Uso e abuso dei termini “Palestina” e “palestinese”

In un video di 4 minuti e mezzo, ecco come agli ebrei è stato indebitamente sottratto l'attributo di “palestinesi” per farli apparire estranei nella loro stessa terra

Sentiamo spesso affermazioni storiche come queste circa i palestinesi:
Mahmoud Al-Habbash, ministro dell’Autorità Palestinese per gli affari religiosi: “I palestinesi sono in questa terra da cinquemila anni”.
Muhammed Hussein, gran mufti di Gerusalemme dell’Autorità Palestinese: “Nostro Signore Gesù era chiaramente palestinese”.
In un dibattito altamente politicizzato vale la pena chiedersi: che cosa costituisce un fatto e che cosa un’invenzione?

Origine della parola Palestina
Le prime versioni del termine Palestina (Peleset, Palashtu, Palaistine) fanno riferimento a una piccola regione sulle coste del Mediterraneo confinante con l’Egitto abitata dai Filistei, un antica popolazione egea che, come molte altre, è scomparsa nel corso del tempo e non ha nessun collegamento con i palestinesi [arabi] di oggi.

Gesù, un ebreo nato in Giudea, non si sarebbe mai definito “filisteo” né tanto meno “arabo-palestinese”

Il nome Palestina fu usato per la prima volta ufficialmente dall’imperatore romano Adriano. Durante il suo imperio, Adriano massacrò la popolazione ebraica ribelle nel regno di Giudea e mandò in esilio gran parte della popolazione ebraica rimanente. Adriano era deciso a cancellare migliaia di anni di presenza ebraica nel paese, documentata da ampi ritrovamenti archeologici e toponimi in uso ancora oggi. Perciò decise di cambiare il nome della provincia di Giudea in quello di Siria Palestina (in latino: Syria Palaestina) tratto dagli scomparsi nemici degli antichi ebrei, i Filistei.

La Giudea fu l’ultimo stato indipendente esistito nel paese. Secolo dopo secolo, gli ebrei rimasti e altri gruppi vissero sotto il dominio di successive potenze straniere. All’epoca dell’Impero Ottomano, il nome Palestina veniva usato come generico termine geografico per indicare la terra a sud della Siria. Sicché, quando la regione cadde nelle mani degli inglesi alla fine della prima guerra mondiale, del tutto naturalmente essi la chiamarono Palestina. La Società delle Nazioni, predecessore delle Nazioni Unite, assegnò alle potenze vincitrici della prima guerra mondiale il mandato di governare il Medio Oriente e preparare le popolazioni locali all’indipendenza. Quest’area finì sotto il “Mandato Britannico sulla Palestina”.

Due popolazioni vivevano nel Mandato sulla Palestina: arabi ed ebrei, entrambi considerati palestinesi. Così, gli ebrei crearono l’Orchestra Sinfonica di Palestina che al momento dell’indipendenza di Israele sarebbe diventata la Filarmonica d’Israele; fondarono la Banca Anglo-Palestinese che sarebbe diventata la Bank Leumi (Banca Nazionale) israeliana; e questo poster, spesso usato oggi a sostegno di argomenti anti-israeliani, era in realtà una pubblicità sionista che promuoveva il turismo nella patria ebraica in Palestina.

Nel 1947 il Mandato terminò e le Nazioni Unite decisero di dividere il paese in due stati indipendenti, ebraico e arabo. Gli ebrei accettarono la risoluzione dell’Onu e chiamarono il loro stato Israele. Il mondo arabo, invece, respinse il piano a due stati e, non appena se ne andarono gli ultimi soldati britannici, attaccarono il nuovo vicino indipendente appena nato. Dopo la guerra, la Giordania si annesse la Cisgiordania e l’Egitto prese il controllo della striscia di Gaza, entrambe aree destinate dal piano di spartizione alla parte araba. Nessuno dei due paesi ritenne di dover istituire uno stato indipendente in queste aree. Di conseguenza, non si concretizzò uno stato arabo nell’ex Mandato Britannico sulla Palestina.

L’identità palestinese continuò a crescere dopo il 1948 culminando nel 1964 quando la Lega Araba promosse la creazione dell’Olp, Organizzazione per la Liberazione della Palestina, dichiarando che questo gruppo arabo era “il popolo palestinese”. L’Olp rivendicava l’intera area dell’ex Mandato: ma sebbene invocasse la distruzione di Israele, non metteva in discussione il governo egiziano e giordano (su Gaza e Cisgiordania). Le aspirazioni arabe continuarono a concentrarsi unicamente sull’eliminazione dello stato d’Israele, fomentando una nuova guerra, nel 1967, durante la quale Israele assunse il controllo dei territori dell’ex Mandato in Cisgiordania e Gaza.

Sono dunque vere, quelle affermazioni storiche sul popolo palestinese?
Mahmoud Al-Habbash, ministro dell’Autorità Palestinese per gli affari religiosi: “Non c’è stato nessun periodo della storia senza la presenza del popolo palestinese in questa terra”.
Mustafa Barghouti, parlamentare dell’Autorità Palestinese. “Nostro Signore Gesù fu il primo palestinese ad essere torturato in questa terra”.

No, queste affermazioni sono false. Gesù nacque 134 anni prima che i romani cambiassero il nome della Giudea in Siria Palestina; più di 1.900 anni prima che esso diventasse il nome del Mandato Britannico, e circa 2.000 anni prima che esso venisse largamente adottato da una popolazione araba della regione. Gesù era invece un ebreo, che viveva nel regno di Giudea.

Ma a parte tutta la storia, Israele e la comunità internazionale hanno sostenuto le aspirazioni nazionali palestinesi attraverso ripetute offerte di pace basate su una soluzione a due stati (1937: Commissione Peel; 1947: Piano di spartizione Onu; 2000: Summit di Camp David; 2008: Processo di Annapolis). Purtroppo, a discapito di tutti gli abitanti della regione, i dirigenti palestinesi hanno respinto tutte quelle offerte. Continuano a fare false affermazioni storiche nella speranza di cancellare i legami ebraici col paese e negare i diritti degli ebrei in questa regione.

Promuovi la pace per entrambi i popoli, non le menzogne che li allontanano.

Si veda anche: I due popoli palestinesi