1 dicembre 2020

I negoziati sul confine marittimo tra Libano e Israele programmati per mercoledì sono stati posticipati a data da destinarsi. Il ministro israeliano dell’energia Yuval Steinitz ha spiegato lunedì a radio Galei Tzahal che nel frattempo i mediatori americani faranno la spola fra le due parti per preparare meglio il prossimo round. La scorsa settimana Steinitz aveva detto che, dopo quattro round di colloqui, non ci sono state svolte e che il Libano “ha finora presentato posizioni che rasentano la provocazione”. Israele accusa il Libano d’aver cambiato posizione più volte durante i colloqui. Israele e Libano hanno iniziato a negoziare sulla base di una mappa registrata presso le Nazioni Unite nel 2011 che mostra un tratto di mare conteso di 860 kmq. Ma il presidente libanese Michael Aoun ha poi affermato che il confine marittimo “deve basarsi sulla linea mediana che parte sulla terraferma dalla punta di Ras Naqoura senza tener conto delle isole costiere palestinesi occupate” (termine con cui Aoun si riferisce alla costa israeliana). Su Twitter, Aoun ha confermato che il Libano rivendica ora altri 1.430 kmq di mare più a sud, fino ad includere parte del giacimento israeliano di gas naturale Karish. Israele estrae già gas naturale da grandi giacimenti offshore, mentre il Libano non ne ha ancora trovati nelle proprie acque. Intanto la disputa sul confine marittimo scoraggia gli investimenti in esplorazioni presso la zona contesa.