11 settembre: famiglia israeliana chiede riconoscimento vittima terrorismo

Chiediamo solo un riconoscimento per partecipare alle attività dei famigliari delle vittime del terrorismo.

image_353La famiglia di Hagai Shefi, ucciso l’11 settembre 2001 nell’attentato alle Torri Gemelle del World Trade Center di New York, chiede che lo Stato di Israele riconosca ufficialmente il proprio congiunto come una vittima del terrorismo anti-israeliano.
La richiesta della famiglia, respinta in primo grado, è stata ora sottoposta alla Corte Distrettuale di Tel Aviv.
“Non stiamo inseguendo nessun compenso economico – ha spiegato Dov Shefi, padre di Hagai, un tempo in servizio come consulente legale della Difesa – Vogliamo solo che le circostanze in cui ha trovato la morte mio figlio vengano riconosciute ufficialmente da un tribunale israeliano”.
Hagai, 34 al momento della morte, stava conducendo una brillante carriera negli Stati Uniti nel settore hi-tech. Era particolarmente conosciuto negli ambienti di Wall Street per la sua competenza in fatto di sistemi software per istituti bancari. L’11 settembre di tre anni fa era stato invitato a parlare davanti a un convegno di circa cento operatori bancari al 106esimo piano della Torre Nord.
Hagai riuscì a chiamare la moglie col cellulare poco dopo che l’aereo dirottato dai terroristi aveva colpito l’edificio. Le disse: “La situazione è gravissima, senza possibilità di uscire”, e le diede il suo addio. Il corpo venne ritrovato due giorni dopo, alla vigilia di Rosh Hashana (capodanno ebraico) e venne sepolto in un cimitero ebraico nel New Jersey. Un anno dopo le spoglie di Hagai vennero trasportate e inumate in Israele.
Hagai lasciò la moglie e due figli di 3 e 5 anni.
Secondo la legge israeliana, lo Stato riconosce ufficialmente una persona come vittima del terrorismo se viene colpita in un attentato perpetrato da un gruppo ostile il cui scopo è attaccare lo Stato di Israele, sia direttamente che indirettamente. Lo Stato d’Israele e la famiglia Shefi naturalmente concordano sul fatto che gli attentati dell’11 settembre vennero realizzati da un gruppo dichiaratamente ostile a Israele. Il punto in discussione è se quegli attentati in particolare possano essere considerati come rivolti anche contro Israele.
A sostegno di questa tesi, Dov Shefi presenta fra l’altro il rapporto della Commissione d’inchiesta americana sull’11 settembre dove si afferma che gli attentati vennero fatti anche per colpire l’amicizia tra Stati Uniti e Israele.
“Non chiediamo altro che il riconoscimento ufficiale da parte dello Stato di Israele che nostro figlio è caduto vittima del terrorismo anti-israeliano, e questo solo per poter incidere il suo nome su un memoriale e partecipare agli eventi e alle attività dei famigliari delle vittime del terrorismo”, conclude il signor Shefi.
Vale la pena ricordare che, ancora oggi, in alcuni ambienti circola una feroce menzogna antisemita secondo la quale “gli ebrei, avvertiti dal Mossad, sarebbero sfuggiti al massacro delle Twin Towers” (con allusione antisemita al solito “complotto giudaico-sionista” contro l’umanità). In realtà furono molto numerosi gli ebrei, di varie nazionalità, che morirono negli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 contro gli Stati Uniti. Fra questi, anche cinque cittadini israeliani: oltre a Hagai Shefi, perirono Daniel Lewin (31 anni), Alona Avraham (30 anni), Shai Levinhar (29 anni), Hagai Shefi (34 anni) e Leon Lebor (51 anni).

(Da: Ma’ariv, israele.net, 7.09.04)

Nella foto in alto: Hagai Shefi