13 gennaio 2022

Dopo una serie di violenti scontri con le forze di polizia da parte di decine di beduini israeliani che protestano contro la piantumazione di alberi su terreni contesi nel deserto del Negev, è stato raggiunto mercoledì un accordo tra il partito Ra’am e il ministro degli affari sociali Meir Cohen (di Yesh Atid), che prevede il blocco del progetto di forestazione del KKL e l’avvio di trattative su una soluzione di compromesso a lungo termine. Il diverbio ha minacciato la stabilità del governo quando il partito arabo islamista Ra’am (con forte presenza fra i beduini del sud del paese) ha minacciato di ritirarsi dalla coalizione. Un analogo progetto di piantumazione nella stessa area era già stato congelato dal governo precedente nel luglio 2020. La controversia si è riaccesa alcune settimane fa quando il KKL-JNF ha iniziato a piantumare in una zona abitata da beduini della tribù al-Atrash. Il governo afferma che si tratta di terreni di proprietà pubblica, mentre i beduini locali la rivendicano come di loro. Da decenni il governo cerca di insediare i beduini in città riconosciute e pianificate, ma molti di loro si rifiutano e continuano a vivere in una serie di villaggi illegali nel deserto meridionale. I beduini accusano il KKL di volerli spostare, ma il KKL afferma che sta solo rispondendo a una richiesta di altri enti governativi su terreni demaniali. Il KKL-JNF è un ente semi-governativo che opera in tutto il paese su progetti di conservazione e sviluppo delle aree verdi e delle risorse idriche. Gli esperti ambientali considerano il rimboschimento delle terre nazionali israeliane come un obiettivo ecologico primario. Martedì il ministro degli esteri e vice primo ministro Yair Lapid aveva chiesto “ai politici di entrambe le parti di calmare le acque anziché attizzare fiamme” e aveva esortato a sospendere la piantumazione fino a quando non sarà trovata una soluzione. Dal canto suo, Hamas ha cercato di gettare benzina sul fuoco con un messaggio in cui esalta “il nostro popolo nel Negev che si ribella contro l’aggressione sionista dentro la Palestina occupata” (termine con cui Hamas indica Israele) e contro “la giudaizzazione del Negev palestinese occupato”. Mercoledì sera, nuovi scontri nella zona contesa nonostante l’annuncio dell’accordo.