Un’operazione necessaria (ma non risolutiva)

Hamas colta con la guardia bassa: non pensava che Israele avrebbe avuto il fegato di reagire.

Di Dan Margalit

image_3590Ahmed Jabari è stato eliminato mercoledì. Meglio tardi che mai. Il raid contro di lui e quelli successivi contro i siti dei missili Fajr e contro altri capi di Hamas erano passi necessari per Israele per ripristinare la sua forza deterrente, che negli ultimi mesi era andata disgregandosi. L’unico modo possibile di fermare i lanci di razzi dalla striscia di Gaza per un periodo prolungato è che le Forze di Difesa israeliane e i servizi di sicurezza facciano pagare a Hamas un prezzo pesante. Questo era l’obiettivo dell’azione israeliana di mercoledì. L’operazione militare attualmente in corso non è cosa da poco, ma non è nemmeno la soluzione complessiva del problema Gaza.
Per un momento Israele è stato di nuovo all’altezza della sua reputazione, agendo con agilità e furbizia. Il ministro Benny Begin, membro del gabinetto di sicurezza, è stato mandato a dire in radio che la tornata di violenze volgeva al termine. Il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della difesa Ehud Barak hanno pronunciato frasi fatte e poi hanno ingannato Hamas andando a visitare il confine al nord con la Siria: intanto davano al capo di stato maggiore Benny Gantz l’ordine di lanciare la controffensiva.
Israele avrebbe potuto lanciare prima l’operazione “Colonna di nube difensiva” e togliere di mezzo altri capi di Hamas, ma i servizi di sicurezza avevano indicato che c’era una possibilità di beccare Jabari. Quindi è stata presa la decisione di aspettare la giusta occasione per eliminarlo. Intanto l’intelligence militare aveva impiegato tempo ed energie per mappare con precisione i siti della striscia di Gaza dove erano immagazzinati i missili a lungo raggio Fajr (quelli capaci di raggiungere il cuore di Israele e Tel Aviv).
Hamas è stata colta completamente di sorpresa. Non pensava che il governo israeliano avrebbe avuto il fegato di rispondere alle sue provocazioni. Il “primo ministro” di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh, si era spinto a dichiarare che, se l’attuale governo egiziano fosse stato al potere nel 2008, non ci sarebbe stata nessuna “operazione Piombo fuso”. Hamas non poteva immaginare di trovarsi di fronte a una nuova operazione militare israeliana. Ha sbagliato valutazione, convinta che Israele fosse in una posizione di debolezza.
In ogni caso, mercoledì Netanyahu e Barak hanno evitato toni arroganti o trionfalistici. Anzi, il portavoce delle Forze di Difesa israeliane Yoav Mordechai ha sottolineato che ci attendono “giorni duri”.
Il governo ha fissato obiettivi realistici per questa operazione, nell’ovvia consapevolezza che operazioni come questa non possono offrire soluzioni complete. Alla fine dell’operazione non vi sarà un accordo di pace e nemmeno una tregua a lungo termine. Gli abitanti del sud di Israele avranno un po’ di quiete solo se Israele riuscirà a ristabilire un livello di deterrenza che duri qualche anno. Ma la strada per arrivarci è lunga. Vi saranno alti e bassi. Vi saranno dure battaglie diplomatiche sia con i nostri vicini mediorientali, sia con i nostri amici in Europa e Stati Uniti. Altri Grad colpiranno Israele e un missile Fajr potrebbe anche raggiungere l’area densamente popolata di Tel Aviv. Gli israeliani devono evitare ogni isterismo e rafforzare la loro solidarietà verso i concittadini del sud. Le divisioni politiche interne scompariranno temporaneamente, ma naturalmente alcuni partiti romperanno l’ampio consenso nazionale appena si verificheranno i primi inevitabili errori e le prime difficoltà.
Lanciare l’operazione “Colonna di nube difensiva” è stata sicuramente la mossa corretta, ma la parte difficile sarà portarla a termine. Interverranno soggetti internazionali, amichevoli e ostili, e avranno inizio i mercanteggiamenti. L’operazione merita ampio sostegno, ma bisogna prendere un bel respiro profondo. Gli israeliani sul fronte interno dovranno avere pazienza, ragionevolezza e sangue freddo. Tutti devono capire sin d’ora che i vantaggi ottenuti con i successi dell’operazione saranno limitati solo al futuro immediato.

(Da: Israel HaYom, 15.11.12)

Nelle foto in alto: razzi palestinesi lanciati da Gaza; il sistema anti-missile israeliano “Cupola di ferro” in azione