Il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen non ha espresso alcun rammarico per la strage degli 11 atleti israeliani trucidati alle Olimpiadi di Monaco 50 anni fa, il 5 settembre 1972, da terroristi palestinesi di Settembre Nero, un gruppo dell’epoca strettamente legato alla fazione Fatah di Yasser Arafat e dello stesso Abu Mazen. Nella conferenza stampa a Berlino accanto a Olaf Scholz, Abu Mazen ha invece ribattuto che Israele ha commesso “50 Olocausti”. Abu Mazen ha esplicitamente usato in inglese la parola “Olocausti”, suscitando evidente disappunto nel cancelliere tedesco. Da tempo la Germania afferma che il termine “Olocausto” deve essere usato solo per descrivere lo sterminio nazista di sei milioni di ebrei prima e durante la seconda guerra mondiale. Il popolare quotidiano tedesco Bild ha pubblicato sul suo sito un articolo indignato dal titolo “Scandalo antisemitismo alla Cancelleria federale”, in cui si esprime shock per il fatto che non sia stata detta una parola di dissenso “di fronte alla peggiore relativizzazione dell’Olocausto che un capo di governo abbia mai pronunciato nell’ufficio del cancelliere”. Anche Der Spiegel, Welt, Junge Freiheit e altri mass-media hanno titolato sul silenzio di Scholz. Un portavoce di Scholz ha detto a Bild che la conferenza stampa è stata chiusa, come d’uso, dopo l’ultimo blocco di domande/risposte “prima che il Cancelliere potesse replicare alla frase vergognosa, cosa che ha visibilmente infastidito Scholz”. Il portavoce del governo ha poi detto ai giornalisti ancora presenti, che non avevano potuto fare a meno di notare il fastidio del Cancelliere, quanto Scholz fosse indignato per la dichiarazione e anche per il fatto di non averla potuto contraddire apertamente. In una dichiarazione a Bild, Scholz ha aggiunto: “Soprattutto per noi tedeschi, qualsiasi relativizzazione dell’Olocausto è insopportabile e inaccettabile”.

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Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha respinto il termine “apartheid” per descrivere le relazioni tra Israele e Territori palestinesi. “Naturalmente abbiamo una valutazione diversa rispetto alla politica israeliana – ha dichiarato Scholz durante una conferenza stampa congiunta con il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen, martedì a Berlino – E voglio dire qui espressamente che non condivido l’uso della parola apartheid e non penso che essa descriva correttamente la situazione”.
L’Università di Gerusalemme ha guadagnato 13 posizioni, classificandosi al 77esimo posto tra le migliori università del mondo (e quella con il punteggio più alto in Israele), secondo la Academic Ranking of World Universities 2022 dell’organizzazione indipendente Shanghai Ranking Consultancy, pubblicato lunedì mattina. In vetta alla lista mondiale l’Università di Harvard, seguita da Stanford University, Massachusetts Institute of Technology, Università di Cambridge nel Regno Unito e Università della California a Los Angeles. Altre due università israeliane che si sono classificate tra le prime 100 sono il Technion-Israel Institute of Technology di Haifa e il Weizmann Institute of Science di Rehovot, entrambi all’83esimo posto.
Continuano le indagini delle Forze di Difesa israeliane sui morti palestinesi durante la recente operazione anti-Jihad Islamica “Breaking Dawn”. Mentre risulta confermato che l’esplosione del 6 agosto a Jabaliya (9 morti fra cui 4 bambini) e quella del 7 agosto a Bureij (morto un terrorista di Hamas e tre bambini) sono state causate da falliti lanci di missili della Jihad Islamica, sembrerebbe causata dall’aviazione israeliana l’esplosione del 7 agosto nei pressi del cimitero al-Fallujah, vicino a Jabaliya, dove sono rimasti uccisi quattro ragazzini di 13, 15 e 16 anni e un bambino di 3 anni. Le Forze di Difesa israeliane hanno ribadito, martedì, d’aver compiuto ogni sforzo ragionevole per ridurre il più possibile i danni a civili durante le operazioni contro obiettivi terroristici, e che le indagini proseguono per accertare tutte le circostanze di ogni incidente.
Lunedì notte un soldato israeliano di 20 anni, Nathan Fitoussi, è stato ucciso per errore da un commilitone della Brigata Kfir che lo ha scambiato per un aggressore mentre rientrava a un posto di guardia presso la barriera difensiva vicino a Tulkarem. Secondo l’indagine preliminare delle Forze di Difesa israeliane, il soldato che ha sparato ha seguito le procedure previste (intimare l’alt, sparare in aria ecc.). Il portavoce militare, Ran Kochav, ha detto martedì mattina a radio Kan che il soldato che ha sparato sta collaborando con le indagini. “Ci prenderemo cura di lui e cercheremo di capire perché è stato commesso questo tragico errore”, ha detto Kochav. Intanto, un portavoce della famiglia del soldato deceduto ha dichiarato: “La famiglia non prova rabbia verso il soldato che ha sparato. Sono anzi dispiaciuti per lui e non ho dubbi che vorrebbero incontrarlo”.
L’ex direttore generale di Al-Jazeera, Yasser Abu Hilala, ha condiviso venerdì, e poi ha cancellato, un’immagine che rilancia l’accusa antisemita medioevale di “deicidio” (= ebrei assassini di Gesù). Il montaggio accosta un dipinto raffigurante la Madonna con il corpo di Gesù fra le braccia e una donna palestinese in una posa simile accanto al corpo di un giovane palestinese. Il tutto accompagnato dalla scritta: “Dopo 2000 anni ed è lo stesso assassino”. Dopo aver cancellato il tweet, Abu Hilala ha scritto sul suo account: “Sulla base del consiglio di coloro della cui opinione mi fido, ho cancellato il tweet per evitare confusioni”. Inoltrando invece il tweet originale, il vicedirettore generale del Ministero degli esteri israeliano, Joshua L. Zarka, ha stigmatizzato la manifestazione di “puro, vile e patetico antisemitismo”, chiedendo ad Abu Hilala se, già che c’era, non intendesse aggiungere anche i Protocolli degli Savi di Sion (falso documento antisemita di epoca zarista) o la calunnia del sangue (accusa medioevale agli ebrei di praticare sacrifici umani coi bambini). Abu Hilala ha guidato l’emittente Al-Jazeera, di proprietà del Qatar, tra il 2014 e il 2018.

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Da informazioni di Hamas e mass-media palestinesi, che corrispondano alle dichiarazioni rilasciate domenica dal portavoce delle Forze di Difesa israeliane, risulta confermato che il terrorista di Hamas Yasser Nimr Al-Nabahin, morto durante la recente operazione “Breaking Dawn”, è stato ucciso da un missile fuori bersaglio della Jihad Islamica Palestinese. Lo scorso 7 agosto si ebbe notizia che un’esplosione aveva colpito una casa a Bureij, nel centro della striscia di Gaza, uccidendo tre bambini e il loro padre. Le Brigate Izz al-Din al-Qassam, ala militare di Hamas, pubblicavano immediatamente un necrologio di Nabahin, definito un “al-Qassam mujahid” (santo guerriero), e i quattro membri della famiglia deceduti venivano avvolti nelle bandiere di Hamas durante il loro funerale, come si vide nelle immagini pubblicate da Shehab News. Tuttavia Hamas non emise nessun proclama di vendetta contro Israele, circostanza che corroborava i risultati di un’indagine preliminare delle Forze di Difesa israeliane pubblicati lo stesso 7 agosto da Maariv e YnetNews secondo cui l’esplosione a Bureij era stata causata dal fallito lancio di un razzo della Jihad Islamica verso Israele. Domenica scorsa il portavoce delle Forze di Difesa israeliane ha definitivamente confermato questa versione al Jerusalem Post.
L’Iran difende e legittima il tentato assassinio di Salman Rushdie, incolpandone la vittima. Lo ha fatto lunedì il portavoce del Ministero degli esteri iraniano Nasser Kanaani in una conferenza stampa durante la quale ha affermato che Rushdie e i suoi sostenitori sono i responsabili dell’attentato di lunedì contro lo scrittore (oggetto di una fatwa di condanna a morte emessa nel 1989 dall’ayatollah Khomeini). Kanaani ha sostenuto che la libertà di parola “non giustifica” le offese di Rushdie all’islam (le quali invece ne giustificherebbero l’assassinio ad opera di qualunque “fedele” islamico). Kanaani ha inoltre definito “contraddittorio l’atteggiamento dell’Occidente che condanna l’attentatore e al contempo glorifica lo scrittore che ha offeso le credenze islamiche”.
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