13 settembre 2022

Una rara moneta coniata dai ribelli ebrei durante la Grande Rivolta contro Roma verso la fine del periodo del Secondo Tempio verrà restituita a Israele circa duemila anni dopo la sua messa in circolazione in segno di sfida contro la superpotenza mondiale dell’epoca. Lo ha riferito martedì il New York Times spiegando che la moneta, illegalmente trafugata vent’anni fa, è stata recuperata dalle autorità americane nel 2017 quando è stata messa all’asta a Denver con falsi documenti di provenienza. Tuttavia, i colloqui con Israele sul suo destino si sono scontrati con vari problemi legali, superati solo quest’estate. Secondo gli esperti la moneta datata 69 e.v, un pezzo d’argento da un quarto di shekel (siclo) con rami di palma e una corona, è tra le monete più rare fra quelle rimaste della rivolta ebraica schiacciata nel sangue dall’Impero Romano. L’anno successivo le legioni romane espugnavano Gerusalemme e distruggevano il Tempio ebraico. Scrive il New York Times che “il conio di tali monete da parte degli ebrei durante la rivolta era considerato un’importante dichiarazione di sovranità da parte di persone a cui i romani avevano proibito di emettere monete d’argento”. Secondo Ilan Hadad, archeologo dell’Authority israeliana per le Antichità, la moneta va considerata “un tesoro nazionale per il suo alto valore simbolico, religioso e politico, per ebrei e cristiani di tutto il mondo. Monete come questa costituivano una sfrontata dichiarazione di indipendenza: venivano realizzate raschiando le immagini degli imperatori dalle monete d’argento romane e ristampandole”.

Il quarto di siclo d’argento della rivolta ebraica contro Roma (clicca per ingrandire)

La scorsa settimana l’Authority israeliana per le Antichità ha anche annunciato il rimpatrio dagli Stati Uniti di un raro documento del periodo del Primo Tempio: un frammento di papiro con quattro righe vergate in antica scrittura ebraica, probabilmente trafugato da una grotta nel deserto di Giudea. Il testo, che inizia con le parole “Invia a Ismaele” (nome molto comune in epoca biblica), faceva verosimilmente parte di una lettera di istruzioni risalente al VI o VII secolo a.e.v., come due soli altri documenti di quel periodo presenti nella collezione dei Rotoli del Mar Morto. Del rarissimo manufatto restava una foto scattata anni fa da Ada Yardeni, studiosa di scritture ebraiche antiche deceduta nel giugno 2018. Dopo intense ricerche, è stato rintracciato presso un residente del Montana (Usa), che ha spiegato che sua madre l’aveva acquistato  nel 1965 durante una visita nella parte di Gerusalemme allora occupata dalla Giordania.

Il “Papiro Ismaele” del periodo del Primo Tempio (clicca per ingrandire)