza ebraica in Terra d’Israele. E lo dice ad alta voce. Non ci si faccia illusioni: i palestinesi che odiano Israele non vogliono espellere solo i coloni o gli attivisti di destra. Nella lista degli ebrei da esiliare ci sono anche i membri delle organizzazioni israeliane di sinistra, quelli che oggi usano finanziamenti esteri per aiutare i palestinesi ad espellere ebrei e per dare addosso ai soldati che difendono il loro paese.

Lo sgombero di Amona è stato fatto per decisione dell’Alta Corte di Giustizia israeliana nel rispetto delle leggi del paese. Il governo ha fatto di tutto per trovare una soluzione che evitasse di arrivare a questo punto, ma in Israele anche il governo non è al di sopra dello stato di diritto. I residenti di Amona hanno mantenuto la promessa di uno sgombero non violento. Purtroppo, invece, dei gruppi di giovani facinorosi senza alcun rispetto per la legge e per il paese sono accorsi sul luogo per alimentare le fiamme. Si tratta di un genere di teppisti che si può trovare fra i seguaci di ogni grande ideologia, e quei ragazzi col volto coperto che lanciavano pietre contro le forze di sicurezza israeliane non sono meglio dei loro coetanei di Nablus e Hebron. E il parlamentare che è stato visto ballare sulle rovine di Amona sembrava più messianico e patetico che mai. Al contrario, non si può che esprimere apprezzamento per le forze di polizia che hanno agito con grande moderazione, pazienza e tolleranza nonostante la difficoltà della situazione e le sconsiderate provocazioni, dimostrando ancora una volta che le forze dell’ordine israeliane usano la forza in modo commisurato al bisogno e non eccedono quando non è messa in pericolo la loro vita.» (Da: Israel HaYom, 2.2.17)

Lo sgombero di Amona nelle foto pubblicate da YnetNews