27 novembre 2019

Il direttore esecutivo di Human Rights Watch è stato vivacemente criticato, martedì, per un tweet in cui definisce l’attacco iraniano alle installazioni petrolifere saudite “molto meglio degli attacchi del principe ereditario saudita allo Yemen”. Il tweet di Roth commentava un servizio Reuters secondo cui l’Iran avrebbe evitato di colpire civili o americani per non provocare una reazione di Arabia Saudita e Stati Uniti. Migliaia di persone hanno criticato il tweet di Roth. Ali Shihabi, un commentatore di politica mediorientale, ha chiesto: “E che dire delle 500.000 vittime innocenti in Siria che l’Iran ha contribuito a causare?”. Altri hanno denunciato il fatto che Roth ha sempre detto poco sul regime iraniano che reprime le proteste interne. Salman Al-Ansari, del Saudi American Public Relations Affairs Committee, ha scritto che il tweet di Roth delinea “nuovi standard di ipocrisia”. Iyad el-Baghdadi, scrittore e attivista, lo ha definito un pessimo tweet “specialmente all’indomani del vero e proprio massacro da parte del regime iraniano in Iran”. Anshel Pfeffer, editorialista di Ha’aretz, si è chiesto “che necessità hanno alti rappresentanti di Human Rights Watch di twittare la loro approvazione di capi che in questo momento stanno falciando centinaia di manifestanti”. Roth twitta su Israele più che su ogni altro argomento. Dal 20 al 26 novembre ha twittato o ri-twittato 32 post critici contro Israele. Nello stesso periodo, il secondo maggior numero di suoi tweet (28 ) riguardava la Cina, mentre l’Iran era terzo a distanza con soli 10 tweet, seguito da Egitto e Stati Uniti. L’Iraq, dove centinaia di manifestanti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza, ha meritato un solo tweet del direttore di Human Rights Watch, così come l’invasione turca nel nord della Siria e la perdurante occupazione di Afrin.