30 novembre: Israele commemora gli ebrei profughi dai paesi arabi

Gli ebrei cacciati dall’Iraq e che ricostruirono la loro vita in Israele, nel filmato auto-prodotto da un testimone dei fatti

Il 23 giugno 2014 la Knesset ha approvato una legge che designa il 30 novembre come la giornata annuale nazionale di commemorazione degli 850.000 profughi ebrei che vennero cacciati dai paesi arabi e dall’Iran nel XX secolo.

Gli ebrei avevano vissuto nei paesi arabi per migliaia di anni e molte delle loro comunità vi si trovavano sin da prima dell’avvento dell’islam. Ma nel XX secolo, con l’ascesa del nazionalismo arabo e il conflitto in Terra d’Israele/Palestina, i nuovi regimi arabi avviarono una campagna fatta di massicce violazioni dei diritti dei loro cittadini ebrei. Molti stati arabi espropriarono i nativi ebrei delle loro proprietà e li privarono della cittadinanza. Molti ebrei subirono arresti, torture, uccisioni. I racconti degli ebrei costretti a lasciare i paesi arabi differiscono nei dettagli da paese a paese e da una famiglia all’altra, ma nella sostanza sono tutte storie molto simili fra loro. La comunità ebraica irachena esisteva da più di 2.500 anni e aveva rappresentato un importantissimo centro culturale dell’ebraismo, dove è stato concepito e redatto il Talmud Babilonese. Questa antichissima comunità finì sotto attacco da parte del governo iracheno a seguito della creazione di Israele, e venne espulsa dopo aver subito aggressioni fisiche con numerose vittime, e dopo aver visto confiscati beni e proprietà. In questo filmato che ha prodotto da solo, Aharon Abudi racconta la storia della sua infanzia in Iraq, e la storia della sua famiglia, attraverso il pogrom di Farhud, l’espulsione e il loro inserimento in Israele dove hanno ricostruito da zero le proprie vite.

 

Ebrei profughi da paesi arabi

Traduzione dal minuto 2.22 al minuto 13.57

Ci fu uno scambio di popolazione e di proprietà fra paesi arabi e Israele?

Farhud 1941: un pogrom istigato dai musulmani contro gli ebrei iracheni nel 1941 e oltre: maltrattamenti, persecuzioni, uccisioni di ebrei nei paesi musulmani

“Il mio nome è Aharon Abudi, sono nato in Iraq il 4 marzo 1938. Questi sono i miei genitori il giorno del loro matrimonio”

Farhud e Naqba, un film di Aharon Abudi

“Vivevamo, a Bagdad, nel quartiere di Al-Alwiyah che era in gran parte abitato da ebrei. Ricordo la casa, la palma nel cortile di fronte, e i canali d’acqua che fiancheggiavano la strada arrivando direttamente dal fiume Tigri. Imparammo a nuotare nel Tigri con un istruttore di nuoto. Il quartiere di Al-Alwiyah era considerato una zona esclusiva, a Bagdad, per cui Abdul Karim Qassim, che abbatté la monarchia nel 1958, venne ad abitare di fronte a casa nostra e diede alla strada il suo nome: Via Abd al-Karim Qassim. Fino al 1940 gli ebrei d’Iraq avevano avuto influenza politica, occupavano posizioni elevate nella scala sociale e parecchi  ebrei erano molto ricchi. Quando terminò il Mandato Britannico, nel 1941, vennero adottate misure restrittive verso gli ebrei. Decine di funzionari ebrei vennero licenziati dai Ministeri delle finanze e dei trasporti, venne chiuso un giornale di proprietà ebraica, venne limitata l’istruzione ebraica, venne limitato il numero degli studenti ebrei nelle scuole. Vennero vietati i trasferimenti all’interno dell’Iraq, e non era possibile l’ingresso nelle scuole e negli ospedali statali: 135.000 ebrei iracheni restarono intrappolati. Un ebreo che voleva immigrare in [Terra di] Israele rischiava la pena di morte”.

