19 ottobre 2020

Una visita alla moschea di al-Aqsa di Gerusalemme compiuta la settimana scorsa da una delegazione degli Emirati Arabi Uniti composta da nove uomini e una donna ha suscitato indignazione e condanna da parte di Fatah (il movimento palestinese che fa capo ad Abu Mazen). Shadi Mtour, esponente di Fatah a Gerusalemme est, ha accusato i visitatori dal Golfo d’aver “preso d’assalto la moschea di al-Aqsa”, la frase regolarmente usata dai palestinesi per descrivere qualunque visita di ebrei alla spianata sul Monte del Tempio. Un gruppo chiamato “Forze nazionali e islamiche nella Gerusalemme occupata” ha affermato che la visita rappresenta “l’attuazione dell’accordo traditore firmato tra gli Emirati Arabi Uniti e l’entità di occupazione [Israele]”. Molti palestinesi sui social network hanno denunciato la delegazione degli Emirati per aver visitato e pregato alla al-Aqsa, per di più sotto la protezione della polizia israeliana, e hanno chiesto che vangano sostituiti i tappeti di preghiera “profanati” dai visitatori degli Emirati. Fatah ha anche messo in guardia gli abitanti di Gerusalemme est contro “il denaro degli Emirati inzuppato nel sangue palestinese”, un apparente riferimento alle notizie secondo cui gli Emirati Arabi Uniti stanno pianificando di finanziare vari progetti nella città in collaborazione con la Municipalità. Shadi Mtour, Segretario generale di Fatah a Gerusalemme, ha avvertito i palestinesi di non cooperare con tali progetti né direttamente né indirettamente, e ha ribadito la condanna delle delegazioni dagli Emirati alla moschea al-Aqsa definendole “un pugnale nel cuore palestinese”.

Visitatori dagli Emirati Arabi Uniti in preghiera nella moschea al Aqsa (clicca per ingrandire)