29 novembre 2019

Un giornalista saudita ha espresso ammirazione per il popolo ebraico e per i cittadini israeliani dopo aver visitato per cinque giorni lo stato ebraico in un viaggio “riservato”, su invito del Ministero degli esteri israeliano, insieme a colleghi provenienti dal Kuwait e dall’Egitto e a due musicisti iracheni. Il giornalista, ricercatore culturale e studioso di testi ebraici, ha parlato martedì a radio Galei Tzahal, dopo il suo ritorno in patria, a condizione di restare anonimo, e ha raccontato della sua esperienza mentre passeggiava per le strade d’Israele: “Quando le persone scoprivano che vengo dall’Arabia Saudita rimanevano stupite, ma non in modo ostile, anzi”. Il giornalista, una figura di spicco nel suo paese, ha detto d’aver trovato “amabili il popolo ebraico e tutti i cittadini di Israele”, aggiungendo che a suo parere “non c’è alternativa allo stabilire con Israele relazioni normali” che siano diverse da quelle che Israele ha con Giordania o Egitto, da lui definite legami tra governi e non accordi di “vera pace”. Ha inoltre criticato i vicini arabi d’Israele che coltivano l’odio, anziché perseguirlo. Ha detto infine di non capire perché “tutto il mondo arabo debba avere problemi con Israele a causa di una piccola minoranza che ebbe l’opportunità di creare uno stato nel 1947, ma la rifiutò essendo impegnata solo a contestare che gli ebrei avessero un loro stato”. Un’analoga delegazione “riservata” di personalità arabe ha visitato Israele nel luglio scorso, sempre su invito del Ministero degli esteri.