L’1-2 aprile 1941 a bande armate in Iraq vengono conferiti poteri da polizia che usano per perseguitare gli ebrei. Anche alcuni poliziotti vi prendono parte. Botteghe e negozi vengono saccheggiati. Molti ebrei vengono arrestati e torturati. Agli ebrei vengono carpite enormi quantità di denaro. Vengono assassinati 179 ebrei. Migliaia vengono feriti. Centinaia di bambini rimangono orfani.

Didascalia: Fosse comuni delle vittime del pogrom Farhud

“Dopo il Farhud, vivevamo nella paura e con la circospezione che i genitori ci avevano instillato”.

1947 – Il piano di spartizione

“Il 29 novembre 1947, quando venne adottato dalle Nazioni Unite il piano sulla spartizione della Terra d’Israele [in due stati, uno arabo e uno ebraico] e di conseguenza venne proclamato lo stato d’Israele, io avevo solo nove anni. Le tensioni fra ebrei e arabi crebbero di nuovo. Gli ebrei subirono maltrattamenti e arresti come un fatto di routine. Sentivamo l’antisemitismo sulla nostra pelle. Bambini musulmani picchiavo bambini ebrei per il solo fatto che erano ebrei. I bambini ci gridavano: “Ci avete preso la Palestina”. Migliaia di ebrei furono arrestati e torturati. Fino al 1950 gli ebrei iracheni fuggono per salvarsi la vita. Molti ebrei attraversavano il confine a est, verso l’Iran, con l’aiuto di contrabbandieri. Chiudevano case e attività e le lasciavano così com’erano per potersene andare senza essere notati. Rischiavano la vita per scappare illegalmente dall’Iraq. Il cambiamento avvenne nel 1950 quando il governo iracheno permise agli ebrei di partire a condizione che rinunciassero ala cittadinanza e ai loro beni e al diritto di farvi ritorno in futuro”.

1950 – Operazione Esra e Neemia: ebrei iracheni firmano per immigrare in Israele

“Agli immigranti fu permesso lasciare l’Iraq coi vestiti che avevano addosso e una sola valigia. I miei genitori firmarono subito per immigrare, sebbene conoscessero le dure condizioni di vita che ci aspettavano e che saremmo stati sistemati nelle tende. Nel 1950 il governo israeliano portò in Israele quasi tutti gli ebrei iracheni: complessivamente 125.000. Posso vedere Ramat Gan dal mio terrazzo. Ramat Gan è in gran parte abitata da ebrei iracheni: gli stessi ebrei che partirono negli anni ‘50 come profughi e che vissero nei campi di transito come neo-immigrati”.

1951 – I miei ricordi del campo di transito

“Il sole splendeva e io lasciavo la tenda per scoprire file e file di tende. Vivere nelle tende circondate dal fango non smorzò il mio entusiasmo. Sono in Israele, il paese della libertà. Avevo piena fiducia che nessuno avrebbe fatto del male a me o alla mia famiglia. Ora sono nello stato ebraico, uno stato che è mio, in cui conto al pari di chiunque altro. Nel paese della libertà un bambino può andare dappertutto senza paura. Il campo di transito era la mia nuova città, e mi dicevo: non è niente in confronto ad al-Alwiyah, uno dei quartieri belli e nuovi di Bagdad. Là vivevamo in una casa con sette stanze. Ma ora sono in Israele, nel mio paese della libertà. In Iraq papà era un ricco mercante, che vendeva tessuti all’ingrosso. Mamma non lavorava e avevamo una domestica fissa. I miei genitori non permisero che i ricordi li disorientassero. Erano persone concrete, avevamo un posto dove vivere: ora bisogna dar da mangiare ai bambini. Mio padre Moshe mise da parte l’orgoglio, si tolse l’abito e si mise in fila all’ufficio di collocamento del campo di transito. Tornò a casa felice. Insieme ad altri uomini aveva trovato lavoro nella costruzione di Ramat Gan. Per via delle grandi ondate di immigrazione di quegli anni, nel paese e nel campo di transito vi erano scarsità e austerità. Il governo assegnava alimenti e vestiti a basso costo e venne attuata una politica di razionamento. Lo stato d’Israele raddoppiò la sua popolazione in meno di un anno. Molti ebrei arrivavano da altri paesi arabi a causa delle persecuzioni”.

