27 settembre 2016

“L’occupazione non esonera lo stato di Palestina dal suo obbligo di fare quanto deve per prevenire, indagare, punire e perseguire rimedi per gli atti di violenza di genere nelle aree e sulle persone sotto la sua giurisdizione”. Lo ha scritto la relatrice del Consiglio Onu per i diritti umani, Dubravka Simonovic, in un rapporto speciale sulla condizione della donna in Israele e territori palestinesi pubblicato la scorsa settimana. Il sistema giuridico palestinese, si legge nel rapporto, è “antiquato” per quanto riguarda la violenza contro le donne, in particolare sui “delitti d’onore” rispetto ai quali i giudici palestinesi mantengono “ampi poteri discrezionali” per l’applicazione di circostanze attenuanti. Simonovic lamenta inoltre che le ragazze palestinesi possono essere sposate a 15 anni, cioè troppo giovani, e che lo stupro all’interno del matrimonio non sia considerato reato. Inoltre, stando al rapporto, “le donne devono affrontare discriminazioni nei campi dell’eredità, del divorzio e dell’affidamento dei figli”. Per quanto riguarda Israele, Simonovic esprime preoccupazione per l’uso di leggi religiose (ebraiche, musulmane ecc.) nel regolare il matrimonio e il divorzio, e auspica l’adozione di una legge per il matrimonio civile. Denuncia inoltre l’esistenza di “alcune sacche nelle comunità araba e beduina dove si praticano poligamia e matrimonio precoce” e nelle quali “non viene fatto abbastanza per combattere il delitto d’onore”.