12 giugno 2020

Con il voto di otto giudici su nove, la Corte Suprema israeliana ha dichiarato “incostituzionale” una legge varata dalla Knesset nel 2017 che tendeva a legalizzare retroattivamente abitazioni costruite da israeliani in Cisgiordania su terreni che “in buona fede” non sapevano fossero di proprietà privata palestinese (la situazione catastale in Cisgiordania è molto complessa perché tiene conto di registri giordani, britannici, ottomani nonché di usi di fatto). Ha scritto mercoledì Gilead Sher su YnetNews che la sentenza della Corte Suprema potrebbe mettere al riparo Israele dai tentativi di denunciarlo davanti alla Corte Penale Internazionale giacché “smentisce chi sostiene che lo stato ebraico non è in grado di far rispettare le proprie norme fondamentali”. “La Corte Penale Internazionale – spiega Sher – è autorizzata a indagare e perseguire solo nel caso in cui un paese non rispetti lo stato di diritto e il suo sistema giudiziario risulti gravemente carente o di parte. Funziona cioè come un’istanza giudiziaria supplementare. In altre parole, la Corte ha autorità secondaria dopo la giurisdizione nazionale”.