Egitto: 1948 – Ebrei uccisi da bombe nel quartiere ebraico, 200 feriti. 1968 – Il governo egiziano fa promettere a tutti gli ebrei che non torneranno più in Egitto e confisca le loro proprietà.

Marocco: 1912 – 45 ebrei uccisi in tumulti; sinagoghe distrutte, libri della Torah fatti a pezzi e buttati per le strade. 1942 – Nei tumulti a Oujda e Jerada, 44 ebrei uccisi, molti feriti; all’aumentare delle persecuzioni, 70.000 ebrei fuggono segretamente dal Marocco.

Libia: 1945-46 – Massacro degli ebrei di Tripolitania; cinque sinagoghe distrutte, mille negozi ebraici saccheggiati, 4.000 ebrei perdono la casa. 1948 – Attacco al quartiere ebraico di Tripoli, uccisi 14 ebrei, 22 feriti gravemente, enormi danni economici.

E poi ancora, Algeria: 1934 e 1962; Siria: 1942, 1947, 1948; Libano: 1945, 1947; Tunisia: 1942, 1956-58, 1961.

Iraq: 1950-60. La persecuzione degli ebrei continua dopo il pogrom Farhud. La persecuzione e l’ uccisione di ebrei iracheni continuò fino agli anni ’60. Dopo il pogrom Farhud e le persecuzioni degli anni ’40 e ’50, gli ebrei rimasti in Iraq vengono tormentati dal nuovo regime. Nel 1968 il partito Ba’ath restringe le loro libertà di movimento e confisca le loro proprietà. Molte volte la polizia porta via gli ebrei da casa e non se ne sa più nulla. L’uccisione di 50 ebrei e l’arresto di altre centinaia accelera l’emigrazione degli ebrei rimasti.

“Questi sono solo alcuni degli eventi per cui è stata trovata documentazione. Un dato di fatto che non può essere negato è che hanno effettivamente avuto luogo degli scambi di popolazione tra paesi arabi e Israele. Se dev’esserci giustizia, entrambe le parti devono essere compensate per le proprietà abbandonate, saccheggiate, confiscate”.

Ci fu uno scambio di popolazione e di proprietà fra paesi arabi e Israele? 850mila profughi ebrei emigrarono dai paesi arabi.

“Ogni 29 novembre i palestinesi commemorano la Naqba. Metà degli ebrei cittadini d’Israele sono profughi arrivati dai paesi arabi a causa delle persecuzioni. I nostri figli non conoscono Farhud, le persecuzioni contro gli ebrei e la “naqba” subita dagli ebrei che arrivarono qui dai paesi musulmani: le magnifiche comunità ebraiche che abbandonarono tutto dopo migliaia di anni e ricominciarono da capo nei campi di transito come profughi spaventati. E così ci siamo riabilitati senza Onu e senza Unrwa. I nostri figli hanno solo sentito metà della storia, quella della Naqba dei palestinesi. E allora come possiamo lamentarci se il resto del mondo protesta contro Israele? E’ colpa nostra se la questione dei profughi ebrei non è al primo posto della diplomazia pubblica israeliana. Avremo sempre questa palla al piede e resteremo i cattivi della regione. Ma non è troppo tardi per porre rimedio. Questo tema deve essere insegnato nelle nostre scuole, e si deve istituire una Giornata della Naqba per commemorare i profughi ebrei dai paesi arabi. La diplomazia pubblica deve iniziare in casa nostra per poi andare in tutto il mondo. Grazie”.

(Da: MFA, 30.11.14)