100 dollari al barile

Cambio della guardia ai vertici del mondo arabo

Da un articolo di Guy Bechor

image_1960È da molti anni che si assiste a una divisione tra “arabi del nord” e “arabi del Golfo”. Gli arabi del nord vivono nella regione dove si trova Israele: Egitto, Siria, Libano, palestinesi. Gli arabi del Golfo vivono più a sud. L’Iraq è il paese cerniera tra le due aree.
Gli arabi del nord hanno conosciuto tutta una serie di sconvolgimenti: colpi di stato militari, monarchie liberali, rivoluzioni socialiste, nazionalismo arabo, islam politico, violenze e spargimenti di sangue, pace con Israele, avventurismo politico, demografia scatenata, assassini politici. Nel frattempo, gli arabi del Golfo godevano di invidiabile tranquillità: paesi rilassati che non conoscevano conquiste coloniali (persino i turchi si avventuravano a malapena in quelle remote regioni, trovandole di scarso interesse).
Naturalmente il petrolio ha cambiato tutto: quelli che erano inferiori sono diventati superiori e viceversa. Fino a tutti gli anni ’70, in Medio Oriente vigevano regole chiare: gli arabi del nord erano i leader e i condottieri, quelli del Golfo sborsavano denaro. Negli anni ’90 il sistema ha iniziato a cambiare quando una nuova generazione di leader del Golfo ha cercato di assumere un ruolo guida nel mondo arabo: dapprima nella sfera economica, poi nella sfera dei media. Ma sono stati bloccati nella sfera politica.
Negli ultimi tre anni il processo si è definito e completato. Quando il prezzo del barile di petrolio ha toccato i 100 dollari, anche il Medio Oriente è cambiato e l’Arabia Saudita è diventata il leader politico del mondo arabo. Il prezzo del petrolio ha innescato un fenomeno inquietante: gli arabi del Golfo hanno accumulato ricchezze favolose mentre quelli del nord hanno fatto bancarotta. Gli stati arabi del nord stanno affondando sotto il peso di nascite smisurate, ideologie rinsecchite, disoccupazione disperante, burocrazie disfunzionali, capitali intasate che divorano petrolio. La disperazione regna sovrana al crescere del prezzo del petrolio. Dall’altra parte, fra gli arabi del Golfo ricchezza e felicità non fanno che aumentare.
Cento dollari al barile è la distanza chiara e misurabile fra felicità e disperazione crescente. È così che, di questi tempi, meno del 10% degli arabi domina su tutti gli altri: col petrolio. Ed è così che gli stati del Golfo hanno preso le redini della politica araba, dal momento che possono arrivare in ogni angolo con i loro soldi e i loro aiuti.
A chi interessa davvero qualcosa della miseria dei palestinesi? I governanti del Golfo gettano loro ogni tanto qualche milione di dollari, somme patetiche dal loro punto di vista: spicciolo di beneficienza. In passato si nascondevano dietro la falsa solidarietà verso i fratelli palestinesi, oggi invece semplicemente li ignorano. Ai loro occhi, palestinesi, egiziani e libanesi sono diventati trasparenti. E tutto questo è il risultato dei 100 dollari al barile.
Gli stati del nord assistono a questo spettacolo con grande rabbia, come dominatori falliti. Disprezzano gli arabi del Golfo, li considerano cugini ignoranti appena usciti dal deserto. Solo così si può capire la furibonda reazione degli stati del nord all’ambiziosa iniziativa del Dubai di tradurre la letteratura occidentale in arabo. Gli stati arabi del nord sono sempre stati orgogliosi della loro cultura. Quando hanno fatto bancarotta, perlomeno avevano ancora il loro retaggio culturale come motivo di vanto. Ora arrivano questi “barbari” dal deserto e gli portano via anche quest’ultima consolazione.
Israele potrebbe trarre qualche vantaggio da questi rilevanti mutamenti in Medio Oriente: si trova ora a fronteggiare regimi e società meno votate all’odio di quanto non fossero i paesi che lo circondano.
Accetteranno i fieri arabi del nord il predominio degli arabi del Golfo, che essi considerano “schiavi trasformati in re”? Nient’affatto. Saddam Hussein osò sfidare questo nuovo ordine nel 1990, quando occupò il Kuwait e attaccò l’Arabia Saudita. Ma una potenza straniera più forte di lui lo respinse.
Nell’arco di venti o forse trent’anni, quando non ci sarà più petrolio e terminerà la protezione occidentale, gli arabi del nord insorgeranno di nuovo contro gli arabi del Golfo e si riprenderanno la regione con feroce e spietata violenza tipicamente mediorientale.

(Da: YnetNews, 11.1.08)