20 dicembre 2022

Il terrorista palestinese Nasser Abu Hamid, 51 anni, uno dei fondatori delle Brigate Martiri di al-Aqsa (Fatah), uno di coloro che parteciparono al linciaggio di Ramallah dell’ottobre 2000 nonché responsabile dell’assassinio di almeno sette israeliani, è morto di cancro martedì mattina in un centro medico carcerario israeliano. Già condannato all’ergastolo per assassinio nel 1990, venne successivamente scarcerato in base a un accordo con l’Autorità Palestinese. Nel 2002 venne nuovamente arrestato e condannato all’ergastolo per aver condotto e organizzato una serie di ulteriori attentati mortali. Il Comitato palestinese per detenuti ed ex detenuti accusa Israele di “deliberata negligenza medica”, un’accusa che viene sempre avanzata quando un detenuto palestinese muore di malattia durante o poco dopo la detenzione. Le autorità carcerarie israeliane smentiscono seccamente, dicendo che il detenuto “è stato trattato con professionalità e in conformità con tutte le procedure mediche”. La madre di Abu Hamid ha affermato che “essere martire era l’ambizione di tutta la vita di Nasser”. Il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen ha definito Abu Hamid “un eroe” e ha indicato la madre e la famiglia come “un modello di sacrificio”. Secondo palwatch.org, nel corso degli anni Abu Hamid è stato remunerato dall’Autorità Palestinese con un totale di 405.000 dollari (12.270 $ al mese), mentre l’intera famiglia (con altri suoi fratelli all’ergastolo per attentati mortali) ha ricevuto vitalizi e sovvenzioni mensili per un totale, fino al mese scorso, di 1.665.924 dollari.

Nelle foto, cittadini israeliani assassinati a Gerusalemme, Tel Aviv e in Samaria in attacchi terroristici organizzati da quello che Abu Mazen martedì ha definito “l’eroico martire, prigioniero e comandante Nasser Abu Hamid” (clicca per ingrandire)