27 gennaio 2022

Il braccio di ferro in corso dalla metà del XIX secolo fra i farmacologi e il parassita della malaria (che uccide ancora oggi 600.000 persone all’anno, per l’80% bambini sotto i 5 anni) potrebbe pendere a vantaggio della medicina grazie al lavoro di Ron Dzikowski e Eylon Yavin, dell’Università di Gerusalemme. Il plasmodium falciparum (trasmesso dalla zanzara anophele) continua a sviluppare resistenza ai farmaci, per cui è fondamentale capire a quali farmaci uno specifico caso di malaria è resistente. Attualmente ciò significa inviare un campione a un laboratorio attrezzato per test molecolari, cosa spesso impossibile nei paesi poveri dove la malaria imperversa. Nell’articolo pubblicato su ACS Sensors, i due ricercatori israeliani spiegano d’aver escogitato un trucco che sfrutta i diversi legami che si creano fra una molecola fluorescente “reporter” e le molecole di Dna ed Rna mutate al fine di rivelare le varianti più frequenti del plasmodio e la relativa resistenza ai farmaci artemisinina e clorochina. Ciò potrebbe portare alla creazione di kit relativamente rapidi ed economici atti a misurare la resistenza ai farmaci e mirare meglio la terapia grazie all’uso di un semplice microscopio ottico.