14 settembre 2020

I palestinesi hanno proclamato una “giornata della rabbia” per martedì 15 settembre, in coincidenza con la prevista firma a Washington degli accordi di normalizzazione fra Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein. “La bandiera palestinese sarà issata in tutte le città e campi palestinesi, in Israele e all’estero, per esprimere il rifiuto dell’issare ad Abu Dhabi e Manama la bandiera [israeliana] dell’occupazione. dell’assassinio e del razzismo – si legge in una dichiarazione firmata da vari gruppi tra cui l’Olp, capeggiata da Abu Mazen, e il movimento islamista Hamas che controlla la striscia di Gaza – Esortiamo la nostra popolazione, in particolare quella nei campi, a denunciare questi vergognosi accordi”. La dichiarazione esorta inoltre arabi e musulmani manifestare davanti alle ambasciate di Stati Uniti, Israele, Bahrain ed Emirati Arabi Uniti per “denunciare i vergognosi accordi”. Domenica è stata inoltrre annunciata la formazione di un gruppo chiamato “Dirigenza nazionale unificata per la resistenza popolare”. “E’ l’inizio della terza intifada – ha detto al Jerusalem Post un funzionario di Fatah – E’ l’unico modo in cui il mondo ci ascolterà. Vogliamo riportare la questione palestinese in cima all’agenda mondiale”. Il nuovo organismo ha diffuso domenica la sua prima dichiarazione in cui invoca una “lotta popolare globale che non cesserà fino alla creazione di uno stato palestinese indipendente con Gerusalemme come capitale”. Il proclama è stato ripetutamente trasmesso dalla tv ufficiale dell’Autorità Palestinese, segno che la dirigenza di Abu Mazen l’ha avallata, anche se si riferisce a Israele come “il nostro principale nemico” e promette che la “la lotta armata continuerà fino alla vittoria”. Hussam Badran, alto funzionario di Hamas, ha accolto con favore l’istituzione della “Dirigenza unificata per la resistenza popolare” affermando che essa aprirà la strada al conseguimento dell’unità tra i palestinesi.