Vittime civili nello Yemen e a Gaza: perché reazioni tanto diverse?

Bisognerà ricordare il silenzio dell’Onu sui morti nel campo profughi yemenita, la prossima volta che Israele verrà condannato per aver fatto molto meno

Di Elliott Abrams

Elliott Abrams, autore di questo articolo

Elliott Abrams, autore di questo articolo

Dal Washington Post di lunedì scorso: «Decine di persone sono rimaste uccise in un attacco aereo su un campo per sfollati nel nord dello Yemen in quello che appare come l’attacco singolo più sanguinoso da quando una coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha iniziato a mandare aerei da guerra a colpire i ribelli sciiti che avanzavano in tutto il paese. Almeno 40 persone sono morte e circa 200 sono rimaste ferite nell’attacco al campo di Mazraq, nella provincia di Hajjah, stando a quanto ha riferito Joel Millman, portavoce dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni che gestisce i programmi di aiuto nella struttura, situata in una zona sotto il controllo degli insorti. I ribelli sciiti yemeniti, noti come Houthi, hanno accusato del raid la coalizione a guida saudita. Rappresentanti sauditi non hanno confermato, ma il generale saudita Ahmed Asiri, portavoce della coalizione, interpellato sul bombardamento ha affermato all’agenzia di stampa ufficiale saudita che i ribelli stavano allestendo postazioni militari in aree civili e che i jet della coalizione erano stati attaccati lunedì da fuoco sparato a partire da una zona residenziale, costringendoli a “rispondere con determinazione”.»

Dunque, essendo stati bersagliati da fuoco sparato da un’area civile dove si erano appostati i nemici, i sauditi hanno risposto al fuoco “con determinazione”. Cosa succede quando Israele fa lo stesso a Gaza, dove per Hamas è pratica corrente (ormai riconosciuta anche da Amnesty International) nascondersi e sparare dalle aree civili e immagazzinare armi e munizioni nelle scuole e negli ospedali (compresi quelli gestiti dalle Nazioni Unite)? Succede che Israele viene universalmente condannato, vengono nominate commissioni di indagine delle Nazioni Unite, vengono pubblicati rapporti dagli effetti devastanti come il madornale rapporto Goldstone, il Consiglio di Sicurezza tiene sessioni speciali e il Consiglio Onu per i diritti umani aggiunge alla sua lista abituale nuove riunioni di odio e condanna contro Israele (per non dire delle ondate di indignate proteste negli editoriali, nelle piazze, sul web, sino al punto di spingere qualche intellettuale a “comprendere” le manifestazioni di odio antisemita).

Una delle pochissime immagini del raid sul campo profughi di Mazraq, Yemen settentrionale

Una delle pochissime immagini del raid sul campo profughi di Mazraq, Yemen settentrionale

Non riesco a ricordare un solo incidente in cui le forze israeliane abbiano colpito un campo profughi uccidendo 40 persone in una sola volta e ferendone altre 200, ma sono pronto a scommettere su quale sarà la reazione mondiale a questo attacco saudita: zero. Nessuna riunione straordinaria, nessuna commissione d’inchiesta, nessun rapporto di condanna.

Che insegnamenti trarne? Primo: che il gruppo delle nazioni arabe e islamiche ha molti più voti alle Nazioni Unite di Israele, che naturalmente ha un solo voto. Secondo: che quando si tratta di giudicare Israele, scatta una indifendibile doppia morale. Terzo: che nascondersi dietro ai civili è una pratica criminale molto diffusa. Insomma, niente di nuovo.

Suppongo che sia troppo chiedere che, se Israele si troverà coinvolto in un’altra tornata di combattimenti con Hamas a Gaza, i paesi che si sono coalizzati contro i ribelli Houthi nello Yemen ci pensino due volte prima di condannare Israele, e che anzi condannino Hamas per il fatto di usare i civili come scudi umani. Ma varrà la pena ricordare il silenzio quasi certo delle Nazioni Unite di fronte all’attacco sul campo profughi nello Yemen, la prossima volta che Israele verrà messo sotto accusa per aver fatto molto meno allo scopo di difendersi. Non conosco i dettagli dell’attacco saudita e non posso escludere a priori che sia stato effettuato con la cura, la precisione e le cautele che usa Israele. Il punto è che nessuno si preoccupa di scoprirlo.

(Da: Israel HaYom, 1.4.15)