13 settembre 2022

“Sono convinto che se non fosse per Hezbollah, il Libano farebbe parte degli Accordi di Abramo” (nel quadro dei quali diversi paesi arabi hanno fatto la pace con Israele). Lo ha detto martedì mattina il capo dell’intelligence militare delle Forze di Difesa israeliane, Aharon Haliva, intervenendo alla conferenza sul terrorismo della Reichman University di Herzilya. “Hezbollah – ha spiegato il generale – è un’organizzazione che indossa tre cappelli: protettore della comunità sciita, gregario dell’Iran finanziato e sostenuto da Teheran e difensore del Libano, di cui tuttavia tiene in ostaggio la popolazione”. Haliva ha fatto notare che il Libano e tutti gli altri paesi su cui l’Iran esercita la propria egemonia (Iraq, Yemen, Siria) “sono paesi falliti, in fondo a tutti i parametri (di sviluppo). Quando si alzano mattina, i libanesi si ritrovano senza elettricità, la loro moneta è in condizioni spaventose, la vita è estremamente difficile. Per contro, Israele è un paese dotato di risorse come acqua, tecnologia e cibo, oltre alla forza militare. I paesi arabi ne sono consapevoli, e questo ha contributo a portare agli Accordi di Abramo”. Il Libano è tecnicamente in stato di guerra con Israele e Hezbollah alimenta le tensioni circa la piattaforma di estrazione del gas di Karish e la trattativa in corso sui confini marittimi fra i due paesi. “Un impianto libanese di perforazione del gas è nell’interesse di Israele – ha detto Haliva – così come un miglioramento della situazione economica della popolazione libanese. I libanesi capiscono bene quale sarebbe il risultato di una guerra. Mi auguro per il suo bene che Nasrallah non sottovaluti l’eventuale risposta israeliana. Nasrallah non è stupido e sa di cosa parlo”. Circa l’aumento delle violenze in Cisgiordania, Haliva ha avvertito che potrebbero esserci attacchi durante l’imminente periodo di festività ebraiche: “Le feste ebraiche sono sempre un periodo delicato”, ha spiegato. Martedì, la polizia israeliana ha emesso ordini restrittivi circa la presenza di attivisti sia ebrei che arabi sul Monte del Tempio a Gerusalemme durante le festività che iniziano verso la fine di settembre.