Uno stato palestinese c’è già, ed è totalmente fallito

C’è qualche probabilità che lo stato palestinese in Cisgiordania possa essere sostanzialmente diverso da quello a Gaza?

Di Moshe Arens

Moshe Arens, autore di questo articolo

Gaza è uno stato palestinese. Un mini-stato, se si vuole essere precisi (comunque più esteso di stati come Malta e Maldive, tanto per dire). Uno stato, se si vuole, che in prospettiva dovrebbe essere unito alle regioni di Giudea e Samaria (Cisgiordania) per formare uno stato palestinese più grande. Ma comunque bisogna ammettere che Gaza è uno stato palestinese. Tutta la sua popolazione è palestinese. Sin dall’estate 2005 Ariel Sharon ha fatto in modo che non vi si trovasse più un solo ebreo, né civile né militare: requisito che la maggioranza dei palestinesi considera indispensabile per uno stato palestinese. Gaza ha un governo, un esercito, una polizia e dei tribunali che amministrano un specie di giustizia. Gaza non è occupata da nessuno. È di fatto uno stato palestinese sovrano. In questi ultimi dieci anni i palestinesi hanno avuto la possibilità di mostrare al mondo come funziona un governo palestinese al servizio della popolazione palestinese sotto il suo controllo. E Gaza è incontestabilmente uno stato fallito.

Conosciamo l’obiezione: ma vivono sotto il blocco, come ci si può sviluppare in tali circostanze? Beh, come blocco non è granché, visto che ogni giorno entrano a Gaza centinaia di camion carichi di prodotti e materiali, che l’elettricità viene fornita da Israele, che migliaia abitanti di Gaza vengono curati negli ospedali israeliani (compresi i parenti dei capi di Hamas). E poi questo “blocco” se lo sono procurato da sé. Se non fosse per l’arsenale di razzi immagazzinati a Gaza – i razzi che vengono periodicamente lanciati su città e villaggi israeliani quando fa comodo a Hamas – ogni restrizione imposta da Israele sarebbe già stata tolta da molto tempo. E se i governanti di Gaza si fossero preoccupati di coltivare buone relazioni con i loro vicini egiziani, avrebbero potuto organizzare liberi passaggi attraverso il confine con il Sinai.

Sfilata dell’ala militare di Hamas per la Giornata al-Quds (Gerusalemme), venerdì scorso, nel campo palestinese di Nusseirat (striscia di Gaza)

Ma anche nelle attuali circostanze, cosa ha fatto il governo di Hamas per la popolazione palestinese di Gaza? Nel corso degli anni è stata riversata a Gaza una caterva di soldi provenienti da varie fonti, e il governo di Hamas ha riscosso tasse su tutto ciò su cui poteva mettere le mani. Gran parte di quel denaro è stato speso per armi, munizioni, razzi e per scavare tunnel sotto il confine verso Israele. Altro denaro è stato sperperato per corrompere funzionari anziché usarlo per abitazioni, istruzione e servizi alla popolazione.

Dunque, questo stato palestinese è uno stato fallito. I palestinesi che vivono in Giudea e Samaria sotto “occupazione” israeliana stanno molto meglio della popolazione che vive a Gaza sotto “governo” palestinese. E gli abitanti di Gaza stavano meglio prima che Gaza diventasse indipendente, di quanto non stiano adesso.

Coloro che propugnano la creazione di uno stato palestinese in Giudea e Samaria (Cisgiordania) dovrebbero dare un’occhiata da vicino allo stato palestinese che già esiste a Gaza. C’è qualche probabilità che lo stato palestinese in Cisgiordania possa essere sostanzialmente diverso da quello a Gaza? O non potrebbe essere persino peggio, dal punto di vista di Israele? “Due stati per due popoli” – la formula che Mahmoud Abbbas  (Abu Mazen) si rifiuta di adottare – suona bene in teoria, ma potrebbe tradursi in una ricetta per ulteriori guerre e sofferenze nella regione.

E non solo gli israeliani dovrebbero preoccuparsi delle conseguenze di uno stato palestinese in Giudea e Samaria. Dovrebbero pensarci bene anche i palestinesi che ci vivono, in Giudea e Samaria. La loro sorte, vivendo in un simile stato, sarebbe probabilmente assai peggiore di quella che è adesso. Vogliono davvero condividere il destino dei palestinesi di Gaza?

Certo, i palestinesi che credono che servire Allah richieda di aggredire gli ebrei è difficile che si facciano convincere. Il palestinese del villaggio di Deir Abu-Mash’al che, a sangue freddo, dieci giorni fa, ha pugnalato a morte l’israeliana Hadas Malka alla porta di Damasco a Gerusalemme ha lasciato a sua madre una lettera i cui diceva che si sarebbero incontrati in paradiso. Improbabile che quel paradiso sia lo stato palestinese.

(Da: Ha’aretz, 26.6.17)