19 giugno 2020

Sono stati scoperti nel nord di Israele i resti di quella che fu una prospera città cristiana, distrutta circa 1.400 anni fa dalle forze persiane. Lo hanno riferito gli archeologi la scorsa settimana su Atiqot, il giornale pubblicato dalla Israel Antiquities Authority. L’insediamento rurale bizantino di Pi Metzuba, nella Galilea occidentale, giunse al suo epilogo all’inizio del VII secolo e.v. quando la Persia invase la regione nel quadro del suo conflitto con l’Impero bizantino. Gli scavi hanno portato alla luce, fra l’altro, un edificio contrassegnato da simboli cristiani, corredato di un mosaico di buona fattura con figure floreali, animali e umane ispirate all’iconografia pagana. Le rovine sono state scoperte durante uno scavo di controllo, prima di avviare i lavori di ampliamento della strada che collega Shlomi al kibbutz Hanita, appena a sud del confine di Israele con il Libano. La città di Pi Metzuba è menzionata nel Talmud di Gerusalemme, il compendio della legge religiosa ebraica redatto nel IV-V secolo e.v. in Galilea. Il nome Metzuba o Metzub venne conservato negli insediamenti in zona crociati, mamelucchi e ottomani e oggi nel nome del vicino kibbutz Metzuba. L’Impero bizantino e la Persia sassanide hanno combattuto una lunga e sanguinosa guerra dal 602 al 628, durante la quale i persiani invasero e occuparono la Galilea e il resto della Terra Santa a partire dal 613. Alla fine, i bizantini sconfissero i nemici e riguadagnarono i territori perduti nel Levante, ma la guerra depauperò i due imperi rendendoli vulnerabili al nascente califfato islamico in Arabia, che lanciò la sua invasione del Levante pochi anni dopo, negli anni ‘30 del VII secolo.

Particolare del mosaico di Pi Metzuba (clicca per ingrandire)