25 aprile: ecco perché deve sfilare la bandiera con la Stella di Davide

E perché altre bandiere dovrebbero restare arrotolate

Di Massimo Cingolani

La Stella di Davide sulle spalline dei volontari della Brigata Ebraica

La Stella di Davide sulle spalline dei volontari della Brigata Ebraica

Anche quest’anno il 25 Aprile è stato rovinato dagli insulti alla bandiera della Brigata Ebraica. Ma perché è importante la sua presenza in questo anniversario? La brigata, costituita solo nel 1944 nonostante fosse richiesta fin dall’inizio della guerra, fu inviata sul fronte italiano ed era composta da giovani più che motivati e con la stella di David sulla manica dell’uniforme a dimostrazione che gli ebrei non erano solo vittime predestinate, ma che sapevano rispondere colpo su colpo.

 

33 ebrei originari della Palestina Mandataria britannica, caduti combattendo in Italia contro i nazi-fascisti, sono sepolti nel cimitero militare inglese di Piangipane (Ravenna)

Il battesimo del fuoco fu sul fiume Senio e nell’assalto al monte Ghebbio. Le perdite furono pesanti, tanto che il 14 aprile la Brigata ricevette l’ordine di fermarsi alla periferia di Bologna e di non proseguire: molto probabilmente il governo inglese ebbe paura che si potesse pensare che dei giovani ebrei erano stati mandati deliberatamente a morire. Era prassi per gli alleati inviare all’assalto, come ad esempio a Cassino e in generale sul fronte appenninico, truppe ausiliarie e coloniali come polacchi, indiani, marocchini ecc.

Alla luce di questo è chiaro che gli insulti alla bandiera della Brigata Ebraica sono un insulto alla Resistenza, ma la cosa ancora più bizzarra è l’esposizione della bandiera palestinese. A questo proposito vorrei ricordare che, come la stella di Davide era cucita sulla manica dei combattenti ebrei, i colori del movimento nazionalista arabo erano cuciti sulle maniche della Deutsche-Arabische Bataillon, del Deutsche-Arabische Lehr Abteilung e dei volontari arabi del centro militare A del raggruppamento “Frecce Rosse” costituito da Mussolini su richiesta del Gran Mufti di Gerusalemme nel corso della sua visita in Italia.

Il mufti palestinese Haj Mohammed Effendi Amin el-Husseini con Adolf Hitler, Heinrich Himmler e le SS musulmane

Il mufti palestinese Haj Mohammed Effendi Amin el-Husseini con Adolf Hitler, Heinrich Himmler e le SS musulmane

Il Gran Muftì nel 1941 fuggì attraverso la Turchia nell’Italia fascista, dopo un incontro con Mussolini arrivò a Berlino e successivamente Hitler gli garantì che “a un certo punto, non lontanissimo nel tempo, gli eserciti tedeschi raggiungeranno il confine meridionale del Caucaso. In quel momento, il Fuhrer dirà al mondo arabo che è giunta l’ora della liberazione. E il solo scopo della Germania sarà la distruzione degli ebrei che vivono nel mondo arabo”.

Sulla base di questa promessa il Gran Muftì iniziò una campagna di reclutamento che portò alla costituzione di una divisione SS musulmana forte di più di 30.000 volontari: la Division der SS Handschar, che partecipò alla difesa di Berlino contro l’Armata Rossa. Nel suo ruolo di reclutatore di volontari, il Muftì indicava nell’”uccisione degli ebrei” il compito principale delle divisioni musulmane di SS. Ebbe anche rapporti con Eichmann, il direttore generale di uno dei più grandi genocidi conosciuti, che in un incontro spiegò al suo ospite arabo come pensava di risolvere la questione ebraica.

Hajji Amin Al-Husseini, il Gran Muftì, dopo la guerra ritornò nel Medio Oriente, portando la visione antisemita europea e fece da mentore a un giovane palestinese suo lontano parente di nome Muhammad al-Husseini, conosciuto anche con il nome di Yasser Arafat.

Sulla base della storia, forse è bene che in certe ricorrenze alcune bandiere restino arrotolate, mentre l’esposizione di altre non deve determinare insulti per chi legittimamente ha il diritto di farle sventolare.

Se qualcuno ha interesse ad approfondire una pagina di storia che alcuni fanno finta di non conoscere, consiglierei di leggere: La Brigata, di Howard Blum; I carnefici stranieri di Hitler di Christopher Hale; Reparti di èlite e forze speciali dell’esercito italiano,1940-1943 di Crociani e Battistelli.

(Da: www.arcipelagomilano.org, 29.4.